Capitolo 7

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Andò in bagno e prima di gettarsi sotto al getto d'acqua calda, sentì i genitori parlare nel corridoio.

“Dici che glielo dobbiamo dire? Non è troppo presto?” chiese la donna.

“No. Ha bisogno di sapere”

“Non dovevamo aspettare i 18 anni?”
“Non cambia nulla se glielo diciamo ora che ne ha 16”
Sentì la donna sospirare.

“Secondo te come la prenderà?”
“Non lo so..”

Poi non sentì più nulla.

Che cosa devo sapere? Che mi nascondono mamma e papà?

Sospirò e si buttò sotto il getto d'acqua calda, che la rilassò subito e iniziò a pensare a quello che le aveva detto Emanuela, di nuovo. Sentiva che c'era qualcos'altro sotto. Non le aveva detto il motivo ed era strano; se stava lì ci doveva essere per forza un motivo, no? Non vai a vivere a casa di tuo cugino così. Forse le dirà il motivo quando sarà pronta a farlo, perchè sentiva che ancora non lo era. Insomma, era la sua migliore amica, la conosceva e poteva dire perfettamente che non era pronta. L'aveva capito solo guardandola; era già tanto se era riuscita a dirle questo.

Uscì dalla doccia e avvolse il corpo in un asciugamano e andò dritta in camera.

Aprì l'armadio e iniziò a frugare tra i vari vestiti. Alla fine scelse uno short bianco e una canotta fucsia con delle paillettes sotto la scollatura. Come scarpe le sue amate converse bianche, ovviamente. Prese quello che aveva scelto e si vestì velocemente.

Stava per uscire dalla camera, ma si fermò quandò sentì il telefono squillare.

“Pronto?”

“Elettra, ma si può sapere che cazzo stai facendo?”
“Giorgio, calmo”
“Sto cazzo che mi calmo!”
“Giò, torna a casa”
“Perchè? C'hai ripensato?”
“Ma no, cretino. I miei non escono perchè hanno preso la giornata libera e vogliono stare con me”

“Allora quando la prendiamo la tua roba?”
“Stanotte”

“Sicura?”

“Si. Hanno detto che faranno il turno di notte perchè, in teoria, non possono prendere ferie”

“Ma che lavoro fanno?”
“Lavorano nello stesso ospedale e ora, se permetti, io dovrei andare”

“Va bene. A che ora vengo stanotte?”

“Bah... Verso le 2”

“Okay, a stanotte”

“A stanotte” disse attaccando e ridendo.

Uscì dalla stanza e andò in bagno. Prese la sua pochette e prese solo il mascara e un gloss; faceva troppo caldo e non aveva voglia di truccarsi.

Uscì dal bagno e scese di sotto, trovando i genitori che l'aspettavano.

“Dai andiamo” disse la madre.

Uscirono di casa e il padre, una volta che chiuse la porta principale a chiave, aprì la macchina e si mise al posto del guidatore, la madre davanti al posto del passeggero e Elettra dietro, ai sedili posteriori.

Dopo mezz'ora arrivarono al parco dove si sarebbe tenuto questo picnic e Elettra era curiosa di sapere che cosa le avevano tenuto nascosto i suoi genitori per 16 anni.

“Elettra siamo arrivati” le disse la madre, scendendo.

“L'avevo capito” disse a bassa voce per non farsi sentire.

Scese dalla macchina e affiancò i genitori, che si incamminarono verso una panchina, dove c'erano due signori e un ragazzo di spalle.

“Ambra, da quanto tempo!” urlò la donna, sventolando la mano per farsi vedere.

A Crash Like An HurricaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora