«È ufficiale, mi sono persa di nuovo!» esclamai ad alta voce fissando la cartina, dopo aver accostato ad un'area di sosta.
Ero sull'orlo di un esaurimento nervoso e il caldo afoso non mi stava aiutando affatto a mantenere la calma. Non concepivo come potesse essermi venuto in mente di noleggiare un'auto, non ero mai stata una gran pilota nonostante avessi preso la patente appena mi fu possibile; ma mai avevo sentito il bisogno di guidare e di pensare come in quel momento.
Ormai rassegnata all'idea che non esistessero altri mezzi che mi avrebbero portata da lui in breve tempo, continuai a guidare: guidai, guidai e guidai per ore.
Arrivai a Neverland quasi al tramonto, mi posteggiai davanti al cancello e iniziai a suonare il clacson per richiamare l'attenzione, e Bill arrivò all'istante.
«Cloe, ma sei tu! Si può sapere che ti prende?!»
«Devo vederlo.»
«Non posso-»
«Bill!» sbottai, smontando dall'auto così impetuosamente che necessitai di alcuni passi stentati per recuperare l'equilibrio; mi scagliai verso il cancello per avvicinarmi a lui, cercando poi di incrociare il suo sguardo attraverso le sbarre di metallo.
«Guardami!» lo invitai ad osservare lo stato in cui ero ridotta «Sto guidando dall'ora di pranzo, mi sono persa due volte sull'autostrada. Non ho mangiato. Ho avuto una crisi di nervi, ho pianto e ho sudato sotto al sole cocente. Tutto questo solo per parlare con lui.»
«Cloe, penso tu abbia saput-»
«Sì Bill, so tutto. Ti prego. Mi conosci, sai che non farei niente che possa farlo star male.» sarei stata disposta ad inginocchiarmi a terra se fosse stato necessario: dovevo vederlo.
«E va bene, lo faccio solo perché vi ho osservati... e so tutto anch'io.» lui aprì finalmente quelle due porte, io ripresi la macchina ed entrai. Dopo averla parcheggiata Bill mi scortò a piedi, lo seguii cercando inutilmente di restare calma fin quando non lo vidi: se ne stava lì impaziente, a camminare avanti e indietro, non sapendo chi avrebbe potuto trovarsi davanti.
«Hey!» mi guardò sorpreso, sorrisi dal sollievo quando lo vidi in piedi davanti a me.
«Come stai?»
«Meglio, ancora un po' dolorante ma molto meglio. Mi dispiace tu l'abbia saputo in quel modo e non direttamente da me.» portò una mano sul costato, si formò un'espressione sofferente sul suo viso quando provò a prendere un respiro profondo.
«Ho chiamato Janet, mi ha spiegato un po' cosa è successo... e sì, avrei voluto saperlo da te. Avrei voluto poter fare qualcosa, qualsiasi cosa-non so starti vicina, ecco. E poi ci siamo visti, perché diavolo non mi hai detto niente?! Hai anche dormito su quel divano scomodo io-» mi feci prendere dalla foga.
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•Falling In Love Wasn't My Plan•
Fiksi Penggemar**IN CORSO** Cloe Isabella Willick è alla soglia dei suoi 21 anni quando lei e la sua migliore amica partono da Roma per tornare nella loro città natale, Los Angeles. Cloe scrive da quando era bambina e sogna di diventare cantante. Negli anni succes...