Capitolo 37

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 "Avevi ragione Osman, mi sono spinto troppo oltre...non avrei dovuto".

Dopo la fuga di Sanem dalla sala riunioni Can l'aveva cercata ovunque, in lungo ed in largo, ma senza risultato. In azienda gli avevano detto di averla vista uscire frettolosamente senza avvertire nessuno e che sembrava piuttosto scossa.

Can, allora, aveva pensato di chiamare Osman per verificare se fosse andata da lui e l'amico glielo aveva confermato.

"Non fartene una colpa Can. Hai agito per il suo bene."

"Già ma cosa ho ottenuto?" replicò amareggiato Can.

"Dalle tempo, vedrai che capirà.."

"E' proprio questo il problema, Osman, io non ho più tempo. Il mio lavoro qui è finito e tra un paio di giorni tornerò a Londra..."

"Mi dispiace amico..."

"L'unica cosa positiva è che Sanem e Serkan sono piaciuti tantissimo, ma senza il benestare di Sanem lo spot non si potrà utilizzare...Ho rovinato tutto per niente..."

"Non arrenderti Can, se la ami veramente non arrenderti.."

"Non vorrei farlo, ma al momento ho le mani legate. Lei non mi vuole né vedere, né sentire ed io non voglio forzarla. Comunque ti ringrazio per tutto Osman e ti chiedo scusa per averti trascinato in questa situazione.."

"Non dirlo neanche per scherzo. E' vero, all'inizio ero dubbioso, ma ora sono convinto che abbiamo fatto la cosa giusta e non mi pento di averti aiutato. Sanem è una gran testarda ma finirà con il capire, ne sono certo!"

"Lo spero Osman, perché in lei è racchiusa una tale forza, una tale energia che sarebbe un peccato non la condividesse con gli altri"

Conclusa la telefonata con Osman, Can si accasciò sulla sedia, alla scrivania del suo ufficio e si guardò attorno. Con la memoria tornò al primo giorno in cui era arrivato lì e al suo incontro/scontro con Sanem. Un sorriso increspò le sue labbra. Non avrebbe mai immaginato che quella ragazza, all'apparenza così insignificante, potesse entrare tanto prepotentemente nel suo cuore... o forse sì?

Quand'è che ci innamoriamo? Al primo istante? Col tempo? Una cosa è certa: quando ce ne rendiamo conto siamo già irrimediabilmente coinvolti e Can si rese conto che, nonostante tutto, alcune risposte le aveva ottenute. Aveva capito di poter scrivere "fine" alla sua storia con Melis e, soprattutto, aveva capito che poteva amara ancora...

"Sig. Divit, posso parlarle un attimo?" la voce di Cemal lo riportò al presente.

"Certamente Cemal.."

"Perchè lo ha fatto?"

"Fatto cosa?" chiese di rimando Can fingendo di non capire.

"Mi riferisco allo spot in cui balla Sanem..."

"Perché credo che si meriti molto di più e poi, perché credo che sia giunto il momento di restituirle quello che lei le ha portato via.."

Sentendo quelle parole Cemal impallidì: "Non capisco a cosa si riferisca..."

Can gli lanciò uno sguardo infuocato ma si sforzò di rimanere calmo: "Ohh, io invece penso che lei lo sappia benissimo!"

"In ogni caso non ho fatto tutto da solo...Anche mio padre ed il padre di Sanem sono colpevoli..." tentò di difendersi Cemal.

Che codardo, pensò disgustato Can prima di rispondergli "Può essere, ma chi ha investito Sanem quella sera è stato lei e chi è fuggito senza prestarle alcun soccorso è sempre lei Cemal...oppure lo vuole negare?"

"Non lo nego ma Sanem è stata ampiamente risarcita..."

A quell'affermazione la rabbia di Can esplose. Si alzò furibondo e fronteggiò Cemal: "Risarcita?! TU l'hai quasi uccisa, TU le hai tolto la possibilità di diventare una ballerina, TU le hai rubato il suo sogno più grande e TU l'hai portata a credere di non valere più nulla....e pensi di averla risarcita pagandole le cure ed offrendole un lavoro???"

I toni della discussione si erano alzati parecchio e nessuno dei due uomini si era accorto che sulla soglia era comparsa Sanem che aveva visto e sentito tutto.

"Qualcuno può spiegarmi cosa sta succedendo qui? Sig. Cemal? Can?" chiese in un tono stranamente freddo e impassibile, sul viso un'espressione indecifrabile.

Silenzio.

"Sanem tesoro, calmati" provò a dire Can.

"IO sono calma, ma esigo delle risposte" obiettò lei.

"E le avrai, ma ora siediti..." continuò Can facendo un passo verso di lei.

"Non voglio sedermi e non voglio che nessuno di voi due mi si avvicini...voglio solo delle risposte!"

Ancora silenzio. Can e Cemal si scrutavano a vicenda, ma nessuno dei due osava parlare. Lo sguardo di Sanem si alternava dall'uno all'altro "Benissimo, troverò le risposte di cui ho bisogno altrove..." disse prima di girarsi ed andarsene.


LA MAGIA DELL'IMPERFEZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora