TTU-TTU, TTU-TTU, TTU-TTU...Il rumore del mio cuore era come al solito, batteva come una melodia. Seguivo il suo ritmo picchiettando il dito sulla scrivania mentre i miei occhi osservavano attentamente il foglio bianco riposto davanti a me.
Ogni movimento, ogni rumore provocato dal vento, ogni goccia che cadeva lenta sulla mia finestra, era per me una distrazione assoluta.
Come avrei fatto a terminare entro domani il mio tema?Tutti i problemi che mi assillavano la mente, si erano ormai impossessati del mio cervello. Sentii subito il morbido materasso sotto la mia schiena e chiusi gli occhi dolcemente per cercare di scacciare via ogni pensiero, ma una dolce voce gridò il mio nome.
«Jungkook, su tesoro scendi, è ora di cena». I miei occhi si aprirono lentamente e con tutte le mie deboli forze cercai di alzarmi dal letto.Scesi le scale e trovai il dolce sguardo di mamma che mi aspettava. Mi accolse alla tavola porgendomi uno dei suoi calorosi sorrisi e mi sedetti.
Mamma era la sola che riusciva sempre a capirmi, nonostante io non sia un ragazzo che confessa tutti i suoi segreti alla propria madre, ma in un certo senso parlare con lei mi faceva stare bene. Adoravo tutto di lei: il suo profumo alla vaniglia, i suoi occhi verdi che ti trasmettevano sicurezza con un solo sguardo, la sua premura e il suo amore verso di me.Mangiammo tranquillamente fin quando non decise di interrompere il silenzio che si era creato nella stanza. «Senti, questa settimana dovrai rimanere da solo a casa, mi dispiace tesoro ma tuo padre ha bisogno di una mano con il lavoro e domani ho il volo per Busan.»
Vedevo quanto dispiacere ci fosse nei suoi occhi, lo capivo sempre. Mamma apriva sempre il suo cuore a tutti, mostrando i suoi sentimenti e la sua sincerità. Questa era un'altra cosa che amavo di lei.
«Non ti preoccupare mamma, capisco che c'è molto da fare, vai pure, saprò cavarmela.»
La vidi rivolgermi un leggero sorriso, quei piccoli ma dolci sorrisi. Mi prese la mano poggiata sul tavolo accarezzandomela.
«Questa volta sarà diverso, tesoro» le rivolsi uno sguardo confuso.
«Per questa settimana potrai invitare jimin a stare qui da noi, così non sarai solo.» Sorrisi alle sue parole e subito dopo mangiato corsi in camera per comporre il suo numero.Dopo un paio di squilli, rispose e come immaginavo, lui non aspettava altro che questa proposta. Adoravo stare con jimin. Avevamo tante cose in comune, ci siamo conosciuti il primo giorno di scuola esattamente tre anni fa.
È successo tutto per puro caso. Quel giorno ero in segreteria per compilare alcuni moduli fin quando non iniziai a sentire grida provenienti dal corridoio. Finí di compilare di fogli e uscito fuori, non c'era più anima viva. La mia attenzione però, venne catturata da un ragazzo seduto a terra con la schiena poggiata sugli armadietti. Mi avvicinai a lui cercando il suo sguardo. Quando si accorse della mia presenza alzò leggermente il volto verso di me e io potrei notare il suo labbro sanguinante. Mi abbassai velocemente per vedere come stasse, i miei occhi caddero nei suoi notando che erano leggermente arrossati a causa delle lacrime versate.
Lo aiutai ad alzarsi e lo accompagnai in infermeria. Non pensavo di iniziare così il mio primo giorno di scuola, mi sarebbe potuto capitare di tutto, ma non pensavo proprio questo.
Aspettai che l'infermiera finisse di parlare al telefono ma svanì dalla stanza lasciando me e il ragazzo,di cui ancora non sapevo il nome, da soli.
Capì che avrei dovuto cavarmela io.
Cercai dell' ovatta e un disinfettante per rimuovere il sangue dal suo labbro. In quel,a stanza cadde il silenzio. L'unico rumore che risuonava in quel posto erano le piccole lancette dell'orologio posto sul muro bianco che in quel momento segnavano le 9:08.
Portai l'ovatta delicatamente sul suo labbro cercando di non fargli male e in quel momento potei notare le labbra carnose che egli possedeva, sembravano dei soffici cuscinetti. Alzai lo sguardo dalle sue labbra per ammirarlo in tutto.
Solo avvicinandosi, il suo profumo di cocco entrava nelle narici dando una sensazione di dolcezza, le sue guance rosee come il colore di una pesca, i capelli neri che brillavano per la luce puntata sulle nostre teste e i suoi occhi che erano incastrati nei miei.
Non saprei dire di che colore fossero, ma a primo impatto li paragonai al cioccolato fondente, così nero e amaro, ma al suo sguardo davano luce e dolcezza.
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𝑳𝑬𝑻𝑻𝑬𝑹𝑺 |𝚟𝚔𝚘𝚘𝚔|
FanfictionTornare ai vecchi anni dove c'era bisogno di una semplice lettera scritta a mano per dichiarare il proprio amore alla persona che si ama. Jeon jungkook, frequentante il terzo anno di liceo, che dopo gli ultimi due anni passati rincorrendo la sua e...