La luce inondava la stanza come se un flash continuo mi abbagliasse gli occhi. Quand'ecco che la vista iniziò a divenire meno offuscata, sempre meno, fino a vedere bene e con chiarezza l'ambiente circostante. La prima cosa che catturò il mio sguardo fu il mare di piccole palle di pelo in una grande recinzione, che spingevano e guaivano, e se vi dico che spingevano, non scherzo. Mi ricordo ancora la quantità di artigliate che il mio povero muso ha dovuto sopportare, e chi non è cucciolo unico, sa di cosa parlo.
E beh, sì, così sono nato, in mezzo a sette fratelli, milioni di guaiti, e a dir la verità una discreta fame. E così per la prima volta mossi un passo per arrivare a quell'imponente massa pelosa che chiamavo mamma, e tra una spinta e l'altra, presi parte anch'io al mio primo pasto. Questa iniziò subito con l'attribuirci i nomi, a me ovviamente per ultimo poiché ero il più "giovane" (non vi azzardate a dire che sono piccolo). Così da mio fratello Richard John Von Metternich, nero focato come me, alla mia unica sorella Agnese Luise Von Metternich, di un marrone lucente, arrivò il mio turno
" Chi abbiamo qui?" Disse con tono dolce mia madre.
" Ho il nome perfetto per te: Charles Christopher."
Io scodinzolai felice e corsi a giocare con i miei fratelli. Il mio gioco preferito era "acchiappa la coda", dove ero un asso data la mia velocità, ma comunque la cosa che adoravo fare di più era sdraiarmi nel mezzo del grande prato verde delimitato dalla recinzione, sulla soffice erba, a sonnecchiare tra le coccole della mamma e qualche gioco di corda da sgranocchiare.
Fu proprio in quel periodo che conobbi per la prima volta un umano. Ok lo ammetto, a prima vista non era un granché, e soprattutto era molto strano, aveva più pellicce colorate sopra la pelle e camminava su due zampe, senza contare il linguaggio incomprensibile che utilizzava, ma dopotutto era una persona buona e mi coccolava sempre con qualche carezza dietro le orecchie (non so come facesse a saperlo ma io le adoro), o una razione di cibo extra. A quanto riuscii a capire si chiamava Christine, mi ricordo bene di lei perché aveva sempre un odore di cannella. Con leiz viveva un altro essere umano, diverso da lei, con una pelliccia più folta, ma lo vedevo do rado, ogni tanto ci portava da mangiare o ci diceva qualche cosa di dolce, ma non si è mai occupato di noi. Oltre a questi due c'erano due umani, solo un po' più piccoli, dio quanto li adoravo, passavano le giornate con noi a giocare lanciandoci giochi e viziandoci di carezze, senza contare i milioni di biscottini che clandestinamente finivano nei nostri pancini. Devo dire che la vita non era niente male, anzi, fosse stato per me sarebbe potuta andare avanti all'infinito, fino a che un giorno la mamma ci chiamò tutti perché voleva parlarci di una cosa.
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Vita a 15 centimetri d'altezza
HumorCi sono tante tipologie di protagonisti: i forti, i belli, gli audaci, ma io ho scelto un protagonista un po' speciale, uno che vive il mondo a 15 centimetri d'altezza: un bassotto.