I. Un nuovo lavoro

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L'estate a Londra non era mai stata più calda, il sole era alto e la sua luce penetrava anche nel più piccolo angolo. Non c'era verso che ci si potesse riparare da questo, perché in un modo o nell'altro avrebbe raggiunto chiunque.

C'era l'afa e da lontano era possibile vedere il calore che sembrava essere sceso sulla terra nella sua forma quasi umana. Tutti i posti all'ombra erano occupati, c'erano bambini che giocavano, gelatai che scorrazzavano per la città sperando di riuscire a vendere quanto più gelato possibile, poche persone camminavano per strada dal momento che la maggior parte dei cittadini preferiva utilizzare la macchina con l'aria condizionata. Sembrava che quel caldo potesse sciogliere anche le persone, la loro pelle, le loro ossa.

Non aveva mai fatto così caldo eppure quell'estate sembrava che non volesse lasciar vivo nessuno degli abitanti di Londra.

Anche vestirsi diventava un problema, camice troppo aderenti, pantaloni troppo stretti, gonne che non scivolavano come avrebbero dovuto fare, décolleté che sembravano sfuggire dai piedi ogni volta che si faceva un passo, calzini fastidiosi, e giacche che davano l'impressione di contenere strati e strati di lana.

Quella mattina non glien'era andata bene nemmeno una: la sveglia non era suonata e per questo aveva fatto tardi al primo appuntamento della giornata, la cerniera della gonna si era incastrata nella camicia e sembrava non ci fosse verso di sbloccarla, aveva perso il tacco destro due volte mentre camminava - rischiando di inciampare e finire sotto un'auto - e alla fine aveva dovuto sorbirsi un rimprovero per il suo ritardo.

Venticinque anni e ancora veniva trattata come una bambina. Odiava dover avere a che fare con lui eppure non voleva nessun altro che lei. Era il miglior architetto dell'azienda e il signor Lewis voleva lei.

Per sua fortuna l'incontro era durato poco meno di un'ora e, nonostante la voce fastidiosa dell'uomo non avesse cessato di disturbarla nemmeno per un secondo, la sua agonia era stata allietata dalla presenza del condizionatore.

Non tanto piacevole fu invece il tragitto che la separava dall'azienda, in un baleno tutta la frescura - che era stata in grado di migliorarle l'umore - era sparita senza lasciare traccia. Il sole aveva ripreso a darle la sensazione che i suoi abiti fossero molto più stretti e scomodi, e ancora una volta era inciampata per via della scarpa.

Per evitare che la tappa successiva della sua mattinata fosse l'ospedale, decise di prendere un taxi - possibilmente con aria condizionata - e farsi scortare fino alla Evans Industry.

Sapeva che suo padre non avrebbe detto nulla riguardo il ritardo all'appuntamento, piuttosto le avrebbe sorriso e le avrebbe chiesto che altri impegni avesse per la giornata.

Richard Evans era il titolare perfetto. Raramente si arrabbiava e cercava in ogni modo di spronare i suoi dipendenti a dare il loro meglio. Gli dava delle possibilità e, quando poteva, permetteva loro di avere un aumento. Bisognava sudarsi il proprio posto, bisognava guadagnarselo - con le unghie e con i denti - sempre però con il massimo rispetto verso gli altri.

Lily, a differenza di come avrebbe voluto sua madre, si era iscritta ad Architettura perché sin da bambina aveva adorato passare le sue giornate tra fogli di disegno, progetti e libri riguardo la storia dell'architettura. Era un mondo che l'affascinava ed ogni scusa era buona per entrare di soppiatto nello studio del padre e sbirciare i nuovi progetti. Per cui, la sua, non era stata una scelta molto difficile quando era giunto il momento di iscriversi al college. Sua madre sperava che si iscrivesse a Lettere e diventasse insegnante come lei.

Petunia invece non aveva seguito le orme di nessuno dei due genitori e, contro ogni pronostico, lavorava presso il laboratorio di Oxford come ricercatrice.

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