When you are young they assume you know nothingI due ragazzi erano seduti sul prato.
I corpi giacevano vicini eppure ad un soffio dal toccarsi, l'erba era morbida sotto le loro cosce, il suono delicato del ruscello a pochi passi dalle loro figure abbandonate.
Livia osservava il bosco scuro, denso, al di là della radura.
Per qualche ragione, qualcosa in quella macchia fitta le incuteva timore, un senso di apprensione ancestrale alla quale non avrebbe saputo dare un nome.
Continuava a non incontrare lo sguardo di Jeff.
Quella sorprendente sicurezza che l'aveva pervasa nel ballare dolcemente, stretta al corpo sconosciuto eppure stranamente familiare di quel ragazzo, stava già incominciando a vacillare.
Provava il bisogno crescente che lui dicesse qualcosa, che le spiegasse che cosa le stesse accadendo, quale fosse la natura di questo tornado di emozioni che si alternavano dentro di lei all'improvviso.
Necessitava delle parole di Jeff, le sue parole rampicanti, giardini pensili, bougainvillee arrampicate sulle recinzioni di un cortile.
«Liv?»
Livia sospirò piano, beandosi di quel suono, quel respiro morbido, avvolgente, quel sussurro più soffice dell'erba.
Sono io, Liv.
Sollevò la testa, riportando gli occhi su di lui.
Possibile che ancora non si fosse abituata alla sua presenza?
«Sì?»
«A cosa pensi?»
A cosa penso?
Ti interessa davvero saperlo?
«Come mai lo chiedi?»
Jeff sorrise.
«Perché non riesco a capirlo. Hai questo sguardo così... assorto, e mi chiedevo se fossi ancora qui con me, o se fossi fuggita da tutt'altra parte».
Livia scosse la testa, chinò appena lo sguardo.
Lo sapeva, di avere la tendenza ad estraniarsi di tanto in tanto.
Eppure, ormai, era persino raro che qualcheduno glielo facesse notare.
«Non sono andata da nessuna parte, Jeff» mentì, un sorriso labile a tirarle le labbra.
Jeff scosse appena la testa, ma non replicò.
Livia sentì di non poter più tollerare quel silenzio.
Da quando, poco prima, aveva percepito distintamente il velo sottile incominciare a sollevarsi, Livia si era scoperta angosciata, terrorizzata dalla prospettiva di ciò che Jeff avrebbe potuto scorgere al di sotto di esso.
Cercò qualcosa da dire, una frase qualunque, una domanda che distogliesse l'attenzione da se stessa.
«Jeff» lo richiamò, ricollegandosi al discorso intrapreso durante il cammino, chissà quanto tempo prima, «tu di che cosa avevi paura quando eri bambino?».
Lui ridacchiò apertamente, le dita incastrate tra i riccioli scuri, la maglia bianca aderente sulle spalle ampie.
«Era su di questo che ti stavi arrovellando? Bastava chiedere, Liv»
Livia lo osservò in attesa: d'un tratto, chissà perché, le interessava davvero conoscere la risposta a quel quesito.
Jeff parve rifletterci un attimo, si pizzicò le labbra con la punta delle dita, picchiettando sovrappensiero, in un gesto semplice eppure a suo modo accattivante.
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I'll meet you after dark
Short StoryLivia soffre d'insonnia. Jeff sembra avere una spiccata predilezione per l'andarsene in giro nella notte, diretto chissà dove. Semplicemente, si incontrano. ********* Livia fece due passi in avanti, le sue mani si aggrapparono al legno dell'infisso...