2 cap. Sul bus

20 1 0
                                    

Capelli lunghi e castani, occhi azzurri, un sorriso innocente e il fiato affannato e pesante per la corsa.
Entra sul bus con un salto mentre cerca di respirare dalla mascherina di tessuto color nero.
Non timbra neanche il biglietto e fa per aggrapparsi ad un palo, vicino a me.
Sfrega le mani tra di loro per riscaldarsi mentre cerca di non perdere l'equilibrio con le gambe divaricate.
Il bus frena di nuovo, rischiando di farci cadere entrambi e tutto il resto delle persone a bordo.
Noto che cerca di schiacciarsi contro la parete per non venirmi addosso, mentre io resto aggrappata al palo a guardarlo: ha un giubbotto ingombrante e nero con sotto una felpa grigia da ginnastica e i pantaloni altrettantonsportivi e grigi e uno zaino in spalla.
Gli occhiali gli si appannano a causa del suo respiro pesante, che trasaliva dalla mascherina.
"Em scusa, non volevo finirti addosso ahaha~" dice il ragazzo rivolgendosi a me con voce roca e tremante e con una risata tranquilla e soave.
"Tranquillo fa niente, capita di continuo" dico con disinvoltura mentre lo guardo in cagnesco, per poi rivolgere lo sguardo da tutt'altra parte; non mi piace fare conoscenza sugli autobus, anzi, non mi piacciono proprio le persone, ma preferisco gli animali e la musica rock, loro almeno non ti parlano e non ti fanno domande.
Faccio ripartire la musica e alzo il volume al massimo, in modo che si renda conto che non ho voglia di essere socievole con lui.
Sembrava il tipico ragazzo perfettino e bravo a scuola, con tanti amici ed una famiglia perfetta senza alcool e grida e una casa moderna senza l'odore di alcool che trasaliva dalle pareti a causa dell'interminabile numero di bottiglie spaccateci contro.
Insomma, un ragazzo ingenuo e sempliciotto con una voglia matta di fare conoscenza con chiunque, chissà, magari anche con i pali.
Sembra offeso dal mio comportamento e si mette a guardarsi le punte dei piedi con un espressione malinconica sul volto e gli occhi di un azzurro celeste.
Durante il tragitto cerca un contatto visivo con me e noto che mi guarda di soppiatto, ma mi limito ad ignorarlo.
Si stava creando un'atmosfera imbarazzante e non riuscivo più a sopportarlo.
"Hai bisogno di qualcosa?" Chiesi con un tono di voce visibilmente irritato e scocciato mentre mi toglievo per l'ennesima volta le cuffiette.
"Io? Nono n-niente, perché?" E mi chiede pure il perché?! Oddio...
"Perché mi fissi allora?" Chiedo con un filo di voce visibilmente irritata.
Fa una smorfia ed arrossisce lievemente mentre si abbassa la mascherina per prendere una boccata d'aria e per farsi sentire meglio, gli altri passeggeri lo guardano male: "E ti da fastidio? Dove altro dovrei guardare se non una ragazza come te?" La sua risposta mi lascia di stucco e resto a guardarlo con gli occhi spalancati e le braccia incrociate al petto.
"Ok io scendo qua" allungo in braccio verso il tasto della fermata per scendere davanti a scuola.
Lui mi guarda confuso mentre scendo dal bus farfugliando qualcosa senza senso, probabilmente parolacce.
Continua a fissarmi attraverso la porta-vetro del bus con un sorriso stampato in faccia,come per comunicarmi "alla prossima volta, Amanda".
Io continuo ad ignorarlo e mi dirigo verso l'entrata della scuola con passo veloce e deciso.

Alla fermata Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora