12. Jason Blanchard

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"Maestro, perché sei così triste, oggi?"

Joel alzò lo sguardo dagli esercizi di matematica che stava controllando durante la ricreazione e posò gli occhi su Martha Yathara. Aveva sette anni, era figlia di immigrati marocchini ed era una delle bambine più dolci che avesse mai conosciuto.

Aveva degli occhi neri grandissimi, tantissimi riccioli color cioccolato, un sorriso un po' sdentato sempre sulle labbra e le tasche del grembiule sempre piene di caramelle.

Joel quando aveva deciso di diventare maestro delle elementari sapeva bene a cosa stava andando in contro. I bambini non erano degli angeli come molti volevano far credere, alcuni sapevano essere dei veri diavoli.

Beh, Martha era una dei pochi angeli in panni di bambina che esistevano.

"Perché dici così, Martha?" domandò alla bambina che si aggiustò qualche ricciolo dietro alle orecchie dove spiccavano sui lobi due piccoli orecchini a forma di margherita.

"Perché oggi hai sorriso poco. Di solito sorridi sempre tanto," rispose Martha.

Quella bambina era davvero una creatura angelica e Joel si sentì quasi in colpa perché non riuscì a sorriderle come si meritava.

"Purtroppo, Martha, ci sono alcuni giorni in cui viene un po' difficile sorridere. Ma poi passa, non preoccuparti."

Martha sembrò pensarci sù, alle parole del suo maestro, inclinò il capo di lato e si morsicchiò il
labbro inferiore.

"Anche la mamma certe volte è triste e non sorride, di solito io l'abbraccio e la tristezza le passa. Maestro, se vuoi posso abbracciarti."

Joel si impose di non scoppiare a piangere. Era già molto instabile sentimentalmente, Martha gli stava dando il colpo di grazia.

Alla fine, però, glielo regalò un piccolo sorriso a quella bambina dolce come le caramelle che aveva nelle tasche.

"Gli abbracci sono sempre bene accetti, piccola," rispose alla bambina che saltellò sul posto, fece il giro della cattedra e andò ad abbracciare il suo maestro.

Joel circondò le braccia attorno ai fianchi magri della bambina e non lo negò, si sentì un pochino meglio.

"Grazie, Martha," disse alla bambina.
La bambina mostrò allegramente lo spazio tra gli incisivi superiori, si infilò una mano in tasca da cui cacciò una caramella alla ciliegia.

"Prendila. Le caramelle aiutano come gli abbracci."

Joel prese la caramella, la scartò e se la mise in bocca. "Sei stata di grande aiuto, Martha. Adesso vai a fare merenda insieme ai tuoi compagni."
La bambina sorrise ancora a Joel e trotterellò via.

Joel guardò la sua classe di marmocchi con il naso quasi sempre gocciolante. Adorava davvero il suo lavoro anche se spesso era faticoso tenere a bada venti bambini con l'argento vivo addosso, ma non si era mai pentito della sua scelta.

Suo padre voleva che il suo unico figlio maschio prendesse le redini dell'impero che prima di lui era stato nelle mani di suo nonno.

Ma a Joel non gliene poteva fregare di meno delle costruzioni edili. Non gli era mai interessato lavorare con suo padre e ringraziava infinitamente il Joel del passato per essere stato categorico nel scegliere il suo percorso di studi.

Al momento, odiava sufficientemente suo padre. Non ce l'avrebbe fatta a condividere con lui anche lo spazio lavorativo.

Aveva passato due notti insonni dopo la confessione di Bran. Non lo sentiva tra l'altro da quella fatidica notte e dopo aver trascorso quei giorni ad arrovellarsi il cervello sul da farsi, era giunto ad una conclusione.

Riesci a toccare la luna?  (Red Moon Saga 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora