~ un piccolo prologo per dare un'infarinatura della mia idea, spero vi incuriosisca almeno un po' ~
Nell'anno 2038, Negli Stati Uniti d'America, gli androidi erano in mezzo a noi.
Parlavano...si muovevano...obbedivano.
Un era in cui la macchina è diventata il migliore amico dell'uomo.
Perché per questo sono stati progettati.
Esseri tecnologici consenzienti in funzione esclusivamente di compiacere, servire e aiutare l'essere umano.Ad esempio, in casi come quella sera come tante di novembre, l'androide della cyber life RK800 Connor, portava sotto braccio il suo collega e detective Hank Anderson, poiché quest'ultimo non riusciva a reggersi in piedi per la sbronza avuta al suo solito bar.
Così, come un ben cane addestrato, Connor lo sopportava su di lui fino a casa, dove era meglio sarebbe dovuto essere anche prima.
Quella zona era tranquilla, una lieve pioggia cadeva su Detroit, e il blu della notte era acceso dalla luna piena.A rovinare la quiete era solo Hank.
<Ehi tu! Lasciami stare ti ho detto> continuava a ribadire, ogni 10 metri.
<La sto riaccompagnando alla sua casa, non tema> essere il collega di Anderson, stava diventando un po' più impegnativo di quel che richiesto della sua missione.
<Non ha pensato di smettere? Compromette molto alla salute e-> interrotto, come sempre.<Osi darmi consigli, ammasso di circuiti?> disse, o per meglio dire sbiascicó, Hank.
<Direi di sì, servo anche a questo> ironico e diretto, come sempre. Aveva capito dal primo momento, che era l'atteggiamento giusto da assumere per stare in compagnia del detective assegnatoli.
<Come può un computer farmi incazzare così tanto?> probabilmente se lo stava chiedendo sul serio.
<Siamo arrivati. Non si agiti troppo, o vomiterà> annunciò Connor, giunti all'ingrosso.
Senza fatica aprì la porta. Accese la luce e appoggiò Hank delicatamente sul divano.
<Mi gira la testa cazzo> si lamentó, secondo i calcoli di Connor, la ottantaduesima volta il collega.
<Deve solo stare tranquillo, pian piano le passerà tutto. Se vuole le posso portare qualcosa da mangiare. Il cibo assorbe l'alcool>
<Per favore non parlare più> una richiesta importante per lui, in quel momento.
<Ho capito. Tolgo il disturbo> detto fatto, si girò dritto in direzione della porta.
Fu in quel momento, che nella testa Hank, venne un pensiero principale tra i tanti. L'unico pensiero buono che gli era rimasto.
<Rachel!> Urlò, arrivando subito ai sensori di Connor, il quale voltò la testa verso esso.
<Tenente?>
<Rachel!> Ribadì, alzandosi di scatto come se la sbronza gli fosse passata in un istante. Iniziò a barcollare su per le scale.
<Non è saggio fare questi movimenti bruschi nel suo stato> ennesimo consiglio che tanto Hank non avrebbe neanche sentito. Raggiunse il collega che ormai era sparito di sopra.
Non fece fatica a capire in quale stanza si trovasse, non tanto grazie alle sue funzionalità, ma più che altro per la voce del tenente.
<Rachel! Cazzo, di nuovo!> l'alcool gli tornò a fare effetto. Si sedette sul letto di quella stanza, e Connor all'uscio della porta.
<Mia figlia... se n'è andata di nuovo...sono un agente riesco sempre a trovarla, ma ora in queste condizioni...> Pensò a voce alta con lo sguardo alla ricerca di non sapeva neanche lui cosa, al pavimento. Una frustrazione dopo l'altra, i suoi occhi si posarono sulle scarpe dell'androide, alzando lo sguardo lentamente, fino ad arrivare a quelli che si possono chiamare gli occhi di Connor.
Era la sua unica possibilità.
<È ironico. Mi dà fastidio già solo la tua esistenza, eppure adesso mi trovo costretto a chiederti un favore...> accenne a un sorriso, che si spense immediatamente.
<Ti prego, riportala a casa, Connor.>
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The Reason Is You || • Detroit Become Human •
RomanceChi ha giocato o visto il videogioco, come può non aver trovato affascinante Connor? Chissà immaginarlo, se Hank avesse avuto una figlia...