Capitolo 1.

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RILEY.

I suoi capelli furono la prima cosa che vidi quella notte. Quella scia di liquido nero sui suoi capelli, sparso sulla sua schiena, mi fece camminare verso di lei. Il bar era tranquillo. Un'adolescente aveva appena fatto lo stage. Stava canticchiando sottovoce tramite un vecchio microfono e tenendo una chitarra la quale sembrava essere piú larga del suo minuto corpo. Ognuno nella folla sembrava essere silenzioso e la sua instistente voce era l'unico suono sentito.

Stavo camminando verso la ragazza dai capelli scuri che si voltó nella mia direzione. Il blu ghiaccio dei suoi occhi colpí qualcosa di familiare dentro di me e mi sentii come se conoscessi questa estranea. Non riuscivo a ricordare e non sono una di quelle ingenue persone che credono nell'amore a prima vista. No, non era amore o qualche magica forza, la conoscevo.

Forse la mia mente mi stava ingannando. Forse lei era solo un puntino a caso nella folla, ma non si sentiva in quella maniera. Si sentiva come a conoscenza di qualcosa in un modo pericoloso, nei suoi aderenti jeans blu e nella sua maglietta con la stampa floreale. Non ero sicuro di come interpretarla o sei lei mai fosse stata interessata di essere interpretata, ma mi serviva scoprirlo.

***

L'insegna a neon appesa sopra al mio bar preferito è stata oscurata da mesi. La metà delle lampadine sono fulminate e sono convinta che le persone che passano qui per strada non sanno che è chiamato Donald, col nome del figlio dei propretari, al quale è stato richiesto l'intervento centinaia di volte per risolvere dei problemi, ma lui non spende soldi per un buon caffé, figuriamoci per sostenere un locale con un'insegna di merda, a quanto dice lui.

Sono in ritardo ora, dovevo incontrare Gina qui trenta minuti fa, ma sono dovuta passare a prendere Devon a scuola di nuovo. Il mio fratellino sembrava essere l'ultimo bambino, aspettando sui gradini, da solo, quando mi sono precipitata per prenderlo. Il lavoro di mio padre sta diventando molto piú impegnativo, specialmente per un ipotetico e temporaneo lavoro part-time. Ogni giorno questa settimana sono dovuta uscire durante la lezione di letteratura e precitarmi alla scuola elementare. La vita era molto piú semplice quando la mia famiglia era "normale".

Estraendo il cellulare dalla tasca, controllo la lista di messaggi non letti mentre cammino fuori. Quattro da Gina, come sospettavo, e uno da mio padre, con la richiesta di prendere la cena ritornando a casa. Sospiro provando a pensare come ho intenzione di tornare con un pasto per noi tre, quando la cucina è quasi vuota e io non lavoro fino a domani sera. Poichè mia madre si trasferí fuori, non ha fatto molto per Devon, nonostante lui viva con lei, trascorre la maggior parte del tempo con me a casa di mio padre.

Mentre attraverso il Broo, passo davanti alla folla per cercare un tavolo. Gina è seduta ad un tavolo lontano dalla porta. Quando mi vede i suoi occhi marroni diventano piú scuri e raddrizza la schiena. Merda.

"Hey, mi dispiace, sono in ritardo. Io-" mentre mi chino per baciarla, gira la sua guancia. Le mie labbra toccano i suoi capelli e colgo il suggerimento. Mi siedo di fronte a lei la quale prende il suo cappuccino e fa scorrere la lingua lungo il bordo della tazza di porcellana.

Colgo il sarcasmo e cerco di comportarmi con leggerezza. Gina è una testa calda, ancor di piú di me. È esuberante, spesso incolpa la sua eredità Domenicana per giustificare il suo temperamento. Io non sono migliore; lei è solo piú estroversa di me.

"Riley, guarda..." inizia; i suoi capelli castani corti le incorniciano il viso, un look ancora piú nitido sotto la luce fioca.

"Sono stata piú che paziente con questa porcheria." dice e mi mordo la lingua, in attesa. "Sei in ritardo. Ancora."

Mi protendo verso di lei e appoggio le mani sulle strappature dei jeans alle ginocchia.
"Si, e tu sai la motivazione." comincio a spiegare. Lei non sa esattamente la causa per cui sono costantemente in ritardo o per cui ho dovuto cancellare i nostri piani spesso nel corso delle ultime settimane.

"No, no, non so perchè. Questo é il problema. Tu non mi racconti una merda." Si lecca le labbra e continua, "Non posso fare questa stronzata con te ancora. Sono stanca di aspettare te. Sai quante scuse ho inventato per te?" Gina alza la voce.

Vorrei scusarmi e assicurarle che presteró piú attenzione al mio tempo, al suo e a tutta questa merda, ma qualcosa mi ferma. Voglio davvero combattere per questo, per lei?

Gina solleva gli occhi al cielo per il mio silenzio e picchietta le sue unghie contro i lati della tazza.

No. Non voglio lottare per questo. Ho visto i suoi alti e bassi da quando si è trasferita nel mio collage qualche mese fa.
Lei era in ritardo per il suo primo giorno e mi ha chiesto indicazioni per la classe d'arte, dove mi è capitato di esserci. Stava imprecando, metà in un'altra lingua, e per metà in inglese e ho trovato il suo fuoco affascinante e rinfrescante, ma da quando ho avuto modo e maniera di conoscerla, ho sentito l'ustione di quel fuoco e non ero piú sicura che fosse una buona cosa.

Io non cercavo qualcosa di serio quando l'ho incontrata e questo non è cambiato da allora. Mi piace il modo in cui mi impegna solo ad incontrarla. Non tocco nessun'altra da un pochino, peró mi piacerebbe averne la possibilità.

"Davvero, Riley, niente? Non hai intenzione di dire niente?"

Mi guardo attorno nel piccolo bar, assicurandomi di non avere contatto visivo con nessuno, osservando delle coppie intorno a noi. La prima coppia, seduta alla nostra destra, è troppo occupata a tenersi l'un l'altro per notare il mio sguardo fisso su di loro.
Le braccia della ragazza sono avvolte attorno alle spalle del suo ragazzo, e la sua bocca e bloccata sul suo collo. La seconda coppia, di mezza età, è molto sorridente e mi fa venire i brividi. Sono fin troppo allegri. Nessuno è cosí felice.

Lampi di Gina nella foga del momento arrivano alla mia mente.
Il momento è stato lo scorso fine settimana, la sua bevanda era ghiacciata, piena di vodka e lei me la gettó in faccia. Il liquido era freddo ma il liquore negli occhi era peggiore.

Mi distraggono dai miei pensieri sussurri di estranei che parlano di due ragazzi che litigano di fronte a loro.
Sono abituata agli sguardi i quali le persone mi rivolgono; sono abituata ai sussurri e sguardi obliqui, come se non avessi il loro stesso di tenere le mani insieme a quelle di una ragazza.
Ma Gina non era abituata.
Non riesco nemmeno a ricordare il motivo per cui era incazzata con me e perchè io ero altrettanto con lei.
Ma lei sembrava essere in missione per far sapere a tutti in quel luogo che lei era pazza.

"Ciao, Riley." Gina si alza dal tavolo e non ho ancora trovato alcuna parola per lei. Solo che non lo sento; non mi sento come una persona che ha appena rotto con la propria ragazza. Mi sento neutrale, leggermente seccata, ma nulla di nuovo per me.

"Ciao." sforzo parole dalla mia bocca.

Mi siedo lí, al tavolo in fondo e chiudo gli occhi.
Sono cosí stanca.
Tra le lezioni, prendere Devon, trattare con mia madre per il lavoro in uno studio di design, sono bruciata.
Mi trovo alla deriva con poco sonno, e mi costringo a stare in piedi.

Afferro il mio telefono e mi dirigo verso la porta.

Ho un incarico per domani, semplice, ma solo perchè non ho ancora iniziato.

Data la mancanza di sonno, sono sicur- di scoccare la cena e fare un bagno a Devon.

Saranno le nove prima che solo possa cominciare.

Caffeina, ho bisogno di caffeina.

É l'ora di ordinare e la musica inizia.

Mentre la musica inizia, qualcuno si blocca davanti a me.
Il nero è tutto ció che vedo.
La luce colpisce l'ondata di nero e sento una debole risata.

Una ragazza si volta, gli occhi azzurri come il ghiaccio.

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