"Te l'avevo detto io di non metterci il ketchup siccome non sai mangiare decentemente." - mi giro verso Johnny e con un fazzoletto bagnato cerco di sistemare il guaio che ha combinato, mentre lui stesso fa slalom per non perdersi tra le persone.
"Puoi semplicemente pulire senza fare commentini inutili?" - si lamenta cercando di coprire il più possibile l'evidente macchia sulla maglietta ed alla fine, rassegnato, si limita a chiudere la felpa anche se ci sono ventidue gradi.
"Non so davvero come fare con te, sei un caso disperato, e pensare che dovresti essere il mio manager ed evitare che certe cose succedano a me." - scuoto la testa e bevo gli ultimi sorsi di birra, girandomi verso di lui noto che alza gli occhi al cielo con il suo solito fare teatrale che però si smonta quando ci guardiamo scoppiando a ridere.
"Ok lo ammetto sono un po' un disastro." - dice tra una risata e l'altra, rischiando anche di far cadere una bambina che gli passa accanto. Gli rivolgo uno sguardo che urla "Tu dici? Solo un po'?" - "E va bene, sono un completo disastro, contenta?" - allarga le braccia esausto.
"E' sempre un piacere avere ragione mio caro, mi dispiace che tu non abbia mai provato tale sensazione." - mima un gne gne alquanto infantile ma poi si lascia andare ad un sorriso genuino e tira fuori dalla tasca le chiavi della macchina.
Lui apre lo sportello e si accinge ad entrare quando, a distanza di qualche metro, vedo Scott con un bicchiere di birra in mano. "Ehi mi dai un secondo? Torno subito." - chiedo a Jonathan anche se sono già proiettata verso il piccolo fratello Evans. Catturo il "Fa' presto" di John e mi dileguo semplicemente alzando un pollice nella sua direzione.
"Bene bene, guarda un po' come se la danno a gambe levate, - facendo capolino con la testa noto Chris poco più avanti. - troppo difficile ammettere la sconfitta?" - dico sprezzante ma con tono ironico. Vedo Chris poco più avanti che quando sente la mia voce rilascia un sospiro rumoroso. Sorrido istintivamente poi si gira sorridendomi.
"Speravo di riuscire ad andare via senza incontrarti." - ammette e fa una smorfia. "Ma evidentemente non ci sono riuscito, quindi prego, avanti dì quello che devi dire." - allarga le braccia sconfitto e guarda Scott cercando aiuto nel suo sguardo ma, di tutta risposta, lui alza le mani e scrolla le spalle.
"Sai, la vittoria mi ha messo di buon umore perciò mi sento misericordiosa, per oggi te la cavi pagandomi una birra." - alzo un sopracciglio sfidandolo. "O se preferisci posso elencarti tutti i motivi per cui i Patriots hanno fatto schifo oggi."
Scatta in avanti e mi prende il braccio portandomi avanti. "La birra la prendi bionda o rossa?" - scoppio a ridere per il suo modo di fare. "Ti odio, sappilo." - questo commento non fa altro che alimentare le mie risate e lui si lascia contagiare finendo a ridere a sua volta. Mi fermo per un attimo a guardarlo e mi sembra quasi che questa sia l'immagine perfetta con cui pensare al lui, fotografo quel momento con la mente: la solita mano sul petto all'altezza del cuore a sinistra, la bocca aperta e gli occhi strizzati, chiusi con forza ma involontariamente, le gambe leggermente piegate per consentire alla schiena di curvarsi all'indietro. Lui è così, allegro e solare con quel modo di ridere che cattura chiunque gli si trovi attorno.
"Ma allora ti muovi o no?!" - a rovinare quel momento, ahimè, è Johnny, visibilmente stanco di aspettare solo davanti alla macchina. Si avvicina a noi con aria scocciata e volenterosa di andar via. "Avevi detto solo un attimo, è tardi e dobbiamo andare, ho delle riunioni tra un'ora con delle agenzie, per te." - resto leggermente interdetta poiché non si è mai comportato così bruscamente seppur certe situazioni si siano già verificate in passato.
"So bene qual è il tuo lavoro ed ho personalmente cancellato tutti gli impegni e gli incontri della giornata e anche delle prossime due, ti ho detto che avremmo preso una pausa e che avevi bisogno di staccare." - gli rispondo con lo stesso tono acido ed arrogante. Detesto trattarlo come un mio dipendente siccome l'ho sempre considerato un amico e non un mio sottoposto ma quando ha certi scatti improvvisi proprio non lo sopporto.
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I Believe In Us
RomansSimona Santoro: 25 anni, capelli mossi color biondo cenere e occhi verde bosco. Trasferitasi a Los Angeles all'età di 19 anni, per lottare ed ottenere la prima pagina di qualche famosa rivista, la giovane ragazza italiana si troverà a doversi interf...