(...)
-Eddai venite- mi supplica Andrea.
A questo punto non posso proprio rifiutare.
Però è strano: non ci conosciamo da neanche mezz'ora e...mi supplica per accompagnarlo in negozio. Devo stargli davvero molto simpatica! In effetti non avevo mai conosciuto un ragazzo con una mente così aperta, come la mia.
Forse ha ragione: forse io sono timida perché non so mascherarmi.
Guardo mia sorella e dico:-Va bene...-
Allora ci rincamminiamo verso il negozio.
-Che liceo hai intenzione di prendere?-
-Non ne ho proprio idea, credimi-
-Io sono dello scientifico-
-Ti trovi bene?-
-Benissimo!-
-Io veramente stavo pensando di fare il classico...-
-È difficile...-
-Dipende dalla persona-
-Hai ragione-
Il sole splende oggi e sono sotto di esso a parlare con un ragazzo che avevo paura di non poter mai conoscere, tutto questo è fantastico! Ma non posso credere di starmene innamorando davvero, io non posso innamorarmene!
Non potrei mai...
Ma è difficile continuare a guardarlo senza fissarlo con gli occhi dolci, è difficile parlare con lui senza diventare rossa.
È difficile comportarmi normalmente, parlargli senza fare errori grammaticali e confondere parole.
Comunque, decido di impegnarmi davvero tanto.
Siamo in negozio. Purtroppo.
-Dai, Rossi, dobbiamo andare- esclamo io a mia sorella, ma subito il suo amichetto Marco si intromette:
-Prima venite a vedere il negozio-
Entriamo. È assolutamente diverso da com'era due anni fa: scaffali pieni di giocattoli di tutti i tipi ricoprivano le mura bianche e, in alcuni tratti, arancioni.
Una finestra sul soffitto filtrava la poca luce d'inverno che c'era, ma bastava per illuminare in negozio.
Ma anche su una buona parte del pavimento vi erano giochi e giocattoli di tutti i tipi: costruzioni, barbie e modellini di macchinine telecomandate e non.
Infine un'ultima cosa, l'unica che non è mai cambiata: uno scaffale interamente dedicato ai peluche. Degli straordinari peluche.
Rimango molto tempo a guardarli e ad accarezzare la loro finta pelliccia morbida morbida.
Vengo interrotta da una voce: Andrea.
-Ti piacciono?- mi chiede.
Li adoro più di quanto adori la mia vita, ma non posso ammettere qualcosa di così tanto infantile, così sospiro:
-Belli, Rossella li adora-
-Tu no?- mi richiede. Non so proprio cosa rispondergli, così chiamo subito mia sorella:-Rossi! Dobbiamo andare!-
Ed ecco mia sorella che posa la barbie con cui stava giocando e viene da me sospirando:-Uffi...-
Ma appena ce ne stiamo per andare mi appare davanti una figura grossa, maschile, ma dal viso gentile.
-Voi dovete essere le sorelle Zigori, giusto?-
Come fa a conoscerci? Io e Rossella co guardiamo un attimo, poi risponde lei di sì.
-Io sono Carlo, il padre di queste due piccole pesti- mi tende la mano, solo che la prende Rossella, per prima, ed esclama, con un sorriso smagliante e la sua vocina da bambina perfetta (sebbene non lo è):-Piacere!-
Poi anch'io gli stringo la mano.
Mia sorella continua:-Come fa a conoscerci?-
-Conosco tuo padre, andavamo a scuola insieme al liceo-
Io e lei annuiamo, poi cominciamo ad avviarci a casa, salutando tutti.
Una volta sole, Rossella mi domanda:-Ti piace, eh?-
-Mi piace chi?- le domando cercando di non farle capire niente. Invano.
-Lui, Andrea- risponde fiera ancora con la sua vocina da bambina perfetta.
-Che dici, Rossi!- dico girandomi, sperando non veda il mio rossore.
-Lo so che ti piace, è inutile che ti giri-
-Senti, Rossi, basta- esclamo scocciata stavolta.
Anche se volessi, io e lui non potremmo mai stare insieme.
-Beh...lo dico perché ti guarda sempre-
-Che dici, Rossi? Non è vietato guardare-
-Ma lui non ti guarda come faccio io, o Marco, o la mamma-
-Che vuoi dire?-
-Niente, sei cieca come una talpa-le avrei voluto rispondere, ma era già un sollievo che lei abbia abbandonato quull'argomento. Di solito, quando ci si impunta, ci sta ore e ore a parlarne.
Passp dopo passo torniamo a casa, e appena vi ci mettiamo piede subentra, davanti a noi, una voce roca e spezzata e un corpo assai tremolante.
Nostro padre.Mamma di solito ci salva, ci protegge, ma oggi no, e questo perché? Perché ha picchiato anche lei.
Mia sorella scappa, più veloce della luce, in camera sua.
Rimango solo io vicino alla porta d'ingresso, proprio davanti a lui, incapace di muovere anche un solo muscolo. Anche di respirare, perché quando lo vedo così, respiro davvero a malapena.
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**Il ragazzo del negozio di peluche**
Roman pour AdolescentsC'era un ragazzo su cui ricadeva sempre la mia attenzione. Un ragazzo con cui non avevo mai parlato e di cui non sapevo il nome. Ma mi attreva. Non so il motivo. ----------------------------- LA SCUOLA, quell'enorme eficio pieno di adolescenti i cui...