La riunione era finita e Can e Sanem erano rimasti soli. Lui, sorseggiando il suo tè, si prese alcuni minuti per osservare in silenzio quella ragazza. Aveva un aspetto volutamente trasandato, quasi volesse evitare che l'attenzione si soffermasse su di lei e gli abiti che portava erano decisamente troppo grandi per il sui fisico esile e, tuttavia, anche quel particolare sembrava studiato di proposito per ingannare coloro che si limitavano a darle un'occhiata superficiale.
Non rispondeva, certo, ai classici canoni della bellezza femminile e forse proprio questo la rendeva interessante e lo incuriosiva.
Una cosa, però, non passava inosservata, pensò Can: i suoi occhi. Erano caldi, avvolgenti, color cioccolato, incorniciati da lunghe ciglia che li facevano apparire ancora più grandi. Ci si poteva perdere in quegli occhi...
"Mi dispiace per prima...sono stato un po' troppo... brusco...possiamo ripartire da zero? Io sono Can Divit" le disse sorridendo incoraggiante, tendendole la mano.
Per la riuscita del proprio lavoro, Can sapeva quanto fosse importante cercare di instaurare un rapporto amichevole con i dipendenti delle aziende in cui si recava ed avere la loro fiducia per arrivare, alla fine, ad ottenere anche le loro confidenze.
"Certo...non si preoccupi...Piacere, Sanem Aydin!" rispose lei stringendogli la mano. Era una stretta forte e decisa che confermò l'idea che si era fatto di lei e cioè che l'aspetto non corrispondeva alla sua natura.
"D'accordo Sanem, ora che ci siamo chiariti direi che possiamo iniziare. Per prima cosa vorrei fare il giro dell'azienda e, visto che io non conosco nulla di questo posto, che ne dici di farmi da guida?"
"Va bene. Mi dica da dove vuole iniziare ed io l'accompagno."
"Inizierei dal reparto acquisti e approvvigionamenti."
Sanem lo precedette e gli fece strada verso l'ufficio di Emre Bolat, il responsabile.
Si sentiva gli occhi di lui puntati addosso, come del resto capitava spesso, perché, per quanto si sforzasse, non riusciva a nascondere del tutto la sua andatura claudicante, così si fermò all'improvviso e si girò bruscamente andandogli a sbattere contro. Due forti mani le afferrarono le spalle impedendole di cadere e un paio di occhi scuri come la notte la scrutarono interrogativi.
"Mi scusi..." farfugliò.
"Hai dimenticato qualcosa, Sanem?" chiese lui continuando a trattenerla e guardandola fisso.
"No, no...è solo che...sì insomma non mi piace essere osservata" si giustificò.
"Non ti stavo osservando, ti stavo seguendo."
La stava prendendo in giro? Si chiese Sanem, ma per una strana ragione preferì non replicare e si voltò continuando a camminare.
Emre era nel suo ufficio e li accolse in modo affabile, rispondendo con cortesia a tutte le domande di Can.
Lui appariva sicuro di sé e ascoltava con attenzione ogni parola, acconsentendo, ogni tanto, con lievi cenni del capo. Era decisamente molto diverso da come Sanem se lo era immaginato. Oltre ad essere giovane, sulla trentina stimò, ed attraente, vestiva in maniera assai informale: scarponcini, jeans e maglioncino e lei si chiese se fosse proprio così o se, piuttosto, non fosse una tattica per conquistare le loro simpatie. Conosceva i tipi come lui: tante moine e poi pronti a sferrarti una pugnalata alle spalle.
Lo aveva provato sulla propria pelle. Quando aveva avuto l'incidente le avevano giurato che sarebbe tornata come prima e che con il tempo avrebbe potuto riprendere a ballare, ma erano passati anni e non era successa nessuna delle due cose. Anche con sua madre era stato lo stesso: le avevano promesso che sarebbe guarita, che si sarebbe ristabilita e lei ci aveva creduto, si era fidata e poi invece... No non ci sarebbe cascata un'altra volta.
Can Divit era venuto perché la Green Cosmetics, molto probabilmente, sarebbe passata di proprietà e questo non poteva portare a niente di buono.
Dopo il reparto acquisti fu la volta delle vendite e del magazzino ed infine del direttore finanziario. Sanem lasciò soli Can ed il sig. Aslan e si dedicò ai suoi consueti compiti; smistò la posta e la consegnò ai vari uffici, affrancò alcune lettere che le avevano preparato e rispose al telefono.
Era ormai quasi orario di chiusura quando riapparve Can: "Ho bisogno dei bilanci e delle relazioni degli ultimi cinque anni...Appena pronti portameli nell'ufficio del sig. Ferit Yilmaz" le ordinò sbrigativo.
"Ma..."
"Qualche problema Sanem?" chiese seccato.
"No...ma mi ci vorrà del tempo.."
"Non ho impegni per questa sera" le rispose piccato, allontanandosi poi a passo svelto.
Si rendeva conto di essersi comportato in maniera quantomeno antipatica, ma era stato più forte di lui. Si sentiva stanco, sotto pressione: essere tornato in Turchia aveva risvegliato emozioni e ricordi che pensava fossero morti e sepolti. Doveva scaricare quella tensione o sarebbe esploso e Sanem era stata il perfetto capro espiatorio.
Un leggero bussare alla porta lo riscosse: "Avanti!" disse
"Ecco i documenti che mi ha chiesto. Li ho suddivisi per anno e ho aggiunto anche dei report sulle vendite del quinquennio...spero le possano essere utili...se ha bisogno di altro..."
"No grazie, per oggi è tutto. Puoi andare Sanem."
Stava per uscire quando la richiamò: "Un' ultima cosa...volevo scusarmi di nuovo con te..."
"Non deve" lo interruppe lei " sta solo facendo il suo lavoro...come me del resto. Buonanotte sig. Can"
"Buonanotte Sanem, a domani!"
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LA MAGIA DELL'IMPERFEZIONE
RomanceOgnuno di noi ha qualcosa che lo rende unico. Spesso questo qualcosa è invisibile agli occhi e sfugge a un primo sguardo, abituato a cercare la perfezione e dove non la trova non si sofferma, passa oltre perdendo così, il più delle volte, la vera be...