Capitolo 25 - Legilimens

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Ho la gola secca e non riesco a smettere di fissare quella maledetta rosa nera sul comodino.
Il mio respiro è veloce.
E se il sogno avesse a che fare con questo?
Infilo le scarpe da ginnastica e, come quella volta con Astride, corro fuori dal dormitorio.
Attraverso il corridoio, arrivo all'ingresso
*alohomora*
La porta si apre e io esco in giardino, l'aria di ottobre mi accarezza il viso, mi guardo attorno..
"Tom" dico a bassa voce, lui è di spalle al limitare della foresta proibita, inizio a correre per avvicinarmi ma lui si addentra nel bosco.

Corro il più veloce che posso tra gli enormi alberi e finalmente si ferma, io sono a qualche metro da lui.
"Tom Riddle" dico, ho paura ma non voglio darlo a vedere, lui si gira e mi guarda, ma non riconosco i suoi occhi.
È calmo e mi sorride..
Ma quel sorriso si trasforma in un ghigno e il suo volto si trasfigura in..

"Voldemort" dico terrorizzata
"piacere di conoscerti, tu devi essere Aria? O sbaglio?" mi dice con il suo tono disgustosamente gentile.
Inizio a indietreggiare di qualche passo
"ma non starai già andando via?" mi domanda.
Continuo a camminare all'indietro ma qualcosa mi prende per entrambi i polsi: due mangiamorte si sono smaterializzati ai miei fianchi, mi tengono ferma e io inizio a tremare, ho una paura terribile.
Quello del lato destro mi alza la mano e dopo aver controllato il mio polso con il chiaro segno del morso del serpente dice "è quella giusta"

"Aria nooooo" sento le grida disperate di mia sorella alle mie spalle, ma è lontana.. deve avermi seguita, ma io vengo portata via dai mangiamorte.

Tramite smaterializzazione appaio in una specie di prigione, le tipiche celle che sono solitamente nei sotterranei dei Manor e delle ville di casate con una lunga generazione alle spalle, proprio perché negli anni passati si usava rapire babbani o traditori del sangue e rinchiuderli per poi... Non voglio pensarci.
Mi hanno lasciata qui dentro, mi hanno tolto la bacchetta e non so nemmeno cosa ci faccio in questo posto, ma di certo non mi metto ad urlare.

La cella è.. decisamente inospitale, scura, una piccola finestra sul muro lascia entrare la luce dell'alba.
Una ringhiera elaborata chiude le tre mura, si vede che è la villa di una ricchissima famiglia, delle catene nere e abbastanza grosse sono appese alla parete del muro sotto la finestrella e mi fanno salire il cuore alla gola.
Saranno passate diverse ore, sento dei passi al piano di sopra, qualche voce confusa, ma nulla di più.
La luce cambia ed è quasi sera, ho sete, paura e freddo.

Dei passi scendono le scale che dal rumore presumo si trovino in fondo al corridoio che passa davanti alla cella, sulla destra, dalla mia posizione anche attaccandomi alla ringhiera, non riesco a vedere ma qualcuno si avvicina.
*aguamenti* sento dire e davanti a me, appena fuori dalla cella si riempie una vaschetta con dell'acqua
"bevi" mi dice questa voce maschile in tono sprezzante.
Spero non sia avvelenata, ma la sete è troppa dopo questa terribile giornata e così mi siedo sul freddo pavimento e allungo il braccio fuori dalla cella per tirare a me la ciotolina.
Bevo a sorsi molto lenti.. Come se la velocità potesse salvarmi da un eventuale avvelenamento.

Ormai l'adrenalina sta scendendo e io inizio a perdere le mie energie.
Sono stanca morta e anche se la paura mi fa saltare ad ogni passo o rumore, mi rannicchio su un angolino e piano piano prendo sonno.

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