Capitolo 41

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 Notevolmente infastidito Can chiuse l'ombrello, lo scosse dall'eccesso di pioggia ed entrò nel palazzo salendo i gradini due a due fino alla sede della Revision & Consulting Society.

Detestava quel periodo dell'anno a Londra: non particolarmente freddo, ma grigio e piovoso, pieno di umidità che ti entrava fin nelle ossa.

"Buongiorno" grugnì spalancando la porta dello studio.

"Finalmente" lo salutò Luke "era ora che arrivassi...hai visite.."
"Visite?!" ripeté sorpreso e ancor più di cattivo umore Can "Sai bene che non voglio vedere nessuno a quest'ora del mattino e, soprattutto, non prima di aver bevuto una tazza di té"

Non attese la risposta di Luke e si diresse a passo deciso verso il suo ufficio, chiedendo a Kate, la sua segretaria, di portargli quell'amabile bevanda che serviva a svegliarlo completamente e a fargli iniziare la giornata.

Non la vide subito, impegnato com'era a maledire il tempo e a togliersi la giacca bagnata, così, quando sentì quel debole "ciao", rimase con le braccia a mezz'aria e sollevò, incredulo, lo sguardo.

Lei era lì, a pochi metri da lui.

"Sanem?!...Che ci fai qui?" chiese.

Lei alzò le spalle come a dire "non lo so neppure io" troppo emozionata ed impaurita per aprire bocca.

"Stai bene?...E' successo qualcosa?" volle sapere Can.

"Sì...no..." rispose con un filo di voce.

In quel momento nella stanza irruppe Kate con una tazza fumante in mano:" Ecco il tuo tè Can e ricordati che tra un'ora abbiamo appuntamento da Gino's per quel nuovo incarico.."

"Ohhh scusate...io, io non sapevo, me ne vado subito.." intervenne Sanem raccogliendo la sua borsa e avviandosi, veloce, alla porta.

"Ferma!" le ordinò brusco Can e poi rivolto a Kate aggiunse " Dì a Luke di sostituirmi e annulla tutti i miei appuntamenti della giornata."

"Ma..."cercò di opporsi Kate

"Fa come ti ho detto...ed ora lasciaci soli".

Il tono che aveva usato non ammetteva ulteriori repliche e così Kate dopo aver pronunciato un "va bene" a denti stretti batté in ritirata.

"D'accordo" disse Can, rivolgendosi di nuovo a Sanem, che non aveva osato fare un altro passo "ripartiamo d'accapo: cosa ci fai qui?"

"Volevo vederti..."

"Perché?"

"Ho bisogno di parlarti.."

"Di cosa?"

Si era aspettata di tutto, ma non quel terzo grado. Le sembrava di rivivere il loro primo incontro alla Green Cosmetics, quando si era sentita morire sotto il suo sguardo gelido.

"Perché fai così?" ormai era sull'orlo del pianto e cominciava a pensare che venire lì fosse stato uno sbaglio.

"Così come? Cosa vuoi da me Sanem?" non voleva essere scortese o metterla in difficoltà, ma doveva difendersi e questa volta non avrebbe fatto lui il primo passo, almeno non prima di aver chiarito come stavano le cose tra di loro.

"Te, voglio te ...sempre e solo te" rispose lei tra le lacrime.

Silenzio.

"Sei sicura?"

"Sì sono sicura!"

Non aveva bisogno di sentirsi dire altro. Con un passo la raggiunse e l'abbracciò.

Sentire di nuovo il suo esile corpo stretto a suo, il suo profumo, i suoi capelli che gli solleticavano il mento, era qualcosa di indescrivibile. Tutto il suo malumore sparì in un istante e gli sembrò che il sole fosse tornato a splendere.

"Aspetta un attimo" disse Sanem scostandosi da lui.

"Cosa c'è?" le chiese preoccupato.

"Ti ho detto che voglio parlarti ed è vero. E lo devo fare adesso o non troverò più il coraggio..."

Lo sguardo di Can si incupì ma non obiettò e la lasciò continuare.

"Quando sei ripartito per Londra ti dissi che non ero pronta. Ero arrabbiata con te, con mio padre, con il sig. Ferit, con Cemal. Ognuno di voi mi aveva mentito, ciascuno in modo diverso, ma tutti lo avete fatto ed io mi sono sentita tradita, persa.. non sapevo più chi fossi, di chi potevo fidarmi. Poi ho compreso che lo avete fatto pensando fosse la cosa più giusta per me....Non lo so se è stato così, ma so che, se tu non fossi entrato nella mia vita, io non avrei mai capito che non sono solo una gamba storpia e che in me c'è altro oltre alla danza e altro che può rendermi davvero felice ed orgogliosa..."

"Cioè?"

"Beh i bambini con il quali lavoro alla scuola di ballo ogni giorno, per esempio. Sono bambini che per vari motivi hanno problemi motori. La gioia che leggo sui loro volti quando riescono a compiere un passo o una piccola coreografia è impagabile e poi..."

"E poi??"

"E poi ci sei tu, Can....Tu mi hai fatto sentire viva come solo la danza ha saputo fare, mi hai ridato certezze, speranza, mi hai dato amore ed io non credo di poterne più fare a meno...ma in quel messaggio ti dissi anche dell'altro.."

"Sì" confermò Can "mi chiedesti di perdonarti.."

"Esatto! So bene di averti ferito, allontanandoti da me, proprio tu che, in tutta questa faccenda, ti sei trovato coinvolto tuo malgrado, forse vittima quanto me...per cui, adesso, ti chiedo: puoi perdonarmi per non essermi fidata, per averti trattato al pari di tutti gli altri, per averi lasciato andare? Puoi darmi un'altra possibilità?"

LA MAGIA DELL'IMPERFEZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora