Lascia che ti scaldi.
Sei la donna della mia vita, la mia donna.
Voglio stringerti, voglio toccarti.
Non andartene. Ti amo, ti amo, ho bisogno di te, ti voglio. Resta con me.Michael Jackson
• 27 Febbraio 1984 - 09:24 •
~ 𝑵𝒂𝒓𝒓𝒂𝒕𝒐𝒓𝒆 𝒆𝒔𝒕𝒆𝒓𝒏𝒐 ~
La nottata passò veloce per entrambi. Si addormentarono quasi subito, senza bisogno di parole. Semplicemente stettero a cullarsi per ore e ore, anche dopo che entrambi caddero tra le braccia di Morfeo, stettero lì, vicini, appiccicati a riscaldarsi con i loro respiri, custodendo inconsapevolmente entrambi il cuore dell'altro tra le loro mani. Era una sensazione nuova per i due, visto che né lui né lei avevano mai condiviso dei luoghi e dei momenti così intimi con qualcun altro in vita loro.
Era incomprensibile per loro come tutto quello che avevano affrontato fosse successo in così poco tempo. Sapevano che c'era qualcosa. Molto più di qualcosa, era scattato tra di loro. Lo sapevano, ma nessuno dei due voleva accettarlo o ammetterlo. Ma ne erano entrambi ben consapevoli, e questo, per il momento, bastava.Michael, per la prima volta da qualche mese, riuscì a dormire bene per tutta l'intera notte, svegliandosi a mattino inoltrato, senza essere stanco.
Non succedeva da tanto tempo.
Forse, un sonno così caldo, profondo e tranquillo non l'aveva mai provato prima.
Al suo risveglio, si sentì più giovane di quindici anni. Quella notte era davvero stata miracolosa per lui. Sospirò un paio di volte, tentando di svegliarsi per bene, ma appena cercò di muovere l'avambraccio, percepì qualcosa che gli impedì la mossa.
E il suo cuore fece una capriola quando vide lei avvinghiata al suo corpo, che dormiva ancora pacificamente, avvolta dalle braccia di lui.
Una gamba di lei era alzata a posarsi sul suo bacino, il viso era sprofondato nella camicia di lui, qualche capello solleticava il collo mascolino del ragazzo mentre le braccia della fanciulla erano una avvolta attorno il torace di Michael e con l'altra, teneva stretto il colletto della sua camicia, nella mano.
Era come se la ragazza non volesse che lui se ne andasse, non voleva allontanarlo, anzi, lo teneva stretto a sé come se ne fosse dipesa la sua stessa vita.E lui, beh, lui stava bene. Troppo bene per potersene andare. Quindi decise di rimanere lì, di tenerla stretta tra le sue braccia. Le annusò i capelli, per poi carezzarli con una mano, la baciò tra di essi, più di una volta. Non era mai capitato. Qualcosa del genere non gli era mai successo. Non aveva mai sentito il bisogno di baciare una donna tanto quanto in quel momento sentì il bisogno di baciare Dalila. Qualcosa lo spingeva, ma qualcos'altro lo tratteneva.
Doveva esprimere il suo amore, voleva amarla di quel puro sentimento che lui provava per lei, voleva toccarla, sentirla vicina, amarla fino allo sfinimento, ma in quel frangente, in quel momento, non poteva.
Non era neanche sicuro se lei amasse davvero lui. Gli aveva detto lei stessa che voleva andarci piano, che non voleva avere fretta, quindi lui si impose dei limiti da non superare. Anche se uno l'aveva già ampiamente oltrepassato.
Non ci poté fare niente, era stata lei a chiedergli di dormire insieme; come avrebbe mai potuto dirle di no?
Era come se Michael fosse stato sull'orlo di un trampolino e, anche se prima Dalila sembrasse tentare di tenerlo per non farlo cadere, ora sembrava che l'unica cosa che ella volesse fare fosse buttarlo giù.
E sotto non c'era della fredda acqua di piscina, sotto c'era una splendida laguna, dall'acqua pura e cristallina, con dei petali di rosa e violetta che toccavano la superficie ed un profumo di gelso che inondava l'ambiente.
Lui voleva tuffarsi. Voleva tuffarsi nell'amore, nella passione, nella voglia, ma non poteva. Nonostante ne fosse infinitamente attratto, non poteva.
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• What If... •
Fanfiction«What if...» mi sussurrò all'orecchio... what•if 𝘥𝘰𝘮𝘢𝘯𝘥𝘢 [ 𝘊 ] 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚 𝐫𝐢𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐚𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐨 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐚𝐝𝐮𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐢𝐭𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐞...