5. Are we out of the woods yet?

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Are we out of the woods yet?




Just grab my hand and don't ever drop it



Correvano attraverso il bosco.

Affannati, il respiro pesante e le guance in fiamme, Livia e Jeff si inerpicavano tra gli alberi, su per le alture e giù per le discese, senza tregua, senza sosta, i passi frenetici sul terreno insidioso.

Gli arbusti appuntiti ferivano le loro caviglie, i rami sporgenti graffiavano le braccia nude come artigli affilati di belve.

La mano di Livia stringeva nella propria quella di Jeff, le sue dita saldamente intrecciate a quelle di lui mentre lo trascinava in avanti, conducendolo in quel loro zigzagare tra gli alberi, strattonando la presa con forza quando lui rallentava per riprendere fiato.

Più veloce, avanti, non fermarti.

Ancora, ancora, ancora.

Non aveva la minima idea di dove stessero andando, non aveva avuto tempo di fermarsi a riflettere, e d'altronde in quel momento la ragazza non riusciva neppure a curarsene.

Tutto ciò che bramava, l'unico pensiero che la spingeva a continuare in quella folle corsa, era mettere quanta più distanza possibile tra loro e le creature che li stavano inseguendo, qualunque cosa esse fossero.

Erano spuntate dagli alberi, quando ancora i due ragazzi giacevano fermi nella radura, l'incertezza e la confusione dipinte sui loro volti, come se ciascuno dei due non riuscisse a comprendere le azioni dell'altro, come se all'improvviso avessero perso quella scintilla di complicità che li aveva portati, sconosciuti, ad incontrarsi.

Una stasi silente di ansia mal celata e timore, paura che bastasse anche un solo gesto, una sola parola a sancire il crollo definitivo di quel fragile castello di sabbia meticolosamente costruito durante quell'unica nottata insieme.

Jeff le si era avvicinato piano, la schiena ricurva in un tentativo di ridurre la propria altezza, probabilmente per apparire il meno intimidatorio possibile.

Livia aveva lasciato che le si accostasse, aveva permesso che un suo braccio esitante si posasse leggero attorno alle sue spalle.

Non sapeva spiegarsi ciò che le stava accadendo.

Sentiva di non possedere più alcun controllo sul fluire vorticoso e spasmodico dei propri pensieri, non riusciva a comprenderne l'origine, ad esplicarne la natura.

Era del tutto sopraffatta, sovrastata.

Aveva puntato il volto tremante oltre la coltre di alberi.

«Sto diventando pazza, Jeff?» aveva domandato in un sussurro, quasi non volesse davvero farsi sentire.

«Certo che no» aveva risposto lui, tentando invano di incontrare il suo sguardo.

«Adesso sento tutto, capisci? Tutto quanto, all'improvviso, è così forte! È troppo. Mi sento come... come se potessi perdermi completamente, perdermi e non ritrovarmi più».

La sua voce era uscita fuori tremolante, sottile, fragile, quasi una supplica, un'ammissione di peccato bisbigliata attraverso la grata del confessionale.

Jeff aveva sospirato, i suoi palmi avevano percorso gli arti infreddoliti di lei, verso l'alto e poi verso il basso, trasmettendole un pavido accenno di calore.

«Liv, perdersi non è... insomma, non è sbagliato. Niente di ciò che provi è sbagliato».

Le era sembrato anche lui così incerto, così sperduto.

I'll meet you after darkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora