Capitolo 37

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Last Day.

Wendy

"Sei sicura di non voler passare da casa?" Chiede il soldato, al volante della sua auto  mentre supera una macchina con agilità. 

Ho passato tutta la giornata di ieri in ospedale e anche la notte, per colpa del brutto taglio alla tempia causato molto probabilmente da un pezzo di vetro nella sabbia. Non ho parlato ancora con i miei dopo l'ultima discussione e secondo Emily, questa faccenda può anche aspettare, dato che domani mattina presto, Bryan partirà e sto cercando in tutti i modi di mandare giù i nodi che pesano sul mio petto, sapendo che non lo vedrò per cinque lunghi mesi.
Scuoto la testa e mi stampo un sorriso sicuro sulle labbra mentre appoggio la mia mano sulla sua grande e sicura sulla mia coscia. Le ferite sono ancora lì ma meno evidenti di ieri perciò rendo il mio tocco appena percettibile. "Non ti preoccupare, parlerò con loro un'altra volta. Oggi pensiamo a farti passare una bella giornata." Dico felice che i suoi amici hanno accettato un invito all'ultimo momento, per una cena a casa sua. A forza di stare in quella stanza d'ospedale, ho tirato fuori quest'idea da una testa che si agita ogni volta che ricordo che oggi è l'ultimo giorno. Ho già programmato tutto. Prima passiamo da casa così posso farmi una doccia e togliermi questo odore d'ospedale di dosso, poi andremo a fare le scorte di cibo per stasera e a cena staremo in compagnia degli altri.

Bryan mi rivolge un'occhiata veloce. "Va bene." Mormora con tono pacato o forse ancora esitante su questa faccenda, mentre entra nel vialetto di casa. Ferma la macchina davanti al garage e scende subito per aprirmi la portiera. 

Anche se capire dal suo volto cosa gli passi per la testa mi viene ancora difficile, forse siamo dello stesso pensiero che stiamo lasciando molte cose in sospeso per questo giorno. Prendo una boccata d'aria mentre raggiungo la porta e mi fermo sulla soglia, quando lui la apre per me. 

"Bryan." Alzo il capo per guardarlo con attenzione e incrociare quelli occhi argentei che sarà una vera tortura non vedergli. "Dico davvero, quella faccenda può aspettare." Dico con voce flebile e rassicurante. Lui afferra il mio braccio e mi fa entrare del tutto in casa per poi chiudere la porta. Prende il mio volto fra le sue mani calde e mi studia, muovendo i pollici sulle mie guance. Un gesto che mi fa accapponare la pelle ma che non è il momento di perdere la lucidità.

"Non devi rovinare i rapporti con la tua famiglia per me." Mormora con voce profonda e calma.

Muovo la testa per quanto la sua presa me lo permette, per negare quelle parole. "E loro non dovrebbero rovinare i miei rapporti con te, se non capiscono." Affermo quasi sussurrando.

"Temo che nessuno potrebbe mai capire, eccetto te, cerbiatta."

"Allora lasciamo perdere il resto. Siamo io, te e...un'ultima giornata insieme." Dico con entusiasmo nonostante quelle ultime parole, ogni dannata volta, sembrano un duro colpo che devo sopportare con un grande sorriso. Prima che lui dica altro, cambio argomento. "Hai detto che hai da fare un paio di telefonate a Boston, giusto?"

Sospira. "Sì." Risponde anche se vedo nei suoi occhi la voglia di chiarire meglio questa situazione. Si piega in avanti lasciandomi un dolce bacio sulle labbra. "Tu fai pure quello che devi fare e quando sei pronta, usciamo."

"Agli ordini, tenente." Rispondo sorridendo. Lascia andare il mio volto e appena sono libera, con passi felpati, salgo le scale.

In bagno ho di muovo quella triste sensazione che mi chiude lo stomaco. Penso di nuovo che il tempo non è stato abbastanza. Stringo i denti arrabbiata e triste. È tutta colpa di quella baldracca, mi dico, ma anche se fosse così vorrei davvero un'altra settimana con lui o forse vorrei semplicemente non vederlo andarsene. Sospiro e metto via tutti quei pensieri cercando di tenere solo il buon umore. Entro nel box doccia e l'acqua fa il suo decorso di miracoli, rilassando tutta la tensione che mi trascino dietro da ieri mattina o forse da quando ho visto quelle foto. Non credo nemmeno di dare poi così tanto peso a quella dannata carta. Bryan mi ha detto, senza tralasciare alcun dettaglio, come sono andate le cose quel giorno e ho visto nei suoi gesti quanto gli desse fastidio tutto ciò e non posso biasimarlo. Spero solo che non si ripeta più, spero che quella donna si tenga lontano da noi. Appena finisco, sistemo velocemente il cerotto sulla tempia, sperando per l'ennesima volta che non resti la cicatrice. Metto un paio di jeans e una maglietta e raccolgo i capelli con un fermaglio sulla nuca. Scendo le scale mentre rispondo a messaggio di Dyan e la rassicuro ancora una volta che sto bene e che non deve preoccuparsi. 

La Cerbiatta Innamorata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora