Running before time took our dreams away

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Fu una mattina come le altre. Prima di uscire di casa mi specchiai per ravvivarmi i ricci con le mani. Nel giro di pochi secondi sentii l'aria fredda provocarmi la pelle d'oca nonostante avessi il piumino addosso. In quei momenti, più che durante il resto del giorno, mi rendevo conto di quanto mi mancassero la stagione calda e la sua afa.

Passarono svariati minuti prima che potessi sospirare di sollievo sentendo le gambe rilassarsi dopo che mi ero seduto. Ero in anticipo, come sempre, quindi non c'erano molte persone. Appoggiai una delle guance al banco freddo e chiusi gli occhi, come se questo avesse potuto regalarmi un po' delle ore di sonno perse. Sentii la classe riempirsi di voci nel giro di pochi minuti e riaprii gli occhi con una smorfia soltanto poco prima che la campanella suonasse. Quando alzai la testa, sentii il sangue affluire di nuovo alla guancia che aveva aderito al banco fino a poco prima. Mi guardai intorno, dovevo avere un'aria abbastanza raccapricciante.

Feci il quadro della situazione: qualche assente, i presenti che si lamentavano dei troppi compiti, ed alcuni che cercavano di riscaldarsi accanto al calorifero. La prima cosa su cui mi cadde l'occhio fu un viso tutt'altro che familiare, anzi, totalmente estraneo. C'erano un paio di persone attorno a lui, credetti che si stesse presentando: doveva essere nuovo. Lo guardai con attenzione, feci scorrere lo sguardo dai capelli - erano di un nero che quasi virava al viola - ai vestiti quasi completamente neri, c'era qualche traccia di bianco e alcune stampe violacee qua e là. E poi c'erano i piercing, ne aveva diversi in viso. Due sulle  labbra,esattamente simmetrici, uno sulla parte più alta del sopracciglio alla mia sinistra e l'ultimo, per quanto potevo vedere, era il dilatatore sul lobo destro. Mi soffermai per ultimo sulla pelle del collo completamente tatuata, e mi sorpresi a pensare che sarebbe stato bello vedere come continuava la trama sulle spalle, sul petto, magari anche sulle braccia.

***

"Sono Louis."

Alzai il viso e m'imbattei per la prima volta negli occhi limpidi del ragazzo, si chiamava Louis, pareva.

"Uh?"

"Sono Louis" ripeté lui pazientemente, abbozzando un sorriso. Non mi sembrò un sorriso buttato lì, si mostrava una mossa abbastanza studiata. Non appariva come il tipo di persona che fa le cose come capitano.

"Harry" replicai io, restituendogli il sorriso. Questo sì che era buttato là.

"Potresti prestarmi il quaderno di storia per un paio di giorni? Vorrei leggermi gli ultimi argomenti che avete fatto..." Si appoggiò con i palmi delle mani al bordo del mio banco, e io continuai a guardarlo negli occhi anche mentre gli porgevo ciò che aveva chiesto.

"Grazie." Mi sorrise ancora e abbassò lo sguardo prima di girarsi sui tacchi e tornare al suo posto. Restai un po' confuso dalle due parole che ci eravamo scambiati, ma non ne capii esattamente la ragione.

***

La mattina seguente, quando mi svegliai, mi guardai intorno e mi stiracchiai. Riuscii a mettere fine ai miei dubbi su dove fosse finito Nick soltanto quando lo vidi uscire dal bagno e tornare in camera. Notai all'istante l'assenza di una maglia che gli coprisse il petto, e non potei fare a meno di inumidirmi le labbra, mentre lui mi guardò al quanto divertito.

"Buongiorno comunque." Ridacchiò appena e recuperò la maglia che aveva lasciato ai piedi del letto la sera prima. La indossò e finì di vestirsi in poco tempo, come al solito.

"Buongiorno amore... Dove vai così di fretta?" Ero ancora con le coperte arrotolate attorno al corpo e gli occhi socchiusi dal peso dei sogni.

"Ho l'università, sono già tardi. Hai dieci minuti prima che suoni la tua sveglia" disse quqsi solennemente dopo aver controllato con attenzione l'orologio da polso.

Running before time took our dreams away // Larry Stylinson (One shot)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora