25. Pettegolezzi top secret

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Una settimana dopo Hermione era guarita.

Cioè, a dir la verità era guarita già da qualche giorno, ma Madama Chips, troppo apprensiva, aveva preferito lasciarla riposare (inutilmente) ancora per un po'. Hermione era stata immensamente felice di poter uscire da quell'infinita distesa di bianco accecante, e ora si sentiva rinata: la gamba non le faceva più male, grazie alla giratempo aveva già recuperato la maggior parte delle lezioni e ora poteva finalmente dedicarsi ai pettegolezzi con la grande Ginny.

- Oggi io e te avremo molto di cui parlare - le aveva detto la rossa, quella mattina, quando era passata a prenderla in infermeria. - Quindi posa i libri e vieni con me. E non guardarmi così: è domenica, oggi sei di mia proprietà.

Hermione aveva sbuffato divertita e, buttati i volumi sul letto, si era lasciata trascinare dalla sua migliore amica verso le rive del Lago Nero. - Ho un sacco di cose da dirti - le aveva ripetuto almeno mille volte Ginny mentre la sballottolava come una forsennata per i sentieri di Hogwarts. - E non riguardano solo Lavanda Brown e Charlie Typshy - le aveva detto alla fine facendole l'occhiolino; poi era stata zitta e non aveva aggiunto altro. Hermione aveva fatto una faccia confusa: ultimamente quei due smorfiosi (che a pensiero suo erano fatti l'uno per l'altro) erano stati l'argomento preferito di Ginny, e il loro essere due insopportabili in coppia la faceva diventare perfida mentre raccontava ciò che sapeva. Nel senso, perfida, ghignante. La modalità "Ginny-pettegola" era al massimo in quei momenti. 

- Eccoci qui, madame - disse finalmente Ginny quando giunsero sulle rive del Lago. - Oh cazzo, che fiatone, non corro dalla guerra - ansimò dopo, mentre lei ed Hermione si sistemavano sull'erba, sedendosi comodamente. Un silenzio un po' teso calò al pensiero della guerra. Ginny si diede mentalmente dell'idiota: pronunciando quelle parole non solo aveva riaperto vecchie ferite nell'amica, ma l'immagine del volto sorridente di Fred le era tornata lucida lucida nella mente. 

Hermione si risvegliò per prima da quella breve trance nostalgica, e captando il malumore dell'amica, tentò di cambiare argomento. - Ehm, ehm - si schiarì la voce con noncuranza. - Che.. che novità ci sono?

Il viso di Ginny perse la maggior parte dell'alone cupo che le era venuto e un timido sorriso, che piano piano si ingrandì, diventando un ghigno, si fece strada sulle sue labbra. Gli occhi le brillavano, ed Hermione capì: fiume in piena di parole in arrivo. Ginny si schiarì la voce teatralmente, incrociò le gambe e poggiò i gomiti sulle ginocchia e il mento su di essi, poi alzò lo sguardo su Hermione, e attaccò a parlare, eccitata.

- Allora, per prima cosa, Lavanda e Charlie sono stati sorpresi a scopare nell'ufficio di Gazza. - La bocca di Hermione si aprì in una perfetta "O" e Ginny annuì con vigore. - Ma io dico! Nell'ufficio di Gazza! Ma si può essere più stupidi? Non so chi li abbia visti, ma so che giri voce che nessuno dei due sembrava molto vicino all'orgasmo, quindi sospetto che nessuno dei due sia particolarmente dotato, ma non deconcentriamoci - disse in fretta per poi auto-rimproverarsi. - Credo che lo stessero facendo sulla scrivania, ma le voci sono abbastanza confuse. Alyssa ha detto che lei era spiaccicata contro la finestra. Tu e Cormac come lo facevate? - chiese poi improvvisamente curiosa. Hermione ridacchiò nervosa. 

- Gin, io e Cormac non facciamo sesso da tempo - cercò di difendersi. 

- Sì, ma mica c'hai l'Alzheimer, no? Te lo ricordi come scopavate, no? - insistette Ginny. Sembrava davvero interessata, ma chiedeva tutto ciò con naturalezza, senza rendersi conto di quanto quelle domande potessero risultare strane o fuori luogo.  

Hermione incrociò le braccia al petto. - Ginevra, perché me lo chiedi? - chiese in tono di rimprovero. Ginny le scoccò una delle sue terribili occhiatacce, che potevano significare solo una cosa: rispondi e non fare storie. - In tanti modi - argomentò Hermione, tentando di rimanere sul vago, ma Ginny la incenerì facendole gentilmente capire che non era il caso di trattenere i particolari. - Okay, okay. Letto, divano, tavolo, pavimento... sai, una volta l'ho fatto anche io su una parete. E non guardarmi così!, non voglio passare per una puttana. Tutto ciò che abbiamo fatto era sotto consenso di entrambi e questa cosa è durata per quasi un anno. Ci sta che in dodici mesi abbiamo voluto cambiare un po' - disse per poi concludere in modo offeso, notando la faccia che aveva fatto Ginny. 

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