6. Lacrime e speranze

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Giovedì era ormai arrivato e l'incontro con mia madre si fece sempre più vicino.

Dopo colazione passai da Alissa per prendere la terapia, o almeno, farle credere ciò, è da lunedì dopo l'incontro con la Shutz che non la stavo più prendendo e devo dire che il mio corpo non lo risentiva ancora.

-"Toc-Toc" Bussò qualcuno alla mia porta.

-"Xila posso? Sono Alissa" Disse l'infermiera.

-"Certo, entra pure" Dissi con voce alta per farmi sentire.

-"Buongiorno, come stai? Sono venuta per la terapia". Disse Alissa.

-"Ciao, tutto bene tu?

-"Tutto bene grazie" Disse mentre ci dirigemmo verso la farmacia.

-"Accomodati pure che ti preparo le pillole".

Mi accomodai sulla sedia di legno mentre Alissa preparava i farmaci, mi sentì molto agitata per l'incontro con mia madre e questo l'infermiera dagli occhi verdi lo notò subito ma non disse niente.

-"Ecco qua". Disse Alissa porgendomi i farmaci e un bicchiere d'acqua.

Presi la terapia, feci finta di ingerirli con l'acqua ma in realtà li tenetti sotto la lingua, appoggiai il bicchiere vuoto poi mi alzai per andarmene.

-"Xila, aspetta un momento, apri la bocca devo controllare che tu abbia effettivamente preso i farmaci" Esclamò Alissa avvicinandosi a me.

Deve controllare? Pensai, non lo ha mai fatto, perché da un momento all'altro si sentiva in dovere di verificare? Non sapevo cosa fare e ormai Alissa era davanti a me a incitarmi ad 'aprire la bocca, non avevo scelta e Alissa mi beccò in pieno.

-"Puoi spiegarmi per favore? Disse senza mostrarsi stupita.

-"Non mi hai mai controllato, perché oggi lo hai fatto?" Chiesi nervosamente.

-"La Dottoressa Shutz mi ha chiesto di controllarti ogni volta che ti diamo la terapia, dice che non la stai più prendendo."

La Shutz, pensai, era ovvio, non avevo pensato a questo è stato un errore da parte mia, non dovevo dire assolutamente niente, se ne è approfittata, ero ancora soprappensiero per la notizia di mia madre.

Guardai Alissa negli occhi come per confermarle quanto aveva detto, poi mi allontanai, sputando le pastiglie nel cestino, appena sotto il lavandino della farmacia.

Mi diressi verso lo studio della Shutz, tremando dall'agitazione che persuadeva il mio corpo. Mia madre, sto per incontrare mia madre, continuai a pensare tra me e me. Cosa Avrei dovuto dirle una volta entrata in studio? Dovevo sorriderle? Mostrarmi arrabbiata? Cosa dovevo fare? Continuai a rimuginare con me stessa, finché non arrivai davanti alla porta d'entrata della Shutz, feci un lungo e profondo respiro poi raccolsi le forze e bussai tre volte.

-"Avanti!" Disse una voce dall' altra parte della porta.

Aprì la porta e come prima faccia vidi quella della Shutz, era seduta sulla sua solita poltrona in pelle nera e alle spella la sua libreria dai mille colori. Mi allungai di un passo e piano piano un'altra persona si fece spazio nel mio campo visivo, mia madre, capelli lunghi biondi e sguardo cupo la rappresentavano anche in quell'incontro.

-"Cia Xila."

-"Madre." Dissi accomodandomi il più possibile lontano dai lei.

-"É passato tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo viste". Disse mia madre cercando il contatto visivo.

-"Credevo fosse quello che desideravi, stare lontano da tua figlia" Ribattei a sguardo basso.

-"No figlia mia, curarti dal trauma della morte di tuo fratello è quello che voglio". Disse avvicinandosi a me.

-"Stai li, non ti avvicinare, credevo fossi qui perché voi tutti pensiate che sia stata io ad 'ucciderlo." Dissi guardando la Shutz.

-"Ecco a proposito di questo Xila..." Disse la madre riaccomodandosi al suo posto. "Sono qui perché ti devo dare una notizia molto importante."

-"Non fare come il tuo solito tirandola per le lunghe, dimmi quello che devi dirmi". Dissi notando lo strano comportamento silenzioso della Shutz.

-"Riguarda tuo padre". Disse la Signora Laffingher.

Se solo avessi potuto specchiarmi, sentivo di essere sbiancata di colpo, come mai la Shutz era così silenziosa? E cos'era quello strano comportamento di mia madre? Avevo uno strano presentimento, non ero sicura di voler ascoltare la continuazione ma non rimaneva altra scelta.

-"Cosa devi dirmi di papà?" Chiesi alzando lo sguardo e incrociando per la prima volta gli occhi di mia madre.

-"Ecco, lui, lui..." Disse faticando a parlare.

-"Avanti dimmi". Esclamai quasi perdendo la pazienza.

-"Lui è morto Xila!" Gridò mia madre scoppiando a piangere.

A quelle parole mi si strinse un nodo in gola, avevo sentito davvero quelle parole? Era frutto della mia immaginazione? Alzai lo sguardo senza dire una parola, mia madre nel frattempo si calmò e riprese il discorso.

-"L'ho trovato impiccato con una cintura ieri mattina nel suo garage, accanto aveva questa lettera".

Osservai la lettera che mi porse mia madre e allungando la mano l'afferrai

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Osservai la lettera che mi porse mia madre e allungando la mano l'afferrai.

Carissima famiglia,

Se state leggendo questa lettera, è perché il peso dei miei peccati ha finalmente trovato la sua via d'uscita. Ho commesso degli atti orribili, ho tradito la fiducia di coloro che mi sono stati vicini e, cosa ancora più terribile, ho versato sangue innocente.

Schiacciato dal peso delle mie emozioni, ho compiuto l'impensabile: ho messo fine alla vita di mio figlio.

È un rimorso che mi perseguita, un'ombra oscura che mi seguirà fino alla tomba.

Vi ho amato con tutto me stesso e so di non meritare il vostro perdono. Tuttavia, spero che un giorno possiate ritrovare la gioia che ho sottratto dal vostro cuore.

Con affetto,

Adam

La lettera mi scivolò dalle dita, incapace di smettere di tremare. Marcus era morto per mano di mio padre. Questo pensiero continuava a tormentarmi mentre mia madre e la Shutz si avvicinarono a me, le loro figure mi si stagliavano davanti come spettri, mentre io fui avvolta dalla nebbia delle mie stesse paure.

-"Xila, sta bene?" Disse la Shutz preoccupata.

-"Non toccatemi!" Iniziai a gridare a squarciagola.

-"Xila si calmi, nessuno la sta toccando."

Iniziai a lanciare le sedie addosso alle pareti e a prendere a pugni i muri.

Mia madre cercò di avvicinarsi, ma la respinsi con violenza, facendola sbattere contro l'angolo del tavolo.

In pochi minuti lo studio si riempì di infermieri provenienti da ogni reparto.

-"Xila calmati o dovremmo sedarti". Gridò la Shutz in mezzo a tutto quel trambusto.

Le sue parole mi mandarono su tutte le furie. Spinsi via chiunque cercasse di avvicinarsi, ma erano troppi. Otto infermieri mi gettarono sulla poltrona, immobilizzandomi senza pietà. Tra di loro, riconobbi Luca, aveva una siringa in mano, tolse il beccuccio e me la iniettò nella gamba.

Pochi secondi dopo la vista si fece sempre più sfuocata e il corpo più debole, intravidi il volto pieno di lacrime di mia madre mentre pian piano, calò il buio.

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