13. Re del romanticismo

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Quando Bran si infilò dentro casa con un sacchetto della spesa per mano, di certo non si aspettava di vedere Joel in piedi e bellissimo davanti a lui.

Si chiuse la porta alla spalle e poggiò i sacchetti a terra.

Guardò il ragazzo negli occhi, sembrava nervoso e attorcigliava tra loro le dita delle mani.

"Joel, come mai sei qui?" fu la domanda più intelligente che uscì dalla bocca di Bran.

"Un attimo!" esclamò di colpo Simon.

Afferrò i sacchetti della spesa, uno lo diede a Wesley poi usò la mano libera per afferrare un braccio del professore e tirarselo verso la piccola cucina.

"Noi sistemiamo queste cose, poi ce la filiamo così potete fare la pace e scopare in tutta tranquillità."
"Simon," sospirò il professore.
"Taci," sibilò tra i denti Bran.

Joel divenne di tutte le sfumature di rosso esistenti mentre il suo migliore amico sogghignò, soddisfatto della sua ultima brillante affermazione.

"Possiamo parlare, Bran?" gli domandò Joel.
Bran annuì. "Andiamo in camera mia."

Mentre si avviavano verso la camera di Bran, lui vide quel deficiente del suo migliore amico esultare silenziosamente come il clown che era.

Bran gli fece il dito medio mentre Simon iniziò a fare allusivamente su e giù con le sopracciglia, sorridendo da un orecchio all'altro.

Tutta quell'interazione mimica avvenne alla spalle dell'ignaro Joel.

Quando furono al sicuro da Simon nella sua camera da letto, Joel fece qualcosa che Bran di certo non si aspettava.

Gli andò vicino si mise sulle punte dei piedi, circondò il viso di Bran con i palmi delle mani perennemente freddi e lo baciò.

Dopo un primo istante di shock, a Bran venne spontaneo afferrare Joel per il sedere e si strinse il suo corpo magro il più possibile addosso.

Gli morse il labbro inferiore e alle orecchie gli giunse un gemito di piacere, fuoriuscito dalla gola del ragazzo.

Quanto gli erano mancate quelle labbra rosse e morbide, quanto gli erano mancati i mugolii arrapanti di Joel, quanto gli era mancato stringere il suo corpo tra le braccia e tutte le sensazioni che gli mandavano in subbuglio lo stomaco ogni volta che si baciavano.

Erano stati due giorni di inferno. Due giorni passati ad ingurgitare gelato perché, quando Bran era depresso, il gelato era l'unica cosa che lo faceva sentire meno abbattuto e malinconico.

Simon gli era svolazzato attorno tutto il tempo come un'ape operaia per accertarsi che Bran non decidesse di rompersi la testa a furia di sbatterla contro il muro.

"Mi dispiace, Bran," affermò Joel, staccandosi dalle labbra di Bran.

"Dispiace a me, Joel. Ti ho fatto soffrire per tutti questi anni," replicò Bran, incastrando il viso nell'incavo del collo di Joel, strusciò il naso contro la pelle e ne ispirò il buon odore.

Joel come al solito rabbrividì sotto il suo tocco.

"Ho affrontato mio padre, Bran. Alla fine ha confessato tutte le sue macchinazioni."

Bran si allontanò di scatto dal ragazzo. "No, Joel, no. Cosa hai fatto? Adesso tuo padre se la prenderà con il mio."

Joel scosse energicamente il capo e intrecciò le dita dietro la nuca di Bran. "Non lo farà. L'Amministratore Delegato della compagnia è mia sorella Lisa. Se solo mio padre proverà a licenziare il tuo, io andrò a riferire tutto a mia sorella. Lei ha il potere, al momento, di sbattere fuori mio padre e lo farà, se mai verrà a conoscenza di tutto quello che ha fatto in questi anni. Lisa è una tosta ed è contro l'omofobia, lo sai."

Riesci a toccare la luna?  (Red Moon Saga 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora