Capitolo 32

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 "Una donna di cui mi sono innamorato e che non riesco a togliermi dalla testa..."

Davvero Can aveva pronunciato quelle parole? Com'era possibile? Stava sognando o quello che viveva in quel momento era reale?

Lui continuava a fissarla attraverso lo specchio, ma non osava toccarla. Aspettava un cenno, che, però, tardava ad arrivare.

Aveva sbagliato di nuovo? "Sanem..." la chiamò piano "Non mi dici niente?"

Lei sembrò riscuotersi e lentamente si girò verso di lui, gli occhi ancora colmi di lacrime: "Non so cosa dire sig. Can...E' tutto così assurdo..."

"Assurdo? Cosa c'è di così assurdo in quello che ti ho detto? Pensi davvero che io voglia prenderti in giro? Che razza di uomo pensi che io sia, Sanem?" Adesso cominciava a sentirsi ferito. Le aveva aperto il suo cuore e l'unica cosa che lei aveva saputo dirgli era che quello che provava era un'assurdità?!

Scosse il capo sconfitto e fece per andarsene, quando Sanem lo fermò:" Le chiedo scusa, è che io...io non so cosa fare..."

"E' semplice Sanem, dimmi cosa vuoi ed io lo farò. Se vuoi che me ne vada uscirò da quella porta e rimarremo solo colleghi, se vuoi che rimanga..."


"Voglio che rimanga!" quasi gli urlò addosso "Sono stanca di sentirmi sola, di sentirmi messa all'angolo, di chiedermi perché è capitato a me...voglio solo sentirmi desiderata, essere amata...niente di più..."

Il suo era un disperato grido di aiuto. Avevano curato il suo corpo dopo l'incidente, ma nessuno, mai, si era preoccupato di curare la sua anima.

Can non indugiò oltre. L'afferrò e la strinse tra le sue braccia e lei, in quell'abbraccio, trovò tutto il conforto ed il calore di cui aveva bisogno. Si lasciò fagocitare da quell'abbraccio come se in esso ritrovasse la parte di sé che le era stata strappata via. E quell'abbraccio fu balsamo anche per Can che vi trovò il coraggio di amare ancora, di concedersi completamente. Quando entrambi si furono nutriti abbastanza di quel contatto Can, sempre tenendola stretta al suo petto, le chiese:

"Che ne dici se adesso provassimo a dormire un po'?" Lei sollevò il viso in cerca del suo e timidamente disse:" D'accordo ma solo se rimani con me..."

"Non chiedo di meglio!" fu la sua risposta, prima di prenderla per mano e condurla verso il letto.

Si stesero fianco a fianco e questa volta fu lei a cercarlo. Si rannicchiò contro il suo corpo, poggiando il viso nell'incavo del collo, aspirandone il profumo e baciandolo ripetutamente, sussurrandogli mille volte grazie.

Lui si limitò a stringerla ancora di più a sé, quasi a farne la sua "coperta", come se volesse fondersi con le sue forme. Le accarezzò i capelli, la schiena, ogni parte del corpo che riusciva a raggiungere e scoprì un nuovo modo di amare fatto di dolcezza, di lentezza, di carezze delicate, di parole appena mormorate. Un modo talmente intenso e coinvolgente da toccare la parte più profonda del proprio essere e allora capì che Sanem, non solo gli era entrata nella testa, ma si era presa anche la sua anima!

Il suono insistente del telefono li svegliò alcune ore dopo, ancora abbracciati. Era il cellulare di Can e chi chiamava era Melis. Quando Sanem vide il suo nome sul display fece per alzarsi, ma lui la trattenne e mise il vivavoce. "Buongiorno Melis, che succede?"

"Ciao Can, spero di non essere inopportuna ma volevo avere notizie di Sanem. Ieri sera sei andato via con lei...come sta? L'hai riportata a casa?"

"Fortunatamente sta bene, solo una leggera abrasione al ginocchio e un bello spavento, ma nulla di più. Non ha voluto che la portassi a casa...è qui da me."

Melis tacque per un momento e poi chiese: "E' lei vero?... E' lei la persona a cui tieni molto!"

Can guardando negli occhi Sanem, che era seduta di fronte a lui, ripose senza esitare: "Sì è lei!"

Di nuovo silenzio e poi: "Non ci crederai Can, ma ne sono felice e lei è davvero fortunata!"

"Glielo dirò...grazie Melis."

LA MAGIA DELL'IMPERFEZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora