Una lattina piena d'aria

Non sono vuota, sono piena d'aria

Non era l’infinità a spaventarmi, era l’unico tasto dolente che avrebbe potuto toccare, l’unica scelta con cui avrebbe potuto togliere tutta la terra sotto i miei piedi. L’ha fatto, io sono restata appesa a un filo.

Era prevedibile, non era l’infinito, lo si notava nel suo sguardo di vetro sporco. Aveva preso una persona buona e questo, ancora una volta, era cristallino.  Inizialmente non sapevo come o quando avrebbe agito, ma la certezza del suo volere non offuscava la mente come la nebbia del cuore.

Camminavo involontaria verso uno stupro e neanche rimettendo insieme i pezzi che mi componevano con l’oro fuso sarei più stata la stessa. La semplicità con cui due mani viscide lesionavano la mia mente esplorando, anzi devastando il mio corpo, a me sembrava lontana. Ricordo bene, non ero stupida, continuavo a ripetere “dai e ti sarà dato” e tornavo ancora e ancora sulle sue parole con cui cantava amore. Come facevo a dare se ero derubata continuamente e in che modo temevo di urlare in silenzio per paura di farmi sentire? La consapevolezza dell’azione del mondo sulla mia anima era devastante, ero semplicemente una cavia che veniva smontata e assemblata seguendo fantasie imperfette le quali avevano un inizio e mai una fine. Non so dire se in un preciso istante ho avuto la forza di dire basta, so solo di essermi presa una pausa.

Vorrei scrivere della mia vita perché è una vita imperfetta, spinosa e piena di bontà, ma ogni volta mi sento un quadro diverso che ha come scopo quello di soddisfare chissà quali bramosi di arte, non me. Purchessia non desidero dipingermi da sola, sarei neutra, ho bisogno di diverse tonalità, ombre e luci messe in risalto non da pennelli abili, ma da mani amorose.

Non voglio nascondere tagli che si asciugano all’aria, alcune lacrime forse sì.

Ho difficoltà a reggere sguardi esploratori, temo la definizione di “due belle gambe” o “un buco scontato” e per quanto io provi a sollecitare cuore e cervello a farsi forza perché sono molto di più…resto abbandonata alle mie armature.