Diana non era irritata.
La prima volta era stata spaventata. La seconda era stata sconfortata. Ma questa volta... questa volta era furiosa.
Si sentiva una stupida. Doveva per forza esserlo per finire con l'essere rapita per tre volte nel giro di così poco tempo. Non riusciva neppure ad avere paura. La sua testa era semplicemente piena di tutta la rabbia che da quella mattina aveva iniziato ad accumularsi.
Avrebbe voluto pregare il Signore per chiedergli aiuto o per ripetere quella domanda che le rotolava con così tanta insistenza nella mente.
Perché.
Eppure non lo fece. Invece, passò tutta la durata del viaggio rinchiusa nel retro di un carretto, in quella che sembrava una grande gabbia di ferro coperta da un telo, a rimuginare sulla sua debolezza. Non appena sarebbe uscita da lì avrebbe costretto Jungkook a insegnarle a usare la spada. Perché sarebbe uscita di lì. E non solo, sarebbe tornata in quella casa, da quelle persone che forse, in fondo, aveva iniziato a considerare una famiglia e che, forse, sperava nel suo cuore fossero un briciolo preoccupate per lei. E poi sarebbe andata dal principe e avrebbe finalmente scaricato tutta la sua rabbia su di lui. Gli avrebbe urlato che si sbagliava sul suo conto e sul conto di suo padre. Poi avrebbe ammesso che, forse, un fondo di verità c'era nelle sue parole. E infine lo avrebbe mandato al diavolo.
Diana non sapeva come, ma sarebbe uscita di lì. Quando finalmente dopo giorni di viaggio il carro si fermò, però, dovette ammettere che le sarebbero servite tutte le sue doti per poter riuscire nell'intento.
Non aveva mai visto il palazzo reale di Beijing ma, guardando l'edificio davanti a sé, aveva l'impressione che potesse assomigliargli molto. Imponenti colonne rosse che sorreggevano un doppio tetto spiovente riccamente decorato con intarsi verdi e azzurri che richiamavano avidamente l'attenzione, affiancato da due ali che si estendevano in grande distanza. Era esattamente come si immaginava che fosse la residenza dell'imperatore celeste.
Il carro fu fatto entrare all'interno di un cortile largo, in fondo al quale una scalinata in pietra portava a una terrazza coperta da un'ampia tettoia. Diana sentiva una familiarità in quel luogo che la fece sentire a disagio. Quel posto doveva essere il cortile descritto dal principe.
Non appena sentì le ruote fermarsi, abbassò il lembo del telo che aveva sollevato per poter osservare la scena. Un massiccio uomo si presentò alla sua vista dopo aver rimosso completamente la copertura, costringendola a sbattere le palpebre per l'improvvisa luce che inondò i suoi occhi. L'uomo, senza pronunciare una parola, aprì la gabbia metallica e afferrò l'estremità della corda che era stata legata attorno ai suoi polsi. Ancora una volta.
Finalmente le cicatrici dei suoi passati prelevamenti erano sbiadite fino a diventare un vago disegno sulla sua pelle, ma Diana sentì il pungente cordame ricominciare a marchiarla. Nessuno le aveva dato del cibo da che era stata rinchiusa lì, perciò nel momento in cui fu trascinata giù dal carretto, i suoi piedi incespicarono e la sua testa prese a girare vorticosamente. E, mentre cercava di riprendere quel poco di equilibrio che le sue gambe potevano concederle, intravide una figura ritta avvicinarsi a lei e fissarla con indifferenza.
-Datele da mangiare e fatela vestire dalle serve prima di condurla dal re.
"Maledizione..."
Diana strinse i denti. Quindi era davvero come pensava. Sarebbe diventata il nuovo animale esotico del sovrano. La ragazza iniziò a passare al vaglio ogni ricordo di ogni conversazione che aveva avuto riguardo a quell'uomo, cercando tutte le informazioni che le potessero risultare utili. Tutto pur di elaborare una strategia che la potesse aiutare ad uscire di lì.
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Il principe del calmo mattino (M.YG)
FanfictionChoson, 1503 La condizione di principe esiliato aveva portato Yoongi a fidarsi unicamente delle persone che vivevano sotto al suo tetto. La cosa, però, in fondo non gli dispiaceva. Erano pochi quelli che tollerava e ancora meno quelli a cui concedev...