Capitolo 34

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Il portale è a una quindicina di metri da noi.
Erald si trova un po' più avanti e cammina deciso con passi lunghi e ampi.
Ci siamo fermati giusto una quindicina di minuti per bendare la mia spalla e mettere qualche punto onde evitare che morissi dissanguata. Erald ha insistito perché ormai avevo la camicia inzuppata di sangue. Dopo aver pulito la ferita e chiuso i lembi con ago e filo, mi sono anche cambiata la maglia. Già non avere la sensazione di liquido lungo la schiena è stato un grosso miglioramento.
La stanchezza però, ora si sta facendo sentire, dopo che l'adrenalina dello scontro ha lasciato il mio corpo.

Sto per dire ad Erald di rallentare e aspettarmi quando un suono acuto e stridulo rompe il silenzio. Un'ombra cala su di noi.
Alzo lo sguardo e non faccio in tempo a dire ad Erald di abbassarsi che un enorme ippogrifo lo afferra per le spalle e lo solleva in aria.
Ha un'apertura alare di almeno tre metri e i suoi colori sgargianti brillano nella luce del sole. Le lunghe piume si muovono nell'aria e l'enorme becco si apre mostrando una lingua biforcuta. Un urlo stridulo irrompe di nuovo nell'aria come se fosse un segnale di guerra o di vittoria.

Gli artigli sono sprofondati nelle spalle di Erald. Lui cerca di divincolarsi e di farsi più pesante, ma l'uccello è enorme e potente, e poi non ha alcuna intenzione di mollare la preda.
Le gambe di Erald si muovono su e giù, dondolando pericolosamente nel vuoto.
Si stanno alzando sempre di più, prendendo quota. Non ho alcuna intenzione di lasciarlo qui da solo in Faerie e di scappare e credo che l'animale dall'intelligenza superiore ne sia consapevole. È sempre stato il suo piano: catturare uno di noi due e costringere l'altro a seguirlo, nel caso in cui i suoi colleghi avessero fallito.
Erald ha trasformato le sue mani facendo emergere gli artigli. Sta cercando di colpire le zampe ma credo che il dolore alle spalle impalate gli impedisca di fare movimenti coordinati e precisi.

Lascio lo zaino per terra e comincio a correre verso il bosco. Dove diavolo è? Dove l'ha fatto cadere? Era qui da qualche parte, ne sono certa.
Poi l'occhio vede qualcosa di lucido e nero. Eccolo lì finalmente!

Mi avvento sull'arco che l'elfa ha lasciato al suolo dopo l'attacco di Erald. Lo raccolgo, prendo una freccia e mi giro.

È come andare in bicicletta Mak, sei un'ottima tiratrice.

Rallento la respirazione, tendo la corda e con lo sguardo seguo l'animale che si sta allontanando. Aspetta il momento giusto, senti l'aria, respira.
Ora!
La freccia parte rapida e dopo un volo di circa cento metri si pianta nel collo dell'animale.
Un altro urlo emerge dalla sua gola, questa volta però di dolore ed inizia a perdere quota. Erald cerca di divincolarsi ma non può lasciare andare troppo presto altrimenti potrebbe farsi molto male nella caduta. Deve aspettare che perda un po' di quota.
Finalmente riesce a divincolarsi dai suoi artigli, ma rimane appeso con caparbietà alle sue zampe. L'ippogrifo sta precipitando e la velocità aumenta sempre di più. A circa quindici metri dal suolo, Erald fa un salto ed atterra con eleganza senza nemmeno un graffio, da bravo felino quale è.
Lo pseudo uccello, invece, ha ormai gli occhi chiusi e precipita sul terreno con un sonoro tonfo sollevando una nuvola di polvere. Corro verso di loro e mi avvicino all'animale. È decisamente morto ma per sicurezza gli taglio la testa.

Sento un risolino dietro di me: "Non ti sembra di esagerare?"

Mi volto per guardarlo: "Direi di no, vista la situazione in cui ci troviamo. Ti ricordo che eravamo letteralmente a pochi metri dal portale quando questa bestia è spuntata dal nulla. Dici che ha mandato qualcun altro?"

Lui sospira: "Spero di no. Che ne dici se velocizziamo l'operazione di fuga? Così, giusto per essere sicuri di non incappare in qualche altro scagnozzo."

Annuisco convinta: "Concordo. Andiamo via subito."
Poi lo guardo di sbieco: "Come vanno le spalle?"

"Doloroso ma si stanno già rimarginando. Non ti preoccupare."

Nonostante la stanchezza ci avviamo quasi di corsa lungo il dorso della collina. Sembra quasi ci sia un incantesimo in questo posto, una forza superiore che ci impedisce di raggiungere il nostro obiettivo. Mi sento come una marionetta della Commedia dell'arte, con qualcuno che mi tira i fili e non mi fa fare ciò che voglio. Frustrante.

Recupero il mio zaino e una volta di fronte al portale quasi mi faccio prendere dal pianto per il sollievo che sto provando. Non ci credo che siamo riusciti a raggiungerlo sani e salvi, forse più salvi che sani...
Ci guardiamo e ridiamo come due bambini di fronte all'albero di Natale pieno di regali. Quasi istintivamente ci prendiamo per mano, facciamo un bel respiro ed entriamo nel portale.

Una nebbia ci avvolge, poi sento freddo e caldo allo stesso tempo. La visione diventa incerta, per un attimo non vedo nulla e non sento niente, nemmeno il mio corpo. Poi dopo quello che sembra un'eternità ma allo stesso tempo pochi secondi, sbuchiamo dall'altra parte. La luce è diversa da quella in Faerie, meno intensa. Di là poi era pieno giorno di qui è sera e fa decisamente più freddo. Anche l'aria ha un sapore diverso. Molto più inquinata la mia amata New York. Ah come mi sei mancata, inspiro a pieni polmoni e sorrido per la gioia.
Ci metto un attimo ad aggiustare la vista, poi metto a fuoco quello che mi circonda e il mio cuore manca un battito.

Non è possibile...

The Bounty Hunter - Hunted (Vol. 4)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora