Il San Mungo non si poteva di certo definire un posto allegro, con le sue infinite corsie bianche e grigie tappezzate di mille porte. Non un poster attaccato alle pareti, nessuna foto, volantino o altro... era davvero triste.
Per non parlare delle singole camere! Le pareti erano grigio chiaro e totalmente spoglie. Non un mobile, non una sedia... solo le macchine per le cure, appoggiate sul lato destro delle stanze, e un letto al centro, circondato da tendine di un giallo sporco veramente rivoltante. Una finestra sulla parete di fronte ad esso, leggermente piccola e troppo in alto.
Fu questo che Hermione vide quando, finalmente, aprì gli occhi.
Il copro le formicolava, ma con gioia scoprì che finalmente riusciva a muoversi meglio della sera precedente.
Sera?
In realtà non sapeva quanto tempo fosse passato. Guardò, per quanto ci riuscì, fuori dalla finestrella, scorgendo un cielo grigio e per niente invitante. Fece una smorfia, intuendo che tra poco avrebbe senza dubbio piovuto.
Fece passare lo sguardo su tutte le cose presenti nella camera, che non erano poi così tante, ma ameno avrebbe passato un po' il tempo. Dieci secondi dopo aveva finito, e stava disperatamente cercando qualcosa da fare.
Non trovando nulla che la interessasse, in quel luogo che faceva tristezza solo a guardarlo, chiuse gli occhi e si abbandonò sulla pila di cuscini che aveva alle spalle, sul letto. Ma come si appoggiò ad essi scattò di nuovo a sedere, improvvisamente attraversata dalle più buie considerazioni.
Non sapeva che ore fossero e, forse, nemmeno in che giorno si trovava; non sapeva che cosa le stesse succedendo, né dove fossero i medimaghi o i suoi amici. Era completamente sola, abbandonata a sé stessa, in una camera spoglia e triste, dentro un immenso ospedale per maghi.
Voleva urlare. Era arrabbiata e frustrata, ma anche triste e spaventata. Le lacrime iniziarono ad offuscarle gli occhi mentre si lasciava di nuovo cadere all'indietro, aprì la bocca per respirare un po' d'aria, ma anche quella aveva l'inconfondibile marchio dell'ospedale. Cominciò a piangere silenziosamente, chiedendosi cosa ne sarebbe stato di lei.
Aveva dolore al collo, nel punto esatto in cui quello strano aggeggio non identificato l'aveva presumibilmente punta. Se lo tastò piano, ma ritirò subito la mano, soffiando come un animale ferito: faceva malissimo.
Iniziò così a singhiozzare senza ritegno, mandando al diavolo qualsiasi proposito di farlo in silenzio. Tanto, chi l'avrebbe sentita? Al novantanove per cento le pareti della sua "camera" erano insonorizzate, quindi neanche il suo vicino accanto avrebbe potuto udire le sue lamentele e la sua tristezza.
Si rannicchiò su sé stessa, stringendosi le ginocchia al petto, e chiuse gli occhi, lasciando comunque le lacrime scorrere libere sulle sue guance arrossate. Strinse gli occhi ripensando a cosa aveva provato quando era stata male, prima di essere portata al San Mungo. Un fastidio la pervase, ricordando il senso di soffocamento e di nausea che l'aveva posseduta per quei brevi, ma infiniti, attimi.
cercò di placare la mente, provando a pensare a qualcosa di meno forte. Si immaginò la Tana, il profumo dell'arrosto alle mele di Molly. Il profumo dei libri della biblioteca di Hogwarts, odore di tomo antico e usato, il suo preferito. Poi il profumo di Draco, menta e muschio bianco.
Godric, Draco. Chissà cosa stava facendo.
Sapeva che lei era in ospedale? Come l'aveva presa?
queste domande la distrassero dai brutti pensieri, ma la tormentarono a lungo. E se il ragazzo si fosse pentito di quello che era successo tra di loro? E se fosse stata tutta una ridicola presa in giro?
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Slytherin's
Fanfiction"Le piaceva vedere il potere che aveva su di lui. Aveva la capacità di fargli toccare il cielo e di distruggerlo senza muovere un dito." ___________________________ Riconoscimenti raggiunti nel tempo: 🥇#1 nella categoria #jkrowling 🥇#1 nella categ...