"Perché non rendi accessibile questa montagna?"
Lui si limita a spostarsi dalla finestra e ad invitarmi a guardare fuori con un gesto del braccio.
La vallata percorre la verticale centrale della vista, come se tutta la casa fosse stata costruita per questa prospettiva perfetta. Il pendio a destra è coperto di fogliame rosso fuoco e giallo limone, una composizione perfetta, quasi incredibile. Al centro un ruscello calmo si dirige verso un lago azzurro che si scorge in lontananza. A sinistra gli alberi sono più radi, sempre rossi e gialli ma con qualche pietra grigia a spezzarne la vivacità. Nel cielo non si scorge una nuvola, solo un intenso blu che nemmeno il sole disturba, trovandosi troppo in alto per essere visto attraverso l'infisso.
Il cuore mi balza in gola alla vista di un tale splendore. Ma distolgo ugualmente lo sguardo perché la presenza di quest'individuo basta a spezzare qualsiasi poesia.
"E non sarebbe il caso di condividerlo?"
Ride e scuote la testa, come a sottolineare quanto io sia ingenua ad aspettarmi cose simili da un animo come il suo.
Faccio per uscire dalla casa, quando apre finalmente la boccaccia.
"Non è una soddisfazione, dopo tutta la fatica fatta, poter godere di un paesaggio così bello?"
"Sono fuggita su questa montagna in cerca di silenzio e soprattutto di natura autentica. Tutta la valle è mozzafiato. Ma è stata la mano dell'uomo a renderla tale. Io speravo che almeno qui... Sulla cima più alta del complesso... Avrei trovato semplicemente la natura. Ecco invece un altro paesaggio reso docile dall'intervento di questa specie che adora la geometria."
La verità è che sono amareggiata dal fatto di aver trovato civiltà anche qui. Me ne vado pestando i piedi; torno da dove sono venuta.
Il grande foglio della Terra è già stato completamente scarabocchiato; non resta più la minima porzione di bianco.Sono arrivata troppo tardi.
Il mondo però non può essere sbagliato.
Il problema... Sono io?