Cap 5

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Liah uscì di casa verso le nove. Il sole splendeva nel cielo azzurro libero da nuvole. Un venticello leggero muoveva dolcemente le foglie dei pini lungo la via. La giornata era fantastica e perfetta per una passeggiata.
La ragazza aveva deciso di passeggiare lungo la costa, magari sulla riva del mare. Il rumore delle onde la aiutava a rilassarsi.
Quella mattina aveva davvero bisogno di rilassarsi. Svegliarsi senza fare colazione era come un trauma per lei. E poi le faceva male il braccio. La doccia non aveva aiutato. E neppure il fatto che non si fosse presa il disturbo di togliere la benda prima.
La spiaggia era un posto ideale.
Prima di uscire Liah aveva pensato che Mr. N. l'avrebbe seguita tutto il tempo, invece non si accorse nemmeno della sua presenza. "Mr. Nessuno" era davvero il nome più adeguato.
La ragazza inciampò in un sasso nel mezzo della strada. Fece in tempo a ripararsi dalla caduta con le mani, prima che finisse con la faccia spalmata sull'asfalto. Aspettó qualche secondo che la sua testa smettesse di girare, odiando sentirsi così debole.
Si rialzò pigramente, svoltando il vicolo che l'avrebbe portata lungo il mare.
Dopo un paio di minuti di camminata attraversó il vicolo e spuntò sulla via del porto. Il luogo era abbracciato dal rumore delle onde che sbatteva violentemente sulle palafitte in legno, e baciato dai caldi raggi del sole.
Poche nuvole si scorgevano all'orizzonte, ma la ragazza non se ne preoccupò.
Si avviò lungò la larga strada sovraffollata di gente che di Domenica mattina si sbrigava per fare acquisti. Molte di quelle persone, anche perfettamente sconosciute, la salutavano con un cenno della mano o con un sorriso, ma lei oramai ci era abituata. Era famosa da quelle parti. Era apparsa come minimo un centinaio di annunci, che pubblicizzano chiaramente i prodotti della marca "Gotten".
Per fortuna non doveva andare in giro con quei vestiti. Sarebbe stata come uno sponsor vivente.
Liah passeggiava tranquillamente, soffermandosi sulle vetrine ricche e colorate dei negozi lungo la via. Ma quello in realtà non le interessava molto. Preferiva soffermarsi a guardare il mare. Ogni sua onda era unica e raccontava una storia diversa. Per fortuna l'estate era quasi arrivata.
Fu proprio mentre era immersa nei suoi pensieri sulla spiaggia che andò a sbattere contrò qualcuno. Cadde all'indietro con una violenza inaspettata, ma quando si preparava a ricevere il colpo con la dura pietra, si ritrovò tra le braccia di Mr. N. che l'aveva presa senza fatica. Gli dedicó poco più di uno sguardo, e si accorse di come, nonostante in giacca e cravatta, riuscisse a mimetizzarsi perfettamente tra la folla. Sarà stato grazie ai lavoratori eleganti che si aggiravano sulle strade bollenti dal sole. Chi in trasferta, chi in pausa, chi appena cominciava il suo turno.
La ragazza si affrettò a rimettersi in piedi, per poi controllare chi fosse il povero malcapitato al quale aveva sbattuto contro.
Era abbastanza alto, indossava una camicia marrone a fiori gialli, jeans strappati, e un cappello da pescatore schiacciato in testa.
Teneva in mano un volantino informativo sulla città e una macchina fotografica appesa al collo.
Si vedeva che non era molto vecchio, ma neppure tanto giovane.
"Scusi, non l'ho proprio vista" disse allo strano individuo di fronte a lei.
"No preoccupa, no preoccupa" rispose con uno strano accento.
Doveva essere un turista.
"Perdona mio italiano signorina, io no sono di qua. Sono Españolo"
"Oh, si, ehm.. nessun problema" disse non sapendo cosa rispondere.
"Molte grazie, molte grazie. E il fanciullo là dietro?" chiese guardando Mr. N.
"Lui? Lui è un.. Amico"
"Perdoni la mia fretta Signore, ma la mia amica avrebbe un'urgente commissione da sbrigare" intervenne il ragazzo alle sue spalle.
"Me comprende. No preoccupazioni" rispose lui, mentre Mr. N. stringeva la spalla di Liah come per farle capire di non obbiettare.
"È stato un piacere conoscerla" aggiunse ancora, impedendole di avere occasione di parlare. Poi, appena lo spagnolo si girò per continuare a camminare, la accompagnò spingendola lungo la strada.
"Mi spieghi qual'è il tuo problema? " chiese Liah liberandosi dalle sue mani.
"Quell'uomo era pericoloso" spiegò con ovvietà.
Liah alzò gli occhi al cielo.
"Pericoloso? Veramente? Era un turista! Probabilmente voleva solo chiedere un paio di informazioni del posto!" aumentò il passo per allontanarsi da lui, giusto per fare un po' di scena.
"È sicura che il mio intervento sia stato inappropriato, Miss. Gotten?"chiese lui con tono impassibile.
"Si, era solo un turista!" rispose lei con fare indispettito.
"Alla luce di questa sua sicurezza, mi permetta allora di porgerle le mie scuse. Importunarla non era mia intenzione" disse lui, e Liah annuí, soddisfatta della risposta. Doveva far capire alla sua guardia del corpo che non aveva nessun potere su di lei.
"Potrei spiegare come minimo il perché delle mie azioni di allontanamento nei confronti di quell'uomo?" aggiunse poi, guardando dritto davanti a sé.
"Certo" rispose lei con fare indifferente, provando involontariamente ad imitare l'atteggiamento sicuro del ragazzo.
"Bene. Lasci che le dica che l'uomo di prima non era un turista. Affermava di essere spagnolo, ma non lo era. Parlava una lingua fin troppo recitata per essere reale. E il suo accento era russo" concluse, ma il suo tono era sempre calmo e pacato. Era come se non volesse vantarsi di aver avuto ragione sin dall'inizio, qualità molto rara per la razza umana.
Liah non sapeva cosa rispondere.
Ebbe la tentazione di scusarsi, ma la sua bocca non riuscí ad aprirsi.
"Inoltre... Non tutti i turisti tengono un teaser dentro la loro tasca" disse tirando fuori un piccolo marchingegno di metallo che rifletteva la luce del sole i migliaia si sfumature diverse.
"Dove l'hai trovato?" sussurrò la ragazza osservando l'oggetto nella mano di Mr. N.
"Nella sua tasca" rispose con fare leggermente ovvio.
"Ma l'hai rubato!" esclamò subito la ragazza voltando il suo sguardo in quegli occhi coperti dalle lenti nere.
"Non può essere posseduto da un soggetto non autorizzato" rispose lui riponendo l'arma nella tasca interna del suo giacchetto.
"E tu... Sei autorizzato?" chiese lei temendo un "no" come risposta.
Invece lui annuí, mentre il suo sguardo si intravide dietro gli occhiali neri.
Per la prima volta Liah vide il colore dei suoi occhi. Blu come il cielo di notte e profondo come l'oceano. Cavolo se erano belli.
La ragazza sentí un colpo allo stomaco. Era stata scortese e maleducata. E presuntuosa. E un po' stronza. E in altre circostanze si sarebbe scusata immediatamente, ma l'orgoglio la frenó.
Lo pagano per questo. Dovette ricordare.
I due continuarono a camminare, questa volta Mr. N. non lasciò il suo fianco neppure per un momento. Liah ripensò al "turista" che l'aveva fermata prima. Possedeva un arma. Se fosse stata da sola l'avrebbe quasi sicuramente aggredita, e il suo accento in effetti era suonato strano all'inizio della conversazione. Ora si sentiva nuovamente in colpa. Era stata arrogante contro qualcuno che magari le aveva appena salvato la vita.
Lo pagano per questo. Dovette ripetere una seconda volta.
Le passò la voglia di passeggiare.
"Possiamo tornare a casa?" domandò ad un certo punto non sapendo neppure perché stava chiedendo un permesso.
"Qualcosa la mette a disagio Miss. Gotten?"
"No... Vorrei solo tornare a casa"
Mr. N. non se lo fece ripetere due volte, e proseguí dritto per un paio di metri prima di svoltare in una strada a sinistra. Una scorciatoia per arrivare alla via principale, che Liah usava spesso con le sue amiche.
Nessuno dei due parlò per il resto della camminata, poi, quando arrivarono di fronte al cancello dell'enorme giardino di villa Gotten, Mr. N. formulò una domanda che sorprese un po' la ragazza.
"L'ho infastidita in qualche modo, Miss. Gotten?"
"No, perché?"
"Ha un atteggiamento strano. Se ho commesso qualche errore è libera di dirmelo. Correggerò il mio sbaglio ed eviterò di ripeterlo"
"No..non è questo.." sussurrò cercando il coraggio per pronunciare le parole che voleva dire.
"Io... Mi volevo scusare per oggi. Sono stata arrogante. E presuntuosa" voleva dire.
Lo pagano per questo. Lo pagano per questo. Lo pagano per questo.
Liah in silenzio.
Mr. N. aprí l'enorme cancello di metallo con la sua tessera di riconoscimento. I due percorsero il largo viale, e le comode scale dell'entrata.
Liah sospiró mentre percorreva il corridoio, dirigendosi verso la cucina.
"Vuole mangiare qualcosa?" chiese Mr. N.
Avrebbe voluto dirgli che non aveva bisogno di wualcuno che gli chiedesse se avesse fame. Poteva capirlo perfettamente in autonomia. Ma si arrese alla realtà che, per una volta, doveva chiedere aiuto.
"Cosa posso mangiare senza vomitare?" domandò.
"Un panino andrebbe bene" rispose lui.
La ragazza si preparò un panino alla mortadella con pane integrale.
Sistemò un angolo di tovaglia sul tavolo in cucina e mangiò in silenzio.
Il resto della giornata passò velocemente.
Dopo il pranzo Liah rimase in camera sua ad ascoltare musica, resistendo all'istinto di ballare, come faceva sempre. Non che non fosse brava, ma davanti a Mr. N. non si sarebbe mai messa a ballare.
"Le suggerirei di andare a letto presto questi giorni" ruppe il silenzio Mr. N.
"Certo" rispose saracstica la ragazza fingendo di sistemarsisotto le coperte.
"Agli ordini" aggiunse.
Mr. N. non accennó neppure uno sbuffone. Liah doveva impegnarsi di più per poterlo infastidire. Avrebbe strizzato le emozioni fuori da quella statua in marmo.
"Scenderò un attimo in cucina, suo padre mi voleva parlare. Tornerò il prima possibile" disse la guardia avvicinandosi alla porta.
Quando la stava per chiudere, però, si affacciò lasciando che solo metà corpo facesse capolino da essa.
"Vada a dormire, signorina. Il suo corpo sta implorando pietà" sussurró, e Liah riuscí a vedere ancora quegli occhi profondi.
Mr. N. uscí e il "vaffanculo" che stava per mandargli si trasformó in un sorriso. La voce insistente dell'uomo le girava ancora per la testa, affaticamento il suo cervello e portandola a chiudere lentamente gli occhi. Si addormentó pochi minuti dopo, in un sonno senza sogni.

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