Capitolo 28.2: Rapimento

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Salito sulla barca mi guardo intorno, osservando ogni angolo in cui, durante il mio viaggio, ho versato lacrime per lei

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Salito sulla barca mi guardo intorno, osservando ogni angolo in cui, durante il mio viaggio, ho versato lacrime per lei.
Scuoto la testa per cancellare quei ricordi tristi, pensando a ciò che sto per fare. Resterò qui per te, amore mio, come avrei dovuto fare già quella sera.. 
Cammino sul ponte a passo deciso e mi chino in avanti, pronto a sciogliere la prima cima. La lascio cadere sul molo e un senso di sicurezza inizia a pervadermi.
Mi dirigo velocemente alla seconda e quella sicurezza avvertita prima, aumenta. E adesso, manca solo l'ultima! 
Mi piego sulle gambe e con le mani inizio a sciogliere quella corda spessa e d'un tratto, la voce allarmata della donna che amo, giunge alle mie orecchie.

«CAN!» urla e a quel suono, alzo gli occhi coperti dai miei occhiali da sole e la vedo. Corre, sembra agitata, in ansia, spaventata.
«CAN! UN SECONDO! UN SECONDO!» urla, salendo in tutta fretta sulla barca. «NO, NO, NO, NON PUOI! NO, NO, NO UN MINUTO!» continua ponendosi di fronte a me, lasciandomi sconcertato, confuso. Tolgo gli occhiali, per poterla osservare meglio. Sembra sconvolta, impaurita e, proprio quando sto per chiedermi cosa sia potuto succedere, ecco che i suoi occhi si piantano nei miei e dalle sue labbra, escono fuori parole che mi arrivano dritte al cuore: «NON VAI DA NESSUNA PARTE, CAN DIVIT!» 
Distolgo lo sguardo da lei, portando la stecca degli occhiali alla bocca e lascio che i miei denti la stringano. Hai paura che me ne vada davvero allora? Com'è possibile che non hai ancora capito che resterò qui con te?

Mi volto ancora una volta verso di lei, e capisco che c'è solo una cosa ormai da fare: portarla via, con me. Potrebbe essere davvero un nuovo inizio, per noi. 
Resto in silenzio e, come se non l'avessi ascoltata, come se non avesse proferito parola, lascio cadere l'ultima cima per poi rialzarmi e spostarmi al timone, il tutto sotto i suoi occhi che osservano attenti ogni mio movimento. 
«MI STAI ASCOLTANDO?!» urla ancora, mentre mi chino ad avviare i motori della barca. «TI STO DICENDO CHE NON PUOI ANDARE DA NESSUNA PARTE!» continua, credendo che voglia in qualche modo andare via e lasciarla sola, ancora una volta.
La guardo negli occhi per un breve secondo mentre con le mani afferro la leva e, senza indugiare ancora, l'abbasso, lasciando che la barca inizi a solcare le acque calme di questo mare.
Guardo il suo bellissimo viso sul quale, a poco a poco, affiora un'espressione di sconcerto, per aver intuito che ormai siamo partiti. 
«DOVE VAI?!» mi chiede spaventata e a quel punto, decido di risponderle: «Allora tu vieni con me!».

A quelle parole, i suoi occhi si sgranano e le sue braccia, da prima conserte, cadono lungo i fianchi. «CAN?! CAN, NON ESSERE RIDICOLO, DOVE STIAMO ANDANDO?!» chiede ancora, agitata. Decido di non risponderle, consapevole che questa traversata in sua compagnia, sarà forse la più sfiancante e la più bella che abbia mai fatto. «CAN, COSA PENSI DI FARE?! TORNA INDIETRO, PER FAVORE!» mi dice e a quel punto, decido di prendermi una piccola rivincita, lasciandole credere che saremo partiti per davvero.
«Mi hai accusato più volte di essermene andato. Ecco, adesso tu verrai con me!» rispondo, indicando il mare.
Sanem, presa dal panico, si lancia verso la leva di avvio afferrandola e iniziando a tirarla dalla parte opposta, nel tentativo di spegnere i motori e impedire quello che sta diventando il nostro primo viaggio in mare.
Le afferro prontamente la mano, tenendola ben salda nella mia attorno a quella leva e mi volto verso di lei che senza arrendersi, prova a strattonare senza successo.
Urla più volte il mio nome, implorandomi di fermare la barca e, quando di scatto si volta verso di me, i nostri volti si ritrovano a pochi centimetri di distanza.
Quante volte l'ho sognata a bordo di questa barca, specialmente nelle notti buie, dove l'oscurità del mio dolore, mi trascinava così a fondo da pensare di non poterne più uscire.
Le sorrido, perché in questo momento non c'è nulla di più bello che vederla qui, su questa barca, accanto a me.
Le nostre mani sono ancora intrecciate attorno a quella leva e con il pollice le accarezzo il dorso della mano.
A quel gesto, un sorriso fa capolino sulle sue labbra, quelle stesse labbra che vorrei baciare, fino alla fine dei miei giorni.
Ma dura poco.

GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora