Capitolo 45

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La sala mensa era il luogo che Mina Ramon più odiava dell'intera scuola. Si sentiva inadeguata, tra quelle quattro mura, osservata dall'intero stormo di studenti urlanti e su di giri per quell'ora scarsa di pausa tra le lezioni della mattina e quelle del pomeriggio. Varcare la soglia era un incubo ormai da mesi. Le poche settimane passate con Micol, Colin e gli altri erano state per lei un sollievo, finito troppo presto e in malo modo.

In fila per prendere la sua solita mela, cominciò a guardarsi intorno per decidere dove sedersi. Avrebbe voluto raggiungere Micol, ma dopo il battibecco di sabato sera non si erano più sentite e lei, comunque, aveva già preso posto di fronte a Colin. Di raggiungere Andrew e gli altri non ne aveva la minima voglia. Lo avrebbe fatto per Steve, ma vederlo saccente e maleducato come al solito, come se la mattina precedente fosse stata cancellata, la fece desistere. Lo avrebbe aiutato, ma non davanti all'intera scuola. In più, non aveva la minima voglia di passare del tempo con Andrew. Rise di se stessa, pensando a quanto fosse incoerente. Voleva lasciarlo, ma non ce la faceva e aveva litigato con Micol per questo, intimandole di rimanerne fuori, nonostante l'amica avesse ragione.

Arrivato il suo turno, prese acqua e mela distrattamente, dirigendosi poi verso la porta. Fuori c'era il sole, così decise di non mangiare quella mela lontana da tutti, sulla sua panchina preferita, sperando di avere qualche minuto di tranquillità. Buttò la mela intatta nel primo cestino disponibile senza nemmeno rifletterci: non l'avrebbe mangiata, e non doveva fingere con nessuno.

Pose la borsa sull'estremità destra della panchina, allungandosi con la testa su di essa. Chiuse gli occhi, cercando in quel silenzio un modo per uscire da quel periodo. Il padre ancora non le rivolgeva la parola, Micol era sempre più distante, i suoi finti amici iniziavano a irritarla irreparabilmente. E Colin... beh, Colin era quello che più le faceva male. Il suo silenzio, la rabbia e il disgusto riuscivano ad annientarla e il sapere che il ragazzo avesse ragione non la faceva respirare regolarmente. Rimuginò su tutti i suoi problemi per un po', prima che una voce fastidiosa e pacata la distraesse.

«Posso farti compagnia?» Mina aprì gli occhi leggermente sorpresa. Rimase senza parole per qualche secondo, prima di annuire e sedersi composta per fare posto alla professoressa Burke. Tra loro le cose andavano inaspettatamente bene. Dopo la festa, c'era stato un momento di imbarazzo, prima che l'insegnante accettasse le scuse della ragazza. Nonostante fosse la diretta interessata, Alexandra aveva accettato di buon grado di ascoltare Mina e l'aveva perdonata. L'unica ad averlo fatto.

«Come stai?» aggiunse dopo un po' la donna, stupendo la studentessa per l'ennesima volta. Alexandra era attenta, perspicace, senza essere però invadente.

«Bene» rispose sicura Mina. La professoressa sorrise appena, scuotendo il capo e scrutandola.

«Che problema hai con la sincerità?» chiese, spiazzandola.

«In che senso?» chiese Mina di rimando, bevendo un sorso d'acqua e muovendo i piedi in sincrono.

«Non sembri una che sta bene» continuò la donna. «Insomma, guardati: sei nel cortile, da sola, durante la pausa pranzo, a fingere di mangiare una mela che ti ho visto buttare nel cassonetto. Perché menti?»

«Non mento. Stamattina ho mangiato troppo e non voglio appesantirmi ulteriormente, tra poco ho le prove per il musical scolastico» mentì, facendo sospirare rumorosamente la Burke. La donna la guardò in cagnesco, alquanto demoralizzata. Voleva aiutarla, ma non sapeva da che parte cominciare. Sapeva quanto fosse intelligente Mina, e optò per il parlare chiaro. Pregando, in cuor suo, di non allontanarla ancora una volta.

«Sai... ti osservo da un po'. Dall'inizio dell'anno, in effetti. Vedo che a pranzo non mangi mai. Prendi una mela, dai un morso, te la rigiri un po' tra le mani e la butti via. Ti ho vista mangiare il periodo in cui avevi cambiato tavolo, con Colin e gli altri... credo tu abbia seri problemi alimentari». Fu schietta, forse troppo schietta. Le tornarono alla mente le poche lezioni di psicologia seguite al college: mai essere troppo diretta, o l'interlocutore sarebbe scappato chiudendosi ancor di più in se stesso. Si maledisse, sempre silenziosamente, mentre Mina si lasciava andare a una risata isterica, sfregando sui jeans chiari le mani in modo compulsivo.

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