XXVIII

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Cloe.


«Avete visto la faccia di Jim dopo il commento di Cloe?!» sbottò Bill appena uscimmo dallo studio «Mi sono dovuto davvero trattenere dallo scoppiare a ridere, continuava a guardarsi intorno, cercando disperatamente qualcuno che gli spiegasse chi fosse "Lewis"!» trattenne a stento una risata sguaiata.

«Questo è quello che succede quando non si va al cinema.» si aggiunse anche Craig.

«Oh no Craig, questo è quello che succede quando hai una donna!»

«Qual è il problema di avere una donna?» mi intromisi nella conversazione mentre Michael si limitava a tenermi la mano ed annuire ogni tanto, era davvero esausto.

«Nessuno davvero, siete meravigliose, fin troppo.» rispose Bill con tono ironico.

«Voi due per esempio, siete all'inizio, sempre nel vostro piccolo mondo fatato-» iniziò Craig.

«Esatto, l'inizio è sempre così, si è stregati l'uno dall'altra, non si ha voglia di vedere nessun altro o di fare altro se non stare insieme... poi c'è il matrimonio.» continuò Bill, aggiudicandosi una stretta di mano da Craig, dopo la sua ultima affermazione.

Dopo attimi di silenzio si infilò tra me e Michael, quando eravamo ormai nel parcheggio dello studio circondò entrambi con un braccio.

«Non fate caso a quello che diciamo, è solo invidia. In realtà siamo davvero grati a questa ragazzina qui.»

Mi pizzicò una guancia.

«Mike, davvero, non abbiamo mai visto i tuoi occhi brillare così come da quando è arrivata lei, tienitela stretta!» si allontanò camminando all'indietro verso la sua auto.

«Puoi scommetterci!» pronunciò finalmente Michael, prendendomi la mano e baciandola per poi alzarla verso di lui.

«Mi raccomando, riposatevi, ci vediamo tra un paio di giorni.»

Ricambiammo il saluto e saltammo sulla limousine pronti a tornare a casa.


Provavo a scrivere da ore. Da quella dannata penna uscivano solo idee banali, non capivo come fosse possibile: ero sempre stata capace di trasferire le mie emozioni su carta. Invece, in quel momento strappavo fogli in continuazione e sbattevo più volte il pugno sulla scrivania, frustrata. Mi alzai. Camminai per la stanza. Borbottai ad alta voce. Non riuscivo a trovare pace. Udii la risatina inconfondibile di Michael e mi voltai verso di lui: stava appoggiato allo stipite della porta, ancora assonnato ma divertito.

«Ti ho svegliato?» sussurrai dopo che si avvicinò alla poltrona sulla quale mi ero appena seduta.

Scosse la testa.

«Avevo sete, mi sono girato e non ti ho trovata a letto... poi una volta alzato, ti ho sentita prendere a pugni qualcosa.»

«Mi dispiace Mike, davvero, sono una cretina.»

«Ma no!» si sedette sul bracciolo della poltrona, finse di sistemarmi i capelli e mi schioccò un bacio affettuoso sul capo.

«Cosa c'è che non va?»

«È questa maledetta canzone, fa schifo!»

«Posso dare un'occhiata?»

«Tieni.» gli passai il foglio

«Ma me ne vergogno da morire.» posai una mano sul volto.

Mi osservò per un po' dopo aver letto.

•Falling In Love Wasn't My Plan•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora