Capitolo 8

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 "Ti piace lavorare qui Sanem?" erano nell'ufficio di Can e lui aveva deciso di affrontare immediatamente e senza tanti giri di parole la questione che lo tormentava.

Lei lo guardò stranita e alzò le spalle :"Non è quello che avrei voluto fare nella vita, ma qui mi trovo bene." Non riusciva proprio a capire dove volesse andare a parare e, soprattutto, non capiva il suo comportamento nei suoi confronti; a tratti autoritario, poi amichevole, poi ancora irritato: sembrava una bandiera smossa dal vento e lei di conseguenza non sapeva come approcciarsi a lui, ne aveva quasi timore.

"E cosa avresti voluto fare nella vita?" insistette.

Sanem lo guardò e leggermente infastidita rispose: "Che importanza ha? Mi guardi...cosa pensa che potrei fare? La prima cosa che notano di me, prima ancora che apra bocca, è che sono zoppa e non particolarmente bella e quindi non sono adatta a fare la segretaria personale di qualcuno o la commessa o qualunque altra cosa che comporti lo stare a contatto con gli altri, ma non è questo che mi ferisce. La cosa più difficile da sopportare sono gli sguardi compassionevoli della gente ed i loro mormorii...Il sig. Ferit mi ha offerto un'opportunità, ed io l'ho afferrata al volo senza farmi tante domande, tutto qui..."

"Sanem, mi dispiace..."

"Non deve dispiacersi, lei non ha nessuna colpa di quello che mi è successo ma la prego di smettere di giocare con me come ha fatto in questi giorni"

"Non so a cosa tu ti riferisca..." cercò di negare Can.

"Davvero non lo sa?" lo sfidò.

Si fissarono senza aggiungere altro. Aveva ragione. In quei giorni l'aveva stuzzicata ed aveva flirtato con lei, ma di certo non l'aveva fatto per cattiveria o per ferirla, assolutamente no...e allora perché? Si chiese.

"Credo sia meglio se si trova un'altra assistente" affermò decisa Sanem prima di alzarsi ed andarsene, lasciandolo solo e senza parole.

Arrivò l'ora di chiusura. Can uscì insieme a Leyla dimenticandosi completamente di aver promesso ad Osman di portare a casa Sanem e a lei, dopo aver atteso invano, non rimase che incamminarsi verso la fermata dell'autobus. Era stata una giornata pesante, non tanto fisicamente quanto emotivamente. Lo scontro con Can l'aveva gettata nello sconforto. Ma cosa si era aspettata? Che lui fosse davvero interessato a lei? Come poteva essere stata così ingenua? Bastava guardarlo un attimo, avrebbe potuto avere tutte le donne che desiderava e di certo non si sarebbe mai e poi mai innamorato di una come lei...nessuno lo avrebbe fatto! Gli uomini erano attratti da una cosa sola e lei quella cosa non ce l'aveva più. L'incidente oltre ad averla lasciata storpia le aveva regalato una cicatrice che sfigurava la sua gamba destra partendo dal ginocchio e risalendo fino all'anca. Si sforzava di non pensarci, dicendo a se stessa che la bellezza risiede nell'animo ma, per quanto il suo fosse bello, nella realtà doveva competere con donne come Leyla e di fatto aveva già perso in partenza.

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Riaccompagnare Leyla a casa era stato un gesto di ripicca nei confronti di Sanem, come a dire " adesso ti faccio vedere io" ma a Can non aveva procurato nessuna gioia o compiacimento, al contrario, quando le era passato accanto e l'aveva guardata negli occhi la delusione che vi aveva letto era stata una stilettata al cuore.

Adesso al volante del suo Suv ripensava alle sue parole "la prima cosa che notano di me è che sono zoppa e non particolarmente bella..." e come poteva darle torto? La società non aveva forse fatto dell'aspetto esteriore e dell'apparire degli idoli, ai quali tutti dobbiamo piegarci se vogliamo avere successo? Mentre le imperfezioni ed i difetti, che in realtà ci rendono unici, erano motivo di vergogna?

Lui stesso non si era sempre circondato di donne attraenti, che sapevano di esserlo e che per questo si mettevano ancora più in mostra? Certo molte di loro si erano rivelate anche intelligenti, colte e spiritose ma mai, neppure una volta avevano usato la loro mente, al posto del corpo, per catturare la sua attenzione.

Era ormai giunto a casa quando all'improvviso si ricordò che Sanem era rimasta appiedata e che lui si era impegnato a darle uno strappo.

Si maledisse mille volte, fece inversione e tornò alla Green Cosmetics. Come poteva giustificare un simile dimenticanza? Semplice: non poteva! Anzi, la cosa peggiore era che avvalorava quanto aveva sostenuto Sanem e cioè che lui stesse giocando con lei e la stesse prendendo in giro!

Quando arrivò, com'era prevedibile, non trovò più nessuno. Sempre più arrabbiato e amareggiato con se stesso si diresse alla fermata degli autobus giusto in tempo per vederla salire e allontanarsi!

LA MAGIA DELL'IMPERFEZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora