Una vendetta scarlatta

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Mi chiamo Cappuccetto Rosso, ma non perché sono la bambina della famosa favola dei fratelli Grimm con la mantellina rossa cucitole dalla nonna, anche se abbiamo una storia abbastanza simile. No, mi chiamano così perché sono una ragazza assetata di sangue che per vivere si è sporcata il grazioso mantello bianco del sangue di quelli che combatte.
Sono una cacciatrice di lupi.
La mia contea crede che lo faccio solo per proteggerli, ma in realtà è solo per una mia vendetta personale.
Odio quei mostri e questo è dovuto al fatto che qualche anno fa uno di quei bastardi ha fatto irruzione in casa di mia nonna mentre lei, poveretta, mi stava aspettando per andare al mercato in paese.

*** flash-back***

Ormai ero quasi arrivata, avevo attraversato tutto il bosco senza problemi, ancora qualche metro e avrei scorso la vecchia casetta viola della nonna. Era una giornata tranquilla, tutto sembrava normale fino a quando non sentii gridare e mi affrettai.
Appena arrivai spalancai la porta e quando attraversai la soglia mi guardai in torno.
C'era un macello: graffi sui muri, mobili rovesciati qualche macchia di sangue qua e là; in poche parole segni di lotta ovunque.
Afferrai la prima cosa che trovai, era un ombrello; poi piano piano mi diressi verso la camera di nonna.
Quando mi affacciai alla soglia rimasi paralizzata.
Un grosso lupo nero, con una cicatrice rossa che gli passava da un capo all'altro della parte destra del muso, si teneva in piedi sulle due zampe posteriori, rendendolo ancora più mastodontico, mentre maneggiava un corpo senza vita come se fosse un giocattolo.
Le pareti della stanza erano ricoperte di schizzi rossi e neri quando quella bestia squarciò il torace della mia povera nonnina per poi inserirci il muso e mangiare tutti i suoi organi interni. Quando finì di svuotare l'interno non si fermò.
Continuò a mangiare il restante del suo corpo come un pezzo di pane.
Ero traumatizzata, all'epoca avevo solo dieci anni, non sapevo cosa fare. Poi per paura che si accorga della mia presenza cercai di scappare, ma fu troppo tardi.
Appena il lupo finì il suo "primo piatto" annusò l'aria e immediatamente si girò verso di me facendo comparire su quel grugno, ancora sporco di sangue e con dei residui di carne umana, un ghigno malizioso che mi fece ancora accapponare di più la pelle. «Finalmente posso avere un pranzo completo! Oggi a quanto vedo posso avere anche il dolce!».
Aveva una voce surreale, quasi piacevole da ascoltare, quasi umana; una voce che su quel mostro a sangue freddo proprio non poteva combaciare.
Mi misi a correre verso il villaggio, ma ogni mio passo sentivo i suoi più pesanti appena dietro di me.
Non potevo portarlo al villaggio, avrebbe ucciso tutti, quindi all'ultimo momento tagliai per la strada del fiume.
Ormai lo sapevo, ero spacciata, ma provare non costava nulla.
Attraversai il ponte e mi misi a corre nella direzione della corrente dell'acqua.
Lui continuava starmi a dietro, proprio non voleva lasciar scappare il suo dessert.
Continuai a correre per ancora cinque minuti buoni. Avevo il fiatone, ma finalmente eccolo lì il mio capolinea.
La cascata.
Un salto di dieci metri alla ceca a causa di tutto quel vapore acqueo.
Non avevo piano migliore e senza pensarci su due volte mi lanciai nel vuoto.
Durante la caduta mi sentii libera, ero scampata ad una morte certamente atroce, ma ciò non tolse il fatto che sarei potuta morire quando mi sarei schianta a peso morto nell'acqua, se c'era l'acqua e non delle rocce.
Allora mi ripromisi, se fossi sopravvissuta, di uccidere senza pietà ogni lupo che si aggirava nella mia bellissima contea finché non lo avrei ritrovato e ucciso strappandogli il cuore con le mie stesse mani.
Mi ero ripromessa VENDETTA!

***fine flash-back***

Questa mattina mia madre mi sveglio così che potessi controllare le trappole che avevo posizionato la sera prima.
Quando mi incamminai verso il bosco l'aria era frizzante e il mio mantello non mi bastava a darmi calore ma quando iniziai ad essere vicina alla prima trappola ebbi una scarica di adrenalina seguita subito dalla dolce sensazione del calore del sangue delle mie vittime che mi cola sulle braccia.
Iniziai a correre, quando ero a caccia o come sta mani a controllore le trappole non ero più io, mi trasformavo: dalla dolce sedicenne dal visetto candito vista da tutti come un'eroina a un animale che non molla finchè non avrà avuto la sua vittima.
Ricordo molto quel bastardo lupo nero ma la differenza tra noi due è che io lo faccio non solo per me, ma anche inconsapevolmente per molte altre persone che avrebbero potuto fare la fine di mia nonna sei anni fa.
Quando arrivai alla prima tagliola non trovai niente, neanche un pelo o un'impronta. Così andai subito verso la seconda ma anche lì lo stesso scenario e il bello è che ieri sera c'erano stati avvistamenti e ululati visto che c'era luna piena.
Solo per un fatto di soddisfazione mi diressi anche verso la terza tagliola che avevo posizionato, ma prima che arrivassi, già in lontananza vedi la grande matassa di pelo nero che si muoveva impetuosa per liberarsi dalla mia trappola.
Afferrai ed estrassi il pugnale dalla cintura facendomi comparire un ghigno malizioso sul viso.
Mi avvicinai ancora di più cautamente, ma quando la bestia si girò verso di me mi bloccai.
Eccolo!
«Bene, bene, bene. Ma guarda un po' chi si è rifatto vivo. Sei pronto a lasciare questo mondo schifosa feccia?!»
«Jessica! Da quanto tempo, lo sai hai un aspetto davvero gustoso, proprio come quando avevi dieci anni. E da come ho potuto ascoltare in giro sei tu la temuta Cappuccetto Rosso, ma sappi che tu non mi fai paura se vuoi finirmi fallo, ma che cosa otterresti? Un'altra macchia sul tuo bel mantello scarlatto?» mi disse tutto con una calma assurda che mi fece salire una rabbia incontrollata dallo stomaco in neanche 5 secondi.
Digrignai i denti e cercando si farmi uscire un tono abbastanza pacato gli risposi: «Non è un'altra macchia di sangue che mi spinge a farti fuori è l'ultima macchia di sangue che questo prenderà! La mia caccia verso voi bastardi e dovuta a te! Alla tua sete di sangue che ti ha spinto ad uccidere una povere vecchia che aspettava la nipote solo per andare a comprare un paio di panini. La mia caccia è dovuta alla vendetta che mi sono ripromessa mentre cadevo da quella fottuta altura per sfuggire da te, da un'animale schifoso che non prova neanche un po' di pietà e compassione.
Vi sto estinguendo per salvare tutte quelle persone che sono state uccise come mia nonna e per tutte quelle persone che devono vivere la loro vita in pace!»
«E allora perché tu non puoi essere una di quelle persone? Dopo tutto sei ancora una bambina.»
«Non sono più una bambina ormai da troppo tempo Claus e se tu ti fossi fatto trovare prima magari avrei vissuto questi mie sei anni di vita in un'altra maniera, ma la vita non ti da mai quello che vuoi, quindi ora è meglio che la finiamo!»
Lui non rispose rimase lì imbambolato a guardarmi negli occhi con uno sguardo che mi comunicava solo che era pronto.
Senza indugiare per nemmeno mezzo secondo gli piantai il pugnale nel cuore e con una mossa veloce e semplice glielo estirpai dal petto senza alcuna pietà.
Ottenendo così la mia vendetta!

ANGOLO AUTRICE
Questo era un compito che la mia prof di italiano mi aveva dato. Il compito consisteva nello stravolgere completamente la favola di Cappuccetto Rosso in 100 parole ma quando la scrissi mi ritrovai con 3 pagine quindi ve la pubblico qui, spero che vi piaccia! :)
-AnnChase98

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