THE ORACLE

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Alessandro è pensieroso.
Efestione, dopo essere uscito a cercarlo nei dintorni dell'oasi, preoccupandosi dell'assenza prolungata, lo osserva da lontano e capisce subito cosa deve essere successo: il responso dell'oracolo lo ha turbato più di quanto si aspettasse. Lo vede lì, solo come se non avesse più nessuno al mondo, seduto sulla sabbia, vestito della semplice tunica macedone. Come se non fosse appena stato nominato Faraone d'Egitto, figlio di Ammon-Ra, il cui oracolo è proprio quello che ha appena visitato.
Mentre il sole dipinge un tramonto rosso fuoco all'orizzonte, lui è lì, come un uomo qualunque.
Ma Alessandro non è e non è mai stato un uomo qualunque, da qualsiasi punto lo si guardi.

Efestione, nonostante sia la persona più vicina a lui, è titubante ad avvicinarsi: c'è come un'aura intorno al suo Re che sembra avvertire l'ignaro osservatore di star lontano, di non violare un desiderio di solitudine così evidente. Alessandro ha spesso dei momenti in cui non vuole gente intorno, lui di solito così solare e amante delle feste; tuttavia, Efestione rappresenta sempre la sua unica eccezione. Non stavolta.
Perciò si siede anche lui, lì dove si è fermato a guardare, senza avanzare di un solo passo, rispettando i sentimenti dell'altro, senza però perderlo di vista un solo istante. Il viso di Alessandro sembra scolpito nel marmo, ma possiede la dolcezza della vita, è espressivo in tutta la gamma delle emozioni umane: rabbia, gioia, dolore, affetto, passione, eccitazione, orgoglio; si disegnano tutte così bene sui suoi tratti, che Efestione non può fare a meno di guardarlo e amarlo. Nessuno può stargli vicino quanto lui e non venire attratto nella sua orbita, abbagliato dalla sua luce, confuso dalla sua tenebra.

Efestione ripensa al loro primo incontro. Era un giorno di autunno inoltrato e faceva piuttosto freddo; aveva appena finito di piovere e il palazzo in pietra dell'Accademia luccicava come una pietra preziosa. Quella mattina, con Lisimaco, il loro maestro, arrivò un nuovo ragazzo; alla sua vista, fra i suoi compagni serpeggiò un brusio di stupore che lì per lì Efestione non riuscì a capire. Poi il maestro lo presentò: era Alessandro, principe di Macedonia, figlio del Re Filippo II.
In quell'istante i loro occhi di fanciulli si incontrarono ed Efestione rimase folgorato dallo sguardo di Alessandro: un occhio scuro come il fondo di un precipizio e uno celeste come il cielo sopra l'Olimpo. Quelli erano gli occhi di una persona eccezionale, Efestione non aveva avuto dubbi allora. E mai li ebbe, in quasi vent'anni di amicizia.
Chi l'avrebbe mai detto che quel principino così delicato sarebbe diventato il guerriero da lui più ammirato? Chi l'avrebbe detto che da quella pietra grigia avrebbero entrambi fatto tanta strada lontani da casa? E chissà dove ancora arriveranno, Efestione non riesce nemmeno a immaginarlo. Perché grande è l'ambizione di Alessandro, immensa la sua curiosità, insaziabile la sua sete di gloria.

Quasi attirato dai pensieri dell'amico, Alessandro volta la testa nella sua direzione, come se sapesse di trovarlo proprio lì. I loro occhi si incatenano ed Efestione trova il muto permesso che stava cercando prima: si alza e va verso Alessandro, sedendosi poi al suo fianco.
Tira le ginocchia al petto, poggiandovi sopra le braccia, in una perfetta replica della posizione dell'altro; sta in silenzio, mentre una leggera brezza inizia a soffiare da nord.
Entrambi guardano il sole inabissarsi all'orizzonte, l'uno in trepida attesa, l'altro ancora scosso. Poi Alessandro inizia a parlare.

-Non è stato come tutte le altre volte.

Efestione smette di guardare il sole e si volta verso di lui, che non lo abbaglia di meno.

-Sono entrato e tutto quello che c'era intorno ha iniziato a vorticare furiosamente, stringendosi su di me. Ho cercato di farmi piccolo, sembrava che stesse per crollarmi addosso tutto il cielo. Quando ho riaperto gli occhi, mi sono ritrovato sdraiato per terra e intorno a me non c'era più niente. Ero come sospeso nel vuoto, nella luce e ho iniziato a vedere.

A quel punto si ferma, sembra gli siano scappate le parole da dire oppure non voglia dirle. Efestione pazienta qualche secondo, poi non riesce più a trattenersi.

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