Alessandro sapeva benissimo quali fossero i suoi doveri e non vi si era mai sottratto. Quando aveva vent'anni, aveva preso in mano le redini di un popolo fino ad allora ai margini della società greca. Suo padre, Filippo II, voleva dare nuovo lustro alla Macedonia, guidando il suo esercito alla conquista del mondo. Aveva fatto appena in tempo a iniziare a dar vita al suo sogno, che era stato ucciso brutalmente in una congiura subito punita. Era toccato a lui succedergli e, seppur giovanissimo, non aveva esitato: Alessandro sapeva di potercela fare. A questo era servita la sua educazione, fin dalla più tenera età, le lezioni speciali con Aristotele, i duri allenamenti a cui si era volontariamente sottoposto.
Grazie a tutto ciò, aveva ottenuto l'obbedienza della Lega Ellenica, piegandola al suo potere e poi era partito alla conquista di tutto il mondo conosciuto: lui solo sarebbe arrivato ai confini della terra e avrebbe riso guardando l'abisso.
Il suo nemico principale era stato Dario III, imperatore della Persia, e lo aveva più volte sconfitto, fino a detronizzarlo, nominandosi Re dell'Asia.Ma Alessandro non era soddisfatto. Il suo non era più solo un sogno, non era più solo l'aspirazione della sua vita. Era diventata la materia di cui lui stesso era fatto e non seguirne il richiamo gli sarebbe stato fatale.
Per arrivare fino alla fine del mondo, però, aveva bisogno di alleati che fossero stabili nel tempo; la stabilità veniva garantita dai matrimoni politici. Proprio quel giorno, attraverso uno di questi contratti, lui si era assicurato la fedeltà dei popoli della Sogdiana e della Battriana, contro cui aveva combattuto per quasi due anni. Ciò gli dava la tranquillità necessaria per lasciare quelle terre ormai conquistate e cavalcare alla volta dell'India.
Rossane era una ragazza bellissima, la più bella di quell'angolo di mondo, ed era di sangue reale: non c'era candidata migliore di lei per il primo matrimonio di un Imperatore. Il fatto che non fosse greca ormai non costituiva più un problema, almeno per Alessandro e i suoi compagni più fidati. Lui stesso non era mai stato considerato un vero greco da Atene e sapeva perfettamente quello che una sempre più ristretta cerchia di nobili ateniesi pensava di lui e delle sue imprese. Ma, finché la sua testa era cinta dalla corona greca, lui era il Re e nessuno poteva permettersi di insultarlo.Quella giornata era stata inaspettatamente tiepida, persino sulla sommità del monte dove si era celebrata la cerimonia. Rossane era abbigliata con i costumi tradizionali del suo popolo e quasi splendeva sotto il carro di Apollo, i cui raggi colpivano le migliaia di gemme preziose cucite nei suoi abiti; Alessandro aveva tagliato il pane con la spada secondo il rito tradizionale sogdiano e la cerimonia si era conclusa. L'aveva guardata con desiderio, a malapena scorgendone i tratti sotto i numerosi veli che la coprivano quasi tutta, lasciando liberi due occhi di brace, scurissimi, che non mostravano un briciolo di timore nei suoi confronti.
Alessandro amava sentirsi venerato e temuto, ma stranamente gli piaceva anche che lei lo guardasse in modo aperto, con curiosità e senza paura. Non potevano ancora capirsi a parole, perché nessuno dei due parlava bene la lingua dell'altro, ma quello sguardo gli raccontava di una persona intelligente con cui, forse, condividere la vita non sarebbe stato un peso.Finita la cerimonia, le due parti si ritirarono nelle rispettive tende per i rituali pre-talamo. Con un ultimo sguardo alla sua neosposa, che andava via in una scia di veli e profumi intensi, Alessandro si diresse verso la tenda di Efestione, invece che nella propria. Conosceva i suoi doveri e li ottemperava, ma di quello che faceva nel resto del suo tempo non rendeva conto a nessuno.
Efestione era uno dei suoi eteri e comandante di cavalleria. Si conoscevano fin da piccoli, essendo stati educati insieme. Efestione era di poco più grande di Alessandro, sia di età che nel fisico, e non gli aveva mai fatto sconti quando da adolescenti si allenavano nella lotta: Alessandro era Alessandro per lui, non il principe ereditario, figlio di Filippo e di questo l'altro gli fu per sempre grato.
Erano cresciuti insieme e la loro amicizia si era evoluta con naturalezza in un legame profondo e indissolubile, non solo mentale. Per loro due era stato come respirare: non ti accorgi che lo fai, ma è la ragione per cui sei vivo.
Insieme avevano affrontato le peggiori battaglie, guardandosi le spalle a vicenda e soffrendo nel vedere l'altro ferito. Erano preparati al fatto che Alessandro, essendo Re, prima o poi avrebbe dovuto prendere moglie. E ora era successo davvero.
Efestione non aveva partecipato alla cerimonia: avrebbe voluto, anzi, quella mattina si era alzato prima dell'alba per prepararsi e poi andare ad aiutare Alessandro a vestirsi. Ma, al momento di uscire dalla tenda, tutta la sua finta indifferenza era venuta meno e non aveva fatto un altro passo. Sconfitto, era tornato a letto, sedendosi di schianto, prendendo la testa tra le mani e stringendosi i capelli nei pugni. Lui, che di coraggio ne aveva da vendere, che non era mai arretrato davanti a nessun nemico, nessuna lancia, nessuna spada, non riusciva a costringersi a fare un passo fuori dalla sua tenda, in tempo di pace.
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LA PRIMA NOTTE ||ALESTIONE-OS||
FanfictionAlessandro si è appena sposato con Rossane, la figlia del satrapo Ossiarte, e poco prima di giacere con lei per la prima volta, raggiunge Efestione nella sua tenda.