ᴾᵘʳˢᵘⁱᵗ, ᵈⁱˢᶜᵒᵛᵉʳʸ ᵃⁿᵈ ᵇᵃᶜᵏ

108 17 5
                                    

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.



Un dubbio persistente non riesce a farle chiudere occhio, e nemmeno a Yelena che, invece di tornare in albergo, decide di restare nell'appartamento di Natasha. L'esperienza le aveva insegnato a non fidarsi di nessuno, e Ivan aveva qualcosa di sospetto. Un atteggiamento sinistro. Non ha voluto dire alle sue due ragazze che cosa è successo a Madripoor, che cosa si era lasciato dietro le spalle perciò per Yelena era automaticamente una minaccia. Glielo avevano insegnato alla scuola, e quegli insegnamenti si erano scolpiti sulla sua pelle marchiata dalle cicatrici. Natasha condivide i suoi stessi incubi, le brutte esperienze. Non era lei ma aveva i suoi ricordi. Durante la notte, con le palpebre che esitano nello schiudersi Natasha decide di confidarsi con Yelena. "Ho visto James stasera". La sorella le rivolge un'occhiata furtiva. "James? Intendi il tuo ex? Il soldato d'inverno?".

"Non lo è più, si è redento". "Quindi ho ragione, è lui. E cosa ci fa a Praga?" Natasha fa ancora spallucce, perplessa. "Ivan ha detto che hanno ucciso il dottore che ha creato i sieri, e che ora sono alla ricerca dei Flag Smashers". "E come ha reagito alla tua apparente resurrezione?".

"Non ci crede. Stento a crederci anche io". In poco tempo, il sole sorge oltre le vetrate sporche di umidità e polvere. "Andrai a cercarlo?". "Intendi James?" Yelena fa di sì con la testa, scostando le lenzuola. "No, non ancora. Dobbiamo prima portare a termine la missione, no? E dopo potrò cercare quella libertà di cui ho maledettamente bisogno". Ivan si alza, al contrario loro con una bella cera perché è riuscito a dormire sonni tranquilli, si veste e scende per prendersi un caffè al bar.

"Ah, bene. È così tranquillo da andare a prendere un caffè al bar" sbotta Yelena, innervosita dal comportamento di Petrovich. "Credo che dovremmo lavorare per conto nostro. Sento che se dovessimo affidarci a lui, faremmo solo un buco nell'acqua e non possiamo permetterci un altro buco nell'acqua. Quelle spie assassine sono a piede libero da quasi otto anni".

"Non preoccuparti, Yelena. Prendiamo l'auto e usciamo. Inizieremo le ricerche per conto nostro". Natasha cerca nelle tasche della giacca di Ivan, prendendo le chiavi della sua macchina. Natasha si mette alla guida, nonostante la sua scarsa esperienza. Si può dire che è la prima volta che mette le mani su un volante. "Sei capace di farlo?" le domanda Yelena, sedendosi accanto a lei. "Sì, quanto può essere diverso dal guidare una moto?!". Yelena, terrorizzata, infila la cintura e imposta la destinazione sul GPS. "L'ultimo movimento risulta al Kasàrna Karlin. Wow, le nostre vecchie amiche si sono ritrovate in un locale per hipster".

"C'è qualche edificio lì vicino? Risulta nulla sulla mappa?". "Niente di niente" Natasha gira a vuoto, con gli occhi fissi sulla strada. Quando volge lo sguardo nello specchietto retrovisore al lato sinistro del posto di guida, nota qualcuno in sella ad una moto che sembra stia tampinando la loro auto. "Yelena, tieni d'occhio quell'uomo lì dietro".

"Non è un uomo" sbotta lei. "Da cosa lo deduci?". "Ha gli stivali con i tacchi e un adesivo sul lato della moto". Prende il binocolo per poterla guardare meglio. "Nat, è una di loro. È una vedova nera". "Cazzo!" impreca lei, svoltando bruscamente sulla destra. "Hai un piano?". "Non proprio, Yelena. Il mio piano era di guidare...". "Il tuo piano fa schifo. Lei ci sta dietro". Ad un tratto tre colpi di proiettile colpiscono il lunotto, facendole rischiare di andare fuori strada. Intanto che Natasha si tiene sul lato sinistro della strada guidando contromano, Yelena infila le mani nel porta oggetti cercando qualcosa. Afferra una pistola, si sposta sui sedili posteriori e spara al motore dietro di loro. "Yelena!". 

𝐁𝐨𝐫𝐧 𝐭𝐨 𝐛𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐖𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐒𝐨𝐥𝐝𝐢𝐞𝐫 | Libro TerzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora