Capitolo 30 Le nozze

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Pov Kristoff
Ero agitatissimo. Elsa aveva anche insistito per attaccarmi i distintivi da mastro consegnatore del ghiaccio e guardia reale, per poi ammettermi al titolo di principe di Arendelle. Suonava così male. Non ero pronto. Volevo che Anna non fosse legata a me solo legalmente ma anche con corpo e anima. Dio come la amavo. Appena ebbi finito di sistemare la stanza e l'abito nuovo tirai un gran sospiro. Tra meno di un ora sarei stato davanti all'altare aspettando la mia bellissima futura moglie. Ero su di giri. Mi guardai allo specchio un ultima volta, gonfiai il petto e uscii dalla stanza, vidi domestiche correre ovunque tutte agitate con fiocchi, nastrini e bigiotteria varia. Entravano e uscivano con furia dalla camera di Elsa, li era dove Anna si stava preparando. Intanto io andai da sven, avevo bisogno di parlargli prima di essermi sposato. Andai verso le stalle. Aveva addosso il papion nero che Anna gli aveva portato. -sei un incanto amico.- dissi prendendolo in giro. Lui mi grugnì dietro cercando di spintonarmi.
-oh, fermo, devo andare alla cerimonia con questo vestito, preferirei entrare con i pantaloni, sai com'è...- dissi dandogli una pacca amichevole sul muso. Lui sbuffò. Sorrisi e presi una carota, gliela porsi in maniera garbata e lui ne stacco un enorme pezzo coi denti, io finii il resto.
Guardai l'orologio della torre, erano già le undici, dovevo essere in chiesa. Corsi vedo la cattedrale in fretta e furia con la renna a seguito. Arrivai appena in tempo.
-su figliolo ti stavi per perdere il tuo matrimonio.- disse gran papà dandomi una pacca sul polpaccio. -lo so...- dissi col fiatone. Mi sistemai davanti al altare e dire mai i capelli. Dio che tensione, mi sudavano le mani e facevo fatica a restare in piedi. Dopo circa sette minuti entrò Anna e Elsa le teneva la mano. Rimasi senza fiato. Non potevo ancora credere che quella splendida creatura sarebbe diventata mia moglie. Aveva le guance arrossate solo il velo e il suo sorrisetto adorabile mentre Elsa camminava con un vestito color panna che le donava molto.
I loro passi rimbombavano nella stanza, riecheggiando, nella mia testa fissa solo sulla mia diletta.
Arrivarono, Elsa abbraccio la sorella e le strinse la mano, lasciandomi così la piccola e dolce Anna in custodia. Mi sorrise profondamente e io ricambiai. Ci prendemmo per mano e il vescovo invio a parlare, ero incantato da così tanta beltà che non ascoltai molto, mi assicurai di riuscire a dire: -lo voglio.- subito dopo di lei e alla fine le nostre labbra si incontrarono lasciandoci suggellare il momento con un dolce bacio.

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