Capitolo 19 - Il Puntafatti

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Quando Messer Abitelio ebbe pronunciato le sue sconvolgenti parole, che quasi rendevan vani gli sforzi di ciascuno, si alzò un gran brusio tra i presenti; io e Cil ci guardammo increduli, quinci volgemmo di nuovo gli occhi a colui che parlava.

«Man mano che le vostre Compagnie portavano gli Artefatti presso i nostri Empori,» spiegò Abitelio, «la lista s'allungava, ma essi erano tutti o già noti o incompatibili con quello che avrebbe potuto essere l'Artefatto Supremo. Così abbiamo iniziato a sospettare, negli ultimi mesi, che ci fosse una falla: non certo nelle vostre abilità, che si erano già dimostrate eccezionali, ma nelle nostre conoscenze. E per fortuna gli Dei ci hanno consentito di avere qui il venerabilissimo Ornego, la cui sapienza non ha pari: egli ha scovato questa falla.»

«Tutti credevamo, fino ad una manciata di giorni or sono,» intervenne il vecchio, «che esistesse un solo tipo di Artefatti, chiaramente riconoscibili grazie al simbolo degli Dei inciso su di essi. Ma non è così.»

Altri borbottii traversarono la sala. Ora tutti erano seri e attenti, compreso il gremoriano, che s'era mostrato finora abbastanza disinteressato.

«Passando in rassegna tutti i trattati e i testi che parlano esplicitamente degli Artefatti, ho rammemorato che uno ed uno solo di essi parla di qualcosa di insolito: gli Artefatti Superiori. Lessi questo testo da giovane e non diedi gran peso a quelle parole, ma ora ho compreso: l'Artefatto Supremo appartiene a questa seconda categoria di Artefatti, perciò non è stato mai trovato. Poiché essi sono molto più antichi e potenti degli altri, e non recano nessun simbolo ad identificarli: il loro potere è così spaventoso che gli stessi creatori non vollero che fossero riconosciuti.»

«Dunque, se non è possibile riconoscerli, essi sono definitivamente dispersi» disse scorbuticamente l'uomo che aveva portato la Lancia.

«No, Messer Penemozzo, non sono del tutto dispersi» gli rispose il vecchio, poggiando sul tavolo un Cavatappi. Allora il sapiente estrasse dal mantello un piccolo oggetto tondo, con una punta come di freccia che ne sporgeva, e lo avvicinò al Cavatappi, il quale prese tutto, d'improvviso, a brillare.

«Oh per tutti i Numi!» esclamò Cil.

«Incredibile!» disse Ferinna.

Tutti osservarono stupiti, cercando negli occhi degli altri se qualcuno comprendesse ciò che stava accadendo: ma la maggior parte dei presenti, addirittura alcuni verustri, era all'oscuro di quel sortilegio.

«Tutti gli Artefatti Superiori,» spiegò il vecchio, «come questo che sta dinnanzi a voi, sono composti per intero o in parte di un materiale divino, differente dall'etere e dall'atramento, superiore alla borace, alla magnesia e al salgemma: il Sangue degli Dei, noto anche come bolsite

«Bolsite?» domandò Cil, sopraffatto dallo stupore.

«Bolsite.» ripeté il saggio, «Ho creato personalmente questo oggetto, piccolo e maneggevole come una bussola, capace di percepire la presenza della bolsite da enormi distanze, di guidare il cercatore verso gli Artefatti Superiori e di farli brillare, se avvicinato ad essi. L'ho chiamato Puntafatti: con questo, l'Artefatto Supremo sarà recuperato.»

Un gran silenzio piombò nella sala, come fa la scure sul capo del condannato.

«Datela a noi, questa specie di bussola!» pretese allora Ferinna, battendo un pugno sul tavolo, «Abbiamo recuperato gli Artefatti custoditi nei luoghi più pericolosi! Siamo gli unici degni di proseguire la cerca!»

Artifacta - La Cerca degli ArtefattiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora