Pioveva, le pietre nere della strada erano ormai lucide e i fari delle automobili vi si riflettevano; faceva freddo: si riusciva a percepire l'arrivo imminente dell'inverno. Una lieve nebbiolina aveva avvolto la città: non fosse stato per i passanti e le macchine, Londra quella mattina sarebbe potuta sembrare una città fantasma Nell'aria si avvertiva una certa elettricità, che faceva correre un brivido lungo la schiena alle persone più sensibili e impressionabili. Si riusciva a percepire che quel giorno qualcosa sarebbe successo.
All'interno di un caffè, seduta accanto alla vetrata che dava su Piccadilly Street, sedeva una donna elegantemente vestita che sorseggiava il tè; ella osservava l'esterno apparentemente disinteressata, come suggerivano il volto impassibile e gli occhi persi nel vuoto. Per chi, però, avesse avuto il piacere di conoscere quella gentildonna, non sarebbe stato difficile distinguere nella sottile piega delle labbra un sorriso sardonico e il lampo che di tanto in tanto le animava lo sguardo spento Anche in questo caso, tuttavia, nessuno sarebbe stato in grado di immaginare i pensieri intorno ai quali si arrovellava quella mente brillante, né tantomeno le emozioni che si agitavano dentro di lei.
Era una mattina speciale per la giovane, che, pertanto, non poteva fare a meno di sentirsi eccitata. Finalmente si sarebbe liberata di quelle catene che ormai da anni le impedivano di vivere: era ormai questione di minuti e quell'inferno sarebbe giunto al termine. Sorseggiò ancora un'ultima volta il tè, poi, lentamente, posò la tazza sul piattino e tornò a guardare fuori. Mentre osservava le gocce di pioggia che si rincorrevano sul vetro cercava di mettere ordine ai suoi pensieri, e, quando le riuscì di farlo, si rese conto che non nutriva più alcun dubbio su quanto stava per fare: era più decisa che mai ad agire e, nel caso fosse stato necessario, a prendersi le responsabilità delle sue azioni. Non un briciolo di paura le rimaneva, che potesse farla vacillare: la decisione ormai era presa e non sarebbe tornata indietro. Ora era finalmente pronta.
L'orologio del caffè batté le dieci in punto, la campanella sulla porta d'ingresso tintinnò segnalando l'arrivo di un nuovo cliente; subito un cameriere si affrettò a raggiungere il nuovo arrivato: era un gentiluomo sulla cinquantina, alto e di corporatura robusta, che emetteva un'aura di autorevolezza. L'uomo, affidati cappello e cappotto al cameriere, si diresse al tavolo presso la finestra dov'era seduta la giovane. "Hanne! - esclamò - Ben trovata mia cara". Sentendo quella voce la donna sussultò impercettibilmente, ma, indossato il suo sorriso più dolce, si volse verso l'uomo dicendo: "Robert! Finalmente sei arrivato. Non ce la facevo più ad aspettare". Si alzò, quindi, e lo baciò sulle guance, come sempre, invitandolo a sedersi.
Dopo che i due si furono scambiati i soliti convenevoli il cameriere fu chiamato a prendere l'ordine del gentiluomo. Hanne faceva sempre più fatica a contenere le sue emozioni: l'eccitazione e il timore che lui si accorgesse di qualcosa rendevano i suoi modi affettati e i suoi sorrisi esagerati. Fortunatamente il suo compagno non parve accorgersi di nulla, troppo impegnato a fantasticare su quello che sarebbe seguito al tè. Dopo qualche minuto il cameriere tornò al tavolo e a quel punto Robert, adducendo come scusa la sua avversione per il mangiare senza essersi lavato le mani, si scusò e lasciò il tavolo. Quello era il momento: Hanne tirò fuori dalla borsetta una piccola fiala e, assicuratasi del disinteresse generale per le sue azioni, ne riversò il contenuto nella tazza del suo compagno.
Era fatta. Una volta che ebbe riposto la boccetta nella borsa si sentì leggera come non lo era da anni: non le era più penoso fingere gaiezza davanti a quell'uomo disgustoso e, quando vide Robert di ritorno, gli regalò un sorriso talmente luminoso che lui ne rimase abbagliato. Fu con gioia immensa che Hanne osservò Robert finire il tè: sorso dopo sorso la felicità della giovane aumentava.
Venne l'ora di andare: i due si alzarono dal tavolo, presero i cappotti e uscirono; la pioggia aveva smesso di cadere, ma la nebbiolina ancora non si levava e l'aria continuava a essere fredda e umida. Robert fu attanagliato da un senso di inspiegabile inquietudine che lo portò ad affrettare il loro ritorno a casa, dove sentiva sarebbe stato al sicuro, ma al sicuro da cosa? Non lo sapeva e questo non faceva che alimentare ulteriormente la sua ansia. Quasi tirando Hanne per un braccio si affrettò verso casa, ma a ogni passo sentiva di perdere energia e dopo solo qualche metro si dovette arrestare per riprendere fiato. L'inquietudine cresceva sempre di più: sapeva di avere problemi al cuore, ma il dottore gli aveva detto di poter stare tranquillo, dopotutto era ancora giovane. A distoglierlo da questi pensieri fu la voce carica di apprensione di Hanne che gli chiedeva cosa avesse all'improvviso. Lui cercò di rassicurarla, ma cadde a terra e, sentendosi mancare l'aria, iniziò ad annaspare.
Hanne si chinò immediatamente, come a cercare di soccorrerlo gridando: "Mio Dio Robert che hai? Aiuto! Qualcuno chiami un'ambulanza per l'amor del cielo!" Intanto calde lacrime le rigavano le guance e stringeva al petto la testa dell'uomo. Quando ormai i rantoli dell'uomo si facevano sempre più fiochi e il colore cominciava ad abbandonare il suo viso, la giovane donna si chinò ancora di più e mormorò: "Ti avevo promesso che un giorno avresti pagato per ciò che mi hai fatto, mio caro. Non te l'aspettavi vero? Credevi di avermi sottomessa completamente, ma io non sono un bambola". Gli occhi increduli del moribondo si alzarono verso il viso di lei, contorto dal piacere sadico che provava a vederlo morire soffrendo; poi lei lo baciò un'ultima volta sulle labbra e sussurrò: "Ci vediamo all'inferno caro".
Robert spirò tra le braccia di colei che fino al giorno prima diceva di amarlo, colei che avrebbe ereditato tutta la sua fortuna, la stessa donna alla quale aveva reso la vita impossibile e che alla fine l'aveva tradito e ucciso. Da quel giorno chiunque passi davanti la tomba di Sir Robert Philip Sergej Pimplebottom si ritroverà ad ammirare, senza conoscerne il significato, un meraviglioso bouquet di calendule, garofani rossi e aconiti.
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Racconti brevi
ContoSalve a tutti! Come si evince dal titolo, questa è una raccolta di brevi racconti, perfetti per i momenti di noia. Spero vi piacciano!