Flashback
Oggi c’è la festa di carnevale a scuola, con mamma abbiamo deciso che mi sarei vestita da tigrotta. Finalmente un vestito che mi piace.
Sono arrivata a scuola e improvvisamente mi sento a disagio. Solo le maestre mi hanno fatto i complimenti per il vestito, i miei compagni continuano a guardarmi e ridere.
<L’anno prossimo dovresti vestirti da Babbo Natale, sei grassa come lui!>
Infinite risate. Tutti mi stanno guardando ridendo e deridendomi. Non mi sono mai sentita così piccola e inutile.
Corro, corro come non ho mai fatto prima e mi rifugio in bagno a piangere fin quando non decido di far chiamare a casa dall’insegnante perché io qui non voglio più starci.
Fine flashback
Sono passate tre ore dall’inizio della lezione. La mia voglia non è aumentata, anzi sembra essere sparita completamente.
Per me andare a scuola vuol dire sentirmi a disagio ogni volta che qualcuno mi osserva o mi rivolge la parola. Dopo gli episodi di bullismo subiti alle scuole elementari non sono ancora riuscita a superare nulla.
Ma ora so che essendo nelle scuole superiori devo provare ad andare avanti.
Finalmente abbiamo la pausa. Sono felice perché non riuscivo più a seguire la lezione, ma mi sento quasi male al pensiero che non so con chi passare quel quarto d’ora.
Si ci sono le mie “amiche”, ma mi sento in più. Non ci faccio nulla lì con loro.
“Astuta nella comprensione dei fatti” il mio io interiore ha appena confermato tutti i miei pensieri.
Sto fumando qui con tutte loro e non riesco ad integrarmi bene nei discorsi, sto troppo male per farlo, però sto cercando di fare finta, a volte è l’unica opzione.
<Tu come ti trovi a parlare con lui?> oh merda una delle mie amiche più fidate mi sta parlando e io non riesco a recepirlo, sono sovrastata dai pensieri.
<Oh! Ci rispondi o cosa vuoi fare?> okay ora cerco di ricollegare tutti i tasselli del discorso che ho sentito ma non ho ascoltato.
Stanno parlando di un amico comune a tutte. Si, lo ritengo amico anch’io.
È più grande di me di qualche anno, ci siamo conosciuti per caso uscendo nello stesso bar. Mi sono sentita sin da subito protetta da lui, nessuno prima l’ha mai fatto con me. Nemmeno il ragazzo con cui sono stata due anni.
Improvvisamente pensando a quel rapporto mi si è stampato sul viso un enorme sorriso.
<Ma tutto okay? Ci rispondi?>
<Oi, ci sei? Stai male?>
Le mie amiche stanno richiamando la mia attenzione perché mi sono persa nei miei pensieri senza dare loro una risposta.
<Si, scusate. Mi ci trovo bene, mi fa stare bene. Perché?>
“Ti tratterà di merda anche lui. Ti tratta così semplicemente per prenderti in giro.” e se il mio io interiore non avesse torto…
Improvvisamente mi sono incupita e sono tornata in classe con le cuffiette alle orecchie e non guardando in faccia nessuno per il disagio.
Una volta tornata a casa mi sento esausta da tutta la giornata e allora ancora con la musica attaccata decido di dormire.
Sono le 22.30 e mi è appena scritto il mio amico.
-Scendi a fumare una sigaretta?
Perché no? Mi metto una felpa, giubbotto e scarpe e scendo subito giù.
“È inutile che ora sorridi, ti farà star male anche lui.” Il mio subconscio mi parla, ma tra me e me spero che non sia così. Desidero avere un amico vero e che mi faccia sentire protetta da troppo tempo.
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Eii ecco la seconda parte, spero vi stia piacendo.
Ancora grazie alle persone che mi stanno sostenendo.
Aggiorno presto🤍
G.
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Amati
Short StoryAmati Amarci è la parte più complicata della nostra esistenza. Come si ama ogni parte di noi stessi? Come e quando smetteremo di giudicarci e puntarci da soli il dito contro? Quella parte di te che odi, che guardi e sbuffi, che toglieresti senza nes...