PART 3, VALERIO.

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Sia benedetta la mattina, ammesso che vostro fratello non vi bussi a casa di colpo irrompendo con valige colme di roba. Mathias è tornato ed io non credo di essere capace di sostenere la sua presenza qui, non prima di un paio di settimane dalla rottura con Niccolò.

« Andiamo, non sei felice che io sia qui? »
« Non sto bene al momento. » lo guardo sull'uscio.
« È successo qualcosa di grave? »
« No. Entra, non stare lì. »
« Sì, scusa. » si trascina dietro i bagagli.

Siamo molto simili io e lui. È quasi impossibile confonderci considerando quanto mamma si sia impegnata a crearmi come la sua copia perfetta.
Si sbatte la porta alle spalle e si muove goffamente dentro una camicia che gli aderisce al petto. Puzza di fumo, ma credo che se ne sia accorto, per questo è corso in bagno come un forsennato.

« Vuoi qualcosa da mangiare? » gli urlo dal piano di sotto mentre sposto la sua roba accanto al divano.
« Sì, sto morendo di fame! »
« Ti va bene una piadina? »
« No, mi serve una buona carbonara. »

« Guarda questo. Torna come se nulla fosse, senza neanche un avviso e pretende che gli cuocia una maledetta carbonara! » biascico tra me e me.

Sento l'acqua scorrere nel silenzio e nel frattempo mi sposto verso i fornelli. Cerco l'occorrente e mi metto all'opera, ma solo perché non ho le forze di discutere con lui ed urlargli tanti, troppi insulti.
Dovrei vestirmi. Indosso solo i boxer e a dirla tutta, mi sento nudo quando mi guarda, evidentemente perché non è stato presente come avrebbe dovuto.

Il pavimento sotto ai piedi è fresco, ma non eccessivamente freddo da spingermi a prendere delle pantofole. Se mia madre vedesse che passeggio per casa a piedi nudi, mi ucciderebbe di sicuro.
È a York per il momento e continua a mandarmi un sacco di foto che io non le ho richiesto. Poco fa ha cercato anche di video chiamarmi, ma ho riattaccato.

« Valerio! » urla Mathias dal bagno.
« Cosa vuoi? » urlo di rimando.
« Potrei aver dimenticato i miei vestiti. »
« Sto cucinando, non salirò a portarteli. »
« Ti prego fratellino. »
« No. Non ci provare. » ridacchio.
« Sei uno stronzo! » fa capolino dall'alto ed è nudo.

« Si può sapere che hai che non va? Copriti! »
« Ti avevo avvertito. Dovresti darmi ascolto. »
« Non è mica colpa mia se sei privo di pudore. »
« Guardati, come sei saccente! » ride.
« Non ne saresti così stupito se fossi stato con me durante tutto questo tempo. Lo sono sempre stato. »
« Per quanto vuoi rinfacciarmelo? » sbuffa.
« Fino a quando sarà necessario. »
« Perciò funziona così? »
« Sì, sono arrabbiato con te. » gli lancio un' occhiataccia e poi torno sui fornelli.

« Ti ho già detto che mi dispiace. »
« Mi piacciono di gran lunga i fatti. »
« Sono qui per una ragione. »
« Sei qui per me? »
« Sì. Mi mancavi. » sorride.
« Sei tenero, ma copriti. »
« Giusto. » ride e gocciola sul pavimento.
« Giusto per precisare. Il bagnato lo pulisci te. »
«  D'accordo, mammina. » ride ancora e si attorciglia un asciugamano attorno al bacino.

Sbatto i tuorli con forza e ci aggiungo anche il pecorino gradualmente. Lui nel mentre sale al piano di sopra, asciuga i suoi ricci e poi torna ad infastidirmi standomi dietro e guardando se sto facendo bene il mio lavoro.
Non mi piace che mi si fissi, perciò mi volto con la ciotola in mano, sbuffo e lui mi guarda interdetto.

« Cosa c'è? »
« Smettila di fissarmi, distraiti con altro. »
« Sto osservando. Voglio imparare. » fa spallucce.
« Ci sono un sacco di tutorial su internet. » sorrido ironicamente e mi volto di nuovo.
« Non mi importa dei tutorial. Puoi non trattarmi come se fossi colpevole? »
« No. Tu sei colpevole. »
« Ho detto che mi dispiace, Niccolò. »
« E credi di poter sistemare tutto così? »
« No. Cerco di trovare un modo, ma tu continui ad odiarmi come se fosse la cosa che ti riesce meglio. »

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