capitolo 4

0 0 0
                                    

Pov Ayle:
Ayle stava inziando ad accettare la cosa, benché le sembrasse ancora assurda; le cose nella quale credeva erano state sconvolte. Quando erano tornati dai suoi genitori, Matthew le aveva già fatto fare il giro completo dell'istituto; aveva scoperto che erano veramente soldati jnnun certo senso, avevano una sala addestramenti e un'armeria. Gli era stato spiegato ,che nell'accademia c'erano solo angeli; in continua lotta con i demoni. Gli era anche stato detto, che la guerra non era costante; solo in campo di battaglia si combatteva , ma le tensioni erano presenti ovunque. C'erano tante regole che le sarebbero state spiegate. Per il momento gli avevano detto ;che potevano aiutarla a controllarsi, difendersi, scoprire se stessa e altre cose che non aveva ascoltato. Era stata più tosto turbata ,dal fatto che avrebbe dovuto imparare a combattere; anche se la scelta di frequentare l'istituto ,era sua.

Pov Paride:
Aveva finito di allenarsi, uscendo dalla sala addestramento aveva incontrato Matthew; in compagnia di una ragazzina che aveva visto di sfuggita. Si era concentrato a scambiarsi sguardi ostili con Matthew, non aveva mai sopportato quell'angioletto. Era il perfetto guerriero angelico, impeccabile in tutto quello che faceva. Figlio di Michele,  persino le sue origini erano perfette; il figlio di colui che scaccio via il male dal paradiso. Sulle labbra gli affiorò un ghigno maligno, cosa che a Matthew non passò inosservata. Neanche Matthew lo aveva mai sopportato,  insomma si odiavano a vicenda. Matthew lo riteneva (come tanti altri) pericoloso, aveva ragione lui era pericoloso; nonvaapeca controllarsi e pur essendo un angelo aveva capacità più simili a quelle di un demone. Certo il suo sangue era angelico,  ma nei suoi occhi si consumavano le fiamme degli inferi; per questo tutti gli stavano alla larga. A lui questa cosa della distanza andava più che bene , quello che non gli andava a genio; era che tutto ciò fosse per via del padre. Gli unici che gli si avvicinavano, erano attraenti dal suo aspetto; ma alla fine tutte se ne andavano. Tutto ciò non lo turbava, come potreste pensare; Paride non era mai stato un sentimentale. Vedeva i sentimenti come una debolezza e come ormai avrete capito ;lui era tutto fuorché debole.

                                                      "Nessuno può farmi del male
                                                            senza il mio permesso"
                                                      -Gandhi

Paride era cosi; lui teneva tutti alla larga, nel tempo aveva creato una barriera in torno a sé. In modo da non far entrare nessuno, era chiuso in sé stesso; solo lui possedeva la chiave per aprire quel muro, potrei giurare che non l'avrebbe mai data a nessuno. Dopo gli allenamenti ,era andato a trovare Gabriel; Gabriel era l'unico angelo ,che lo aveva sempre trattato come gli altri. Fin da piccolo Gabriel lo aveva capito ed aiutato, era una brava persona. Anzi era un bravo angelo; perché a dispetto di ciò che si pensa, non tutti gli angeli sono privi di cattiveria. Gabriel aiutava gli angeli a controllare il loro potere, di norma gli angeli lo imparano senza rischi; questo accade in paradiso. Ma quando un angelo si trova relegato sulla terra, deve stare attento; potrebbe provocare grandi danni. A questo serviva Gabriel, ad aiutare con il discorso del controllo; anche se, non era mai riuscito pienamente a controllare Paride. Certo lo aveva aiutato; ma come abbiamo già detto, le due capacità erano diverse. Gabriel era stato felice di rivederlo, riusci perfino a fargli una mano; gli spiego come riuscire a mettere un blocco nella sua testa. In modo da tenere fuori chiunque tentasse entrarci, in particolare il padre; Paride ci aveva messo un pò ma alla fine c'è l'aveva fatta. Questo gli richiedeva, molta forza però. Per tenere il blocco costantemente attivo,avrebbe dovuto allenarsi. Tornato a casa ,decise che anche il giorno dopo sarebbe tornato all'accademia; per affinare la sua tecnica di combattimento, che era peggiorata. Certo sapeva combattere, ma era un pò fuori allenamento; e poi avrebbe potuto rivedere Gabriel è rafforzare la sua mente.

Pov Ayle:
Le fù spiegato ,che non avrebbe dovuto scegliere seduta stante se frequentare o meno l'accademia. Una volta uscita di lì i giorni passarono velocemente; il rapporto con i suoi genitori si complico, inzio a non vedere più le cose allo stesso modo. Cerco di sviluppare i suoi poteri, con pochi risultati. Una notte si sveglio urlando; ridestata da un incubo, stava bruciando. Stava bruciando all'inferno, sentiva le urla delle anime intorno a lei. Dopo quell'incubo decise, che sarebbe andata a fare visita alla signora Camille e a Matthew. Infatti la mattina seguente, dopo essere uscita da scuola si fede portare da Andrew all'accademia; che con grande stupore di Ayle ,il conducente già conosceva. Inzio a realizzare ,che tutto quello che l'aveva circondata per 17 anni era una menzogna. Questo pensiero la faceva infuriare, cosa negativa; in quel periodo, quando si infuriava usciva a galla un pò dell'angelo che era dentro di lei. Ovviamente il non saper controllare la cosa, la spaventava; allo stesso tempo era stupita, dal potere che sentiva crescere in sé stessa. Arrivata all'accademia salutò Andrew ed entrò. Cerco di ricordarsi il percorso per l'ufficio della signora Camille ,ma ovviamente si perse jn quell'enorme ed affascinante edificio. Finì in un corridoio che non conosceva, era privo di finestre e con tante porte. I muri erano pieni di sculture in  rilievo, inzio ad osservarsi intorno. Quando senti una voce alle sue spalle che le disse -ti sei persa, angioletto?-, quella voce la fece rabbrividire tanto che era profonda; deglutì e si giro. Vide questo ragazzo poggiato con nonchalance al muro, in volto un sorrisetto presuntuoso. Era alto e imponente,  sicuramente non poteva sfuggirgli; aveva anche lui quella specie di divisa ma con colori diversi: maglietta nera, anfibi ,ma lui a differenza di tutti gli altri portava pantaloni di tutta; tutto rigorosamente nero. Era sicuramente un bel ragazzo, oppure era un angelo? Poi riflette un attimo su quello che aveva  detto, c'era una parola che non gli andava a genio; quel nomignolo non le piaceva affatto -come mi hai chiamata?- chiese ,facendo un passo verso lo sconosciuto difronte a lei  ma senza guardarlo in volto.

Pov Paride:
Questa ragazzina è palesemente spaesata, penso lui ;-come mi hai chiamata?- chiese, prima di fare un passo con fare minaccioso verso di lui. Il che lo fece ridere; pensava che una ragazzina minuta potesse incutere timore in lui? Bhe, si sbagliava. Aprì la bocca per rispondere, ma appena il suo sguardo incrociò quello dell'angioletto rimase paralizzato; anche lei sembrava abbastanza sorpresa. Lo sguardo dell'angioletto, era quello che viveva nei suoi pensieri da giorni; quello che lui aveva tentato di scacciare. Suo padre era forse riuscito ad entrare nella sua mente? Creò quello scudo come gli aveva mostrato Gabriel, ma lei era sicura lì. Diceva essere reale, ma che diavolo stava succedendo; aveva i suoi stessi occhi! Si riprese, si schiarì la voce e disse -Angioletto, perché non lo sei?-, lei a sua volta scosse la testa e sussurò -non lo so-. Doveva essere una novellina , pensò tra se; ma non è un pò grande? -puoi indicarmi la strada per l'ufficio della signora Camille?- chiese lei, distogliendolo dai suoi pensieri.

Decise che avrebbe potuto accompagnarla, per cercare di capire qualcosa in più su quell'angioletto; ancora non si spiegava perché i loro occhi erano identici ,ma diversi. Perché anche essendo uguali, erano diversi. I suoi occhi  trasmettevano: rabbbia, potere, solitudine e confusione; gli occhi della ragazzina trasmettevano: sicurezza, speranza, purezza e libertà. Iniziò a portarla verso l'ufficio di sua madre; arrivati davanti all'ufficio la ragazzina alzò la mano per bussare, ma lui sbuffo ed aprì la porta. Figuriamoci se doveva bussare persino all'ufficio della madre, entrò nell'ufficio seguito dall'angioletto; -ciao mamma- disse entrando. La madre alzò la testa dalla scrivania e rimase quasi  stupita, dal vederli insieme. L'angioletto uscì dalla mia ombra e si mise davanti alla scrivania, poi disse -ciao Signora- ;la madre si alzò e oltrepassando la scrivania, poi arrivò davanti all'angioletto. Gli strinsè la mano e gli disse -ciao Ayle, sono felice di rivederti-, quindi è questo il nome dell'angelo pensò lui; archiviando l'informazione. Poi sua madre lo guardò e riferendosi ad Ayle, gli disse -vedo che hai già conosciuto mio figlio ,Paride-.

Azzurro Ghiaccio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora