L'ascolto della musica riportata sopra migliorerà la vostra esperienza di lettura quindi è altamente consigliata dagli scrittori.
Era una sera come le altre: servivo al bancone, mentre i miei cari clienti bevevano un drink o fumavano un sigaro. Ma a un tratto un uomo, che pareva già brillo di suo, entrò nel mio bar. Una volta chiusa la porta prese un gran respiro e inalati gli aromi dei sigari dei clienti si avvicinò al bancone. Non fece molto, si limitò solamente a collassare su di esso per poi dopo indicare una ragazza sola ad un tavolo. Il bel viso della giovane fanciulla non mi era nuovo, al contrario: era una buona cliente del mio locale. Non avevo mai capito cosa una bella ragazza come lei venisse a fare una sera sì e una no nel mio bar ma la faccenda non mi interessava molto fin quando mi avrebbe pagato i drink ordinati. Ma effettivamente non si poteva dire che la ragazza non aveva un bel aspetto: aveva un piccolo corpo minuto ma nonostante questo era proporzionata e aveva anche delle curve abbastanza accentuate, aveva lunghi capelli biondi mossi che portava sciolti eccetto per la ciocche davanti che fermava dietro la testa, aveva grandi occhi celesti, la pelle chiara e pulita come una piccola bambola di porcellana, il viso piccolo con il mento leggermente appuntito, con una piccola bocca sottile da cui uscivano solamente parole dolci dette da una voce angelica. Oltre al suo fisico ciò che la rendeva ancora più dolce e delicata era il bel vestito elegante ma che non la invecchiava minimamente. Il vestito rosa accentuava le sue curve con il corsetto in pizzo abbellito con dei nastri in raso panna che poi si apriva in una bellissima gonna a balze sempre rosa. Le sue scarpe, visibili solo quand'era seduta perciò non le ho mai potute guardare attentamente, erano piccole e nere con dei graziosi fiocchi rosa. Capisco dunque come anche un ubriaco possa averla notata, anche se la cosa non mi piaceva: il mio locale è noto per essere un posto di alta classe e non avrei permesso che un porco ubriaco toccasse una delle mie clienti ma non lo avrei privato di provare a parlarle. Avrei deciso dopo, una volta capite le intenzioni dell'uomo il da farsi. L'uomo ordinò un bicchiere d'acqua e una volta bevuto tutto d'un fiato il contenuto del bicchiere cercò di mettersi composto. Una volta che ebbe avuto una qualsiasi stabilità sulle sue gambe si incamminò verso la fanciulla. L'andatura al quanto malandata lo fece far notare da una buona parte dei clienti. Non che la cosa mi importasse: purtroppo non è un evento raro di qualche cliente ubriaco ma mai era scaturita una rissa e mai nessuno aveva provato a toccare qualche fanciulla. Per questo avrei tenuto quel soggetto sotto l'attento controllo della mia sicurezza che al mio segnale lo avrebbe sbattuto fuori. Arrivato al tavolo della fanciulla quasi le versò il suo drink nel tentativo di sedersi di fronte a lei. Non sembrava troppo infastidita e anzi sorrise all'uomo con uno dei più bei sorrisi che credo di aver mai visto. Molto probabilmente l'uomo si era leggermente troppo contente per la reazione positiva della fanciulla e iniziò a cercare di avvicinarsi a lei. Con un gesto molto delicato allontanò la mano dell'uomo pericolosamente vicina al suo delicato viso. Allora decisi che era il tempo di intervenire ma d'un tratto sento la fanciulla ridere e avvicinarsi leggermente all'uomo. La situazione continuava a non piacermi ma almeno lei non si sentiva in pericolo o almeno non lo dimostrava. Dovetti distrarmi per qualche minuto per servire una giovane coppia che era appena entrata. Appena li servii approfittai dell'occasione di pulire uno dei tavoli che si era appena liberato per avvicinarmi ai due che avevo lasciato per troppo tempo.
-Quindi una ragazza carina e delicata come te e così intelligente passa la sue serate in un posto deprimente come questo e, soprattutto, da sola?- gli sentii dire di sfuggita mentre me ne tornavo al bancone.
Anche se parlava in modo molto fluente potevo sentire l'odore dell'alcool anche dal tavolo vicino che stavo pulendo. Continuai a tenere un occhio su di loro anche quando tornai al bancone. Tutto era tranquillo finché non mi avvicinai per prendere eventuali nuovi ordini. Ero lì e feci la mia solita domanda: "Desiderate prendere altro?". Con mia sorpresa l'uomo disse di no e la fanciulla fece un piccolo cenno di negazione. Li diedi il conto da pagare e la fanciulla prese un delicato borsellino di pelle bianca che teneva all'interno di una delicata borsetta che aveva tenuto per tutta la sera sulle gambe. L'uomo, incredibilmente, non aveva bevuto, forse per fare una buona impressione, e quindi non doveva darmi nulla ma comunque pretese di pagare i drink della fanciulla ma senza riuscirci. Sembravano dell'idea di andare da qualche parte insieme ma all'improvviso l'espressione dell'uomo mutò quasi come se stesse per vomitare, e dal grado di alcool nel suo sangue era molto probabilmente quello il caso, e uscì dal locale lasciando la povera ragazza in piedi davanti la porta da sola. La fanciulla rimasta sola si avvicinò lentamente al bancone e con le lacrime agli occhi ordinò uno dei drink più forti che servivo. Anche se non erano fatti miei da bravo barista qualche domanda era d'obbligo. Non dovetti chiedere molto in realtà: l'alcool la fece parlare senza troppi problemi. Onestamente non capii granché all'inizio per colpa di tutti i singhiozzi, in parte causati anche dai drink, ma riuscii a capire la situazione generale. Immaginavo che magari l'uomo si fosse ricordato di avere una moglie, oppure che una volta diventato più lucido non era più interessato ma la situazione era molto, molto, ma molto più frivola e sciocca. La dolce fanciulla si era fatta ammaliare dalle parole di miele dell'uomo e senza troppi pensieri era stata al suo gioco. Sapeva quanto era sconsiderata quella sua decisione ma, ai suoi occhi, l'uomo era molto galante e anche di bell'aspetto. Poi si lascio in un pianto disperato non so se per l'alcool o per il dolore o un mix tra i due. Le portai un bicchiere d'acqua e una volta calmata continuò il discorso senza che dovetti dirle nulla. Si era accorta che i clienti del locale li stavano fissando e si era accorta che continuavo a tenerli d'occhio e quindi, non volendosi far scappare l'occasione, iniziò a fare piccole avance all'uomo per potersi all'allontanare dal locale. Non avrei mai pensato che una ragazza elegante e composta come lei potesse farsi abbindolare dal primo uomo ubriaco che le rivolgeva qualche dolce complimento. Onestamente non mi importava granché cosa sarebbe accaduto una volta usciti dal locale ma non potevo neanche negare che almeno ora era al sicuro da qualche ubriaco che voleva solamente portarsela a letto e farle chissà cosa. Ma ancora non capivo perché avesse deciso di lasciarla lì sulla porta e, abbastanza stufo del continuo parlare di quanto la serata stesse andando bene fino alla fine, decisi di chiederlo e basta.
-È il mio nome! È sempre il mio nome!- urlò tra un singhiozzo e l'altro.
Non capivo cosa potesse esserci di così tanto terribile in un nome per farti correre via da una ragazza dolce come lei. Non dovetti chiedere per la risposta perché, una volta calmatasi, riprese immediatamente il discorso.
-Quel porco voleva solo portarmi a letto e a me andava pure bene! Ma no doveva per forza sapere il mio nome e una volta che l'ha saputo è corso fuori a vomitare!- disse sbattendo i pugni sul bancone- Per una volta che un uomo mi si avvicinava e sembrava anche di bell'aspetto deve essere un porco che bada solo alle apparenze! Se non fossi così ubriaca lo cercherei per tutta la città per dargli un vero motivo per scappare!- disse sempre più alterata- "Voglio sapere il nome di questo bell'angelo che ho davanti" "ti prego voglio sentire il tuo dolce nome" "sono sicuro che qualsiasi nome tu abbia sia così meraviglioso detto dalla tua bella voce" E io che come un rimbambita ci casco pure e glielo dico! Ma dico io è così importante un nome di una ragazza! E se anche lo fosse la lascereste davanti la porta in quel modo solo per non dire di esservi fatti una ragazza con un nome strano!
Stavo per risponderle di no, nella speranza di calmarla leggermente, ma prima che potessi dire qualcosa urlò con tutta l'aria che i suoi piccoli polmoni potevano contenere:
-Hunter! Il mio nome è Hunter! Non vi sembra abbastanza femminile per voi forse- urlò mentre indicava un paio dei miei clienti che la stavano fissando da un po' per il continuo urlare- Se non vi piace potete anche andarvene a quel paese perché è un nome stupendo! Mio padre l'ha scelto perché grande amante della caccia! Se avete qualcosa da ridire sul mio nome, tutti quanti voi zoticoni, potete andarlo a dire al suo fucile che tiene sempre carico e ben lucidato in salotto.
Dopo questa sua sfuriata collassò sul bancone e dovetti aspettare che si riprendesse un minimo per chiederle il nome di un parente che potesse venirla a prendere.
Angolo autore
Allora non c'è molto da dire. Partiamo dal fatto che questa storia si basa su un'idea che abbiamo avuto qualche giorno fa. L'idea originale non era proprio questa ma parlava sempre di questa ragazza, Hunter, che veniva scaricata per il nome. Inizialmente la storia era ambientata in una discoteca dove lei ballava al centro della stanza e un ragazzo la approcciava. Ed effettivamente era così che avevamo intenzione di mantenere la storia. Ci siamo però accorti che 1 nessuno dei due aveva mai messo piede in una discoteca 2 non avevamo idee sul come iniziare. Allora, essendo noi amanti della musica piano bar, abbiamo deciso di ambientarla in uno di quei bar in cui c'è sempre un aroma di sigaro e con un bel pianoforte in sottofondo che si abbina alle luci gialle e al bancone in legno scuro del barista. E per rendere l'esperienza come nella nostra testa abbiamo aggiunto un link di musica piano bar di dieci ore (anche quella da mezz'ora sarebbe bastato ma almeno ci ha fatto compagnia mentre scrivevo) che, personalmente, migliora di gran lunga l'esperienza di lettura.
Questo è, come tutti i nostri libri, solo un libro di cagate varie che scriviamo random e di cui le storie non sono adatte agli altri libri. L'abbiamo appunto chiamato "One Shit" perché la maggior parte delle storie, se mai ne scriveremo altre, farà altamente schifo o perché cringe o perché scritte con i piedi ma alla fine sono solo cose random, scritte random, ad ogni ora del giorno solo per farvi partecipi delle nostre malattie mentali che ci accompagnano sempre.
-Ker