Capitolo 15: Una parte di verità

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Per tutto il giorno non faccio che pensare a Cam e al messaggio di sua sorella. Non avrei mai pensato che avrebbe potuto mentirmi. Dovrei chiedergli una spiegazione? Sono talmente presa dai miei pensieri che non sto nemmeno seguendo il discorso di Isabelle e Lucy. Alla fine della giornata saluto le mie amiche e vado nei parcheggi della scuola. Mi appoggio alla macchina di Cam e lo aspetto. «Cosa stai facendo? Ti stavo aspettando all'entrata» sussulto sentendo la sua voce, non l'avevo visto arrivare «Non volevo spaventarti» dice «Volevo chiederti una cosa» annuncio timidamente «Avanti allora, parla» Tiro fuori il suo cellulare e glielo passo «Il tuo cellulare» «Perché ce l'hai tu?» chiede brusco «Scusa, l'ho preso per sbaglio. Pensavo fosse il mio» lo guardo per capire se è arrabbiato con me, ma più che altro mi sembra preoccupato «Ha chiamato? Ti ha detto qualcosa?» lo guardo confusa «No. Cam, chi pensi mi abbia chiamato? Che succede?» chiedo, lui si guarda in giro sempre preoccupato «Nessuno, lascia stare» «Ha scritto tua sorella» dico, ma lui sembra non sentirmi, continua a guardarsi in giro «Allora, sei pronta per andare a casa?» «Ascoltami!» sposta finalmente lo sguardo su di me «Cosa?» chiede seccato «È arrivato un messaggio da tua sorella. Parlava di tuo padre» il suo viso sbianca «Sali in macchina» «No, tu devi spiegarmi!» mi prende per un braccio e mi apre la portiera «Sali per favore. Ti spiego mentre andiamo a casa» Salgo in macchina e aspetto che lui faccia lo stesso. «Pensavo che i tuoi genitori fossero morti» lui sta zitto e risponde solo dopo qualche istante «È così, per me sono morti» «Non è la stessa cosa!» «Senti Amanda, mia madre è morta due anni fa. Mio padre...» «Tuo padre cosa? Che bisogno avevi di mentirmi?!» dico alzando la voce «Mi dispiace, okay? Ma non posso raccontarti tutto, non adesso» Non sapendo che altro dire, rimango in silenzio sperando che lui mi dica qualcos'altro. «Amanda...» dice dopo qualche minuto di silenzio «Cosa?!» chiedo bruscamente «Mi dispiace, non avrei mai dovuto metterti in mezzo a questa storia» sussurra «Cosa?» chiedo, ma lui sembra essersi dimenticato della mia presenza «Ti senti bene Cameron?» si gira un attimo verso di me «Si...» «Perché non ti fermi, così ne parliamo» «Parlare di cosa?» chiede seccato «Non c'è niente di cui parlare» «Chi ti ha chiamato ieri sera? A chi hai detto di starmi alla larga?» urlo disperata «Nessuno! Smettila di farmi domande» «Sei insopportabile!» dico «No, tu non capisci» «Allora spiegami!» protesto «Non capiresti...» dice abbassando il tono di voce «Smettila di sottovalutarmi!» «Non è quello che intendevo... Tu non mi crederesti, finiresti per odiarmi» dice con troppa disinvoltura. Rimango zitta per qualche secondo, poi gli dico a voce bassa «Non potrei mai odiarti Cam...» non mi dice niente, forse non mi ha nemmeno sentito «Lo dici adesso, ma se ti dicessi la verit...» «Dimmela! Dimmi qual è il problema!» la sua faccia diventa rossa dalla rabbia «Mio padre è il problema! Ora smettila di farmi domande, mi farai impazzire» «È a lui che hai detto di starmi alla larga?» lo guardo e vedo che annuisce lievemente, come se gli stesse provocando un dolore fisico parlare di suo padre «Cosa centra tuo padre con me? Cosa vuole da te?» si gira di scatto verso di me «Niente, devi lasciare stare» Rimaniamo in silenzio fino a casa sua. Spegne il motore e si gira verso di me. Fa un sospiro e dice calmo «Ti racconterò tutto, non appena saprò che tu sei al sicuro» «Non è compito tuo assicurarti che io sia al sicuro» ribatto, tenendo il tono basso «Si invece, se sono io a metterti in pericolo...» «Tu non mi metti in pericolo» sbuffa e si strofina la fronte «Sei testarda» mi guarda e mi fa un sorriso «Dai, entriamo dentro. Lasciamo perdere questo argomento, per favore» Per quanto avrei voluto avere delle risposte, acconsento e andiamo in casa. Salgo al piano superiore per farmi una doccia calda. Mi metto il pigiama e mi asciugo i capelli. Cam è seduto sul bancone della cucina con un piatto sulle ginocchia «Scusa, stavo morendo di fame. Voi ragazze ci mettete sempre tre anni per fare una doccia» dice passandomi un piatto di pasta. Mi siedo sulla sedia del bar, vicino a Cam «Grazie» Il silenzio si fa imbarazzante. Mi guardo in giro e vedo delle bottiglie sulla cucina, le indico e chiedo «Che cosa sono?» Cam si gira verso le bottiglie e sorride «Alcol! Vuoi?» chiede malizioso «Certo che sì» È proprio quello di cui ho bisogno in questo momento, per dimenticare per un attimo mio padre e la sua "seconda vita" «Okay, però non troppo. Non vorrei riportarti in camera mia in braccio» dice sorridendo, anche se sotto sotto è serio «Certo che no!» Mi alzo lasciando il mio piatto sul bancone e vado a prendere due bottiglie. Cam ne apre una e mi versa un po' di liquido nel bicchiere «Prova, non è forte» sorride «Anche se non so, tu sei una ragazza... e sei piccolina» aggiunge «Non sai di cosa stai parlando!» dico prendendo il bicchiere, bevo tutto d'un sorso e mi ritrovo a tossire. Cam continua a ridere «Io l'avevo detto che non ce la facevi» dice e poi prende il suo bicchiere, che butta giù come se fosse dell'acqua «Non è divertente» Continuiamo a bere finché le due bottiglie non finiscono. Mi dirigo verso il bancone per prendere un'altra bottiglia ma Cam mi prende per un braccio «No, basta Amy...» Io invece avrei proprio bisogno di altro alcol, la sola idea del sapore che mi lascia in bocca mi fa venire voglia di bere tutte le bottiglie di Cam da sola «Ma perché? Ci stiamo divertendo!» piagnucolo «No, stai diventando un alcolizzata» dice ridendo «Non è vero!» «Allora, se ti tiri uno schiaffo ti permetto di bere ancora» "Non ho bisogno del tuo permesso" avrei voluto dirgli, invece le mie mani partono da sole e comincio a tirarmi schiaffi, ridendo «Smettila, cha fai? Tu proprio non reggi l'alcol» dice ridendo. Mi prende per il polso e mi allontana le mani dalla faccia, dopodiché posa le sue mani sui miei fianchi e si china per baciarmi. Mi stringo di più a lui, per paura che da un momento all'altro scappi. Continuiamo a baciarci per qualche istante, io appoggiata al muro e lui appoggiato a me. Più vicini possibile. Sento il panico quando stacca le sue labbra dalle mie, ma poi mi abbraccia forte e io ricambio. Mentre ero ancora abbracciata a lui, gli sussurro nell'orecchio «Cosa sta succedendo con tuo padre?» lui d'un tratto si fa rigido e scoglie l'abbraccio «Niente Amanda. Per favore non rovinare tutto» dice appoggiando le mani al muro «Lo so che tu cerchi di tenermi distante per colpa sua. Ma non devi preoccuparti per me, non mi importa quello che vuole lui...» vedo i suoi muscoli tendersi «Perché io voglio te, Cam. Però non puoi trattarmi così» Lui mi accarezza la guancia e mi bacia, senza dire niente. Andiamo fino in salotto e ci sediamo sul divano, dove continuiamo a baciarci. In pochi secondi mi ritrovo sdraiata sul divano, con Cam che continua a baciarmi. Credo di essermi innamorata di lui, anche se lo conosco a malapena. Ma non è possibile... Continuiamo a baciarci, gli avrei lasciato fare tutto quello che voleva, in quel momento. Invece lui, con mia sorpresa, si alza dal divano e mi dà un bacio svelto «Vado a prendere un bicchiere d'acqua» rimango immobile finché non ritorna «Non devi sentirti in imbarazzo» dice indicando le mie guance, io in tutta risposta gli mostro il dito medio. Mi siedo composta per fare spazio a Cam. Accende la tele e si siede al mio fianco «Tutto a posto?» mi chiede, annuisco e bevo dell'acqua. Comincio a guardare il film, ma sono talmente esausta che mi addormento subito.

Il mattino dopo mi risveglio tra le braccia di Cam, nonostante la posizione scomoda in cui ci siamo addormentati e il torcicollo, penso di non aver mai dormito più pacificamente.

Cam's POV.

Sento il calore del suo corpo sul mio. Amanda è già sveglia, si toglie dalle mie braccia e si stiracchia. Quando si rigira verso di me ha le guance in fiamme, come ogni vola che stiamo insieme. Vedo i segni che le ho lasciato su tutto il collo, forse lei non se n'è nemmeno resa conto. Si porta le mani al collo, evidentemente deve essersene resa conto. «Buongiorno» mi dice, con la voce stanca «Ciao» le dico sorridendo. Il mio umore cambia subito quando realizzo cosa è successo, non avrei mai dovuto baciarla. Mio padre troverà me, e poi se la prenderà con lei. Devo trovare un modo per allontanarla da me. Ci ho provato, ma non abbastanza. Forse l'unico modo per allontanarla è ferirla. «Quindi adesso cosa facciamo? N-nel senso, io e te...» diventa sempre più rossa mentre parla «Io e te cosa?» chiedo, lei mi guarda confusa, sembra prendere il coraggio per parlare e mi dice «Insomma, ieri s-sera...» fingo una risata e rispondo «Si, cosa è successo? Non mi è mai capitato di bere tanto da non ricordare niente! Tu ricordi qualcosa?» cerco di ignorare i suoi occhi verdi pieni di lacrime «Si, me lo ricordo... Non è successo niente di che. Ci siamo addormentati subito» vorrei stringerla forte e impedire di piangere, ma non posso «Vado a prendere le mie cose, devo affrontare mio padre. Meglio farlo subito. Grazie per avermi ospitato» «Figurati» mi limito a rispondere. È per il suo bene. La sento singhiozzare al piano di sopra, è straziante... Ma non posso permettere a mio padre di arrivare a lei, non per colpa mia. Non permetterò che lui le faccia male, a costo di dover soffrire io ogni volta che la respingo. L'accompagno a scuola, la vedo mentre si intrufola dritta tra le braccia di Isabelle, piangendo. Avrei voluto stringerla e consolarla, nonostante la causa del suo dolore sia io. Devo trovare una soluzione per poter stare con lei, devo trovare mio padre prima che lui trovi me.

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