Capitolo 64

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I secondi sono più lenti che mai, il tempo sembra quasi fermo.

I tifosi si muovono a rallentatore e l'ansia mia sta mangiando vivo.

Posso studiare tutti gli stati d'animo dei tifosi in prima fila.

C'è l'ultras pronto a festeggiare sventolando la bandiera rossonera.

Il tifoso più moderato che mima un "Oooh" con le labbra e agita le mani.

Il padre che tiene sulle spalle il figlioletto e si ricorderà per sempre questo momento.

Il bambino che non capisce la grandezza della situazione, ma stringe come non mai la maglia rossonera che ha in mano.

Poi sento solo un boato.

I coriandoli iniziano a scendere vorticando nel cielo inglese, i tifosi rossoneri sembrano impazziti e la Curva gli sta evidentemente stretta. E' bello vedere che la prima cosa che fanno non è rivolgersi agli avversari, ma applaudire la propria squadra.

L'ultras sventola compulsivamente la bandiera con scritto un "8" gigante.

Il tifoso moderato saltella cantando cori per la squadra.

Il padre stringe il figlio tra le braccia sorridendo e il bimbo piange agitando in aria le mani.

Mi giro, pensando di trovare Ricky che corre per il campo sotto la Curva, invece rimaniamo tutti di stucco e ci blocchiamo. Ricardo va da Gigi, gli stringe la mano e si butta in ginocchio sul prato, alzando le mani e lo sguardo al cielo per qualche secondo. Quando si rialza, ci buttiamo tutti su di lui.

Abbiamo vinto l'ottava Champions League della storia rossonera.

SOFIA'S POV

Lo stadio è impazzito, tutte le compagne o mogli dei giocatori del Milan stanno immortalando il momento con il cellulare tranne me e Vanessa. Siamo lì a sorridere come ebeti mentre in campo si abbracciano, cantano e saltano a tempo con i tifosi.

La nottata è infinita e fatta di festeggiamenti continui.

Quando io e Stephan mettiamo piede in camera è quasi mattina, giusto il tempo di fare le valigie e ripartiamo verso casa, ma con un ingombro in più sull'aereo. Nei giorni successivi vivo più in giro tra locali, cene ufficiali e conferenze stampa che a casa: i ragazzi sono sempre a festeggiare e noi ragazze li seguiamo a distanza.

Stasera siamo alla festa ufficiale per vittoria in un locale pieno di esponenti del calcio italiano e noi ragazze siamo particolarmente in vena di divertirci.

Uno, due, tre bicchieri. Direi che può bastare per stasera, non vorrei svegliarmi domani col mal di testa. Vanessa e Marta sembrano non preoccuparsene: glielo dico, ma non mi ascoltano. Quando arrivano i ragazzi, consegno Vanessa nelle mani di Mattia, affido Marta al buon senso di Andrea e gli chiedo di accompagnarla a casa. Verso le 2 salutiamo tutti e con Stephan mi avvio verso casa. Ho bisogno di un aiuto per salire le scale, ma più per colpa dei tacchi che dell'alcool. Il giorno dopo verso mezzogiorno chiamo Vanessa per sapere se è tutto a posto e mi risponde una voce piuttosto assonnata.

Io: Buongiorno -

Vane: Buongiorno un cavolo, ho un mal di testa infinito -

Io: Posso dire "Te l'avevo detto"? -

Vane: Sì.. E non mi ricordo niente di quello che è successo ieri! -

Predestined || Stephan El ShaarawyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora