Capitolo 12

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 Arrivando in palestra Can vide che, all'esterno, era parcheggiato il motorino do Sanem.

Ricordandosi ciò che gli aveva raccontato Osman, si avviò, incuriosito, verso la sala da ballo.

La porta era aperta. Abbandonò a terra il suo borsone con il cambio e, senza far rumore, si avvicinò alla soglia.

Ciò che vide lo lasciò senza fiato: una coppia di ballerini era impegnata in un passo a due sulle note della famosa canzone di Ed Sheeran "Perfect". I loro corpi si muovevano in maniera così fluida ed aggraziata che sembrava avessero perso il loro peso e vinto la forza di gravità. Era chiaro che fosse l'uomo a condurre la danza e, tuttavia, l'attenzione di Can fu catturata dalla donna, che si affidava al compagno con totale fiducia. Lui l'afferrava facendola volteggiare attorno a sé, gettandola in aria per poi riprenderla con una presa forte e sicura, facendo scivolare lentamente il suo corpo contro il proprio in un modo talmente sensuale ed intimo che Can ne provò invidia. Gli occhi erano fissi gli uni negli altri,  impegnati in un dialogo noto solo a loro ed un leggero sorriso illuminava i loro volti.

Era chiaro che non fosse solo la musica a guidarli, ma anche una profonda intesa, che traspariva in ogni gesto, in ogni carezza data e ricevuta e Can ne fu geloso perché avrebbe voluto essere lui a toccare e stringere in quel modo, tra le sue braccia, il corpo di Sanem. Un corpo che, vestito di una semplice calzamaglia e di un body, non aveva immaginato fosse così bello: snello ma lontano dall'essere troppo magro, armoniosamente modellato dai tanti anni di allenamento, minuto ma ben proporzionato.

Dopo quello che poteva essere un attimo od un'eternità, perché il tempo ormai aveva perso la sua importanza, la musica cessò ed il ragazzo strinse teneramente a sé Sanem, dandole un bacio sulla guancia: "Sei stata bravissima...come sempre."

"Ti ringrazio ma sei tu che rendi possibile tutto questo!"

"Lo sai che non è vero, comunque adesso devo scappare. Ci vediamo domani d'accordo?"

"Va bene, a domani. Dai un bacio al piccolo da parte mia" lo salutò Sanem.

Can si scostò per lasciar passare il ragazzo e poi annunciò la propria presenza: "Sei stata splendida!"

Nell'udire la sua voce lei si voltò sorpresa "Sig. Can?!" esclamò "Cosa ci fa qui?"

Lui non rispose ma continuando a fissarla intensamente, avanzò verso di lei.

Sanem avrebbe voluto andarsene, ma quello sguardo la incatenava al suolo. Non riusciva a muovere un solo passo, come fosse ipnotizzata. Si fermò ad un palmo da lei; ne percepiva il respiro e il battito del cuore accelerati...o erano i suoi? Tutto ciò che la circondava divenne sfuocato e chiuse gli occhi sperando in questo modo di riacquistare razionalità. Sentì le mani di Can incorniciarle il viso ed un attimo dopo le labbra sfiorare delicatamente le sue...era forse un bacio quello? Non sapeva rispondere ma avrebbe voluto che non finisse mai. Poi senti che con il pollice le disegnava il contorno della bocca in una carezza delicata che le procurò brividi in tutto il corpo. "Sanem" le sussurrò "guardami, ti prego!" Lei ubbidì ed aprì gli occhi mentre una lacrima le scorreva lungo la guancia: "Perché mi sta facendo questo sig, Can?" chiese.

"Voglio conoscerti Sanem! Voglio conoscere quella donna che ho visto ballare qui questa sera!" le rispose.

"Non posso"

"Sì che puoi...perché TU sei quella donna. Smettila di scappare, di nasconderti....tu sei bellissima! Fidati di me..." le disse ancora, prima baciarla di nuovo con gentilezza come se avesse paura di farle male. In realtà voleva assaporare con calma quelle labbra che avevano un sapore dolce e che tremavano sotto il suo tocco. Non si era mai sentito così: la sua timidezza lo faceva sentire inesperto, come se fosse il suo primo bacio e forse lo era, perché non c'era bramosia, non c'era fretta o urgenza in quello sfiorarsi bocca contro bocca, naso contro naso, guancia contro guancia, ma solo infinita tenerezza, voglia di conoscersi, desiderio di prendersi cura dell'altro a discapito delle proprie esigenze.

Un colpo di tosse pose fine a quella magia.

"Sanem, va tutto bene?" Era Osman che non vedendola uscire si era preoccupato.

"Sì, sì...è tutto a posto" farfugliò lei confusa ed imbarazzata, allontanandosi da Can "ora è meglio che vada a cambiarmi e torni a casa...mio padre si starà chiedendo che fine abbia fatto. Buona serata sig. Can, ciao Osman."

Rimasti soli Can tentò di spiegarsi, ma l'amico lo fermò con un cenno della mano: "Non dire una parola, non è necessario. So quello che ho visto e non sono arrabbiato, ma se non sei sicuro lasciala perdere, fai un passo indietro e non illuderla...lo hanno già fatto in troppi ed io non sopporterei più di vederla a pezzi..."

LA MAGIA DELL'IMPERFEZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora