il suo nome

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I suoi sospiri si facevano sempre più affannosi, seguendo il ritmo incalzante della mano di lui tra le pieghe del suo sesso.

Marinette aprì gli occhi, respitando affannosamente per il piacere che il suo amante le stava procurando, portandola ogni volta al limite ma senza farla esplodere nell'orgasmo che tanto desiderava.

I suoi occhi potevano solo scorgere la sagoma del ragazzo...no, dell'uomo...che la stava torturando così dolcemente nell'oscurità dell'enorme stanza da letto.

Su sua richiesta, mesi addietro, per nascondere le loro identità, gli aveva chiesto che i loro incontri segreti di trasgressione si volgessero al buio.

E lui aveva accettato.

Marinette avvolse con una mano i morbidi capelli del suo amante, per attirarlo a se, per poterlo baciare, ma lui le bloccò il polso sul materasso.

-Non ancora Milady...non ancora... - le disse, con la voce roca, segno evidente che quel lento tormento stava avendo effetto anche su lui.

E le sue dita dentro di lei smisero di muoversi convulsamente, per prendere un ritmo più lento, per portarla di nuovo al limite ma senza farla esplodere.

E lei sapeva che giocare in quel modo col suo corpo lo faceva impazzire.

Chat Noir si morse il labbro per averle negato le sue labbra, avendo nel sangue il desiderio di farla finalmente sua.

Sentirla gemere e sospirare per il piacere che le stava procurando unito alle sue dita fradice dei suoi umori lo stava torturando.

Rallentò apposta il ritmo di quella dolce tortura che le stava procurando, dando così alla sua insettina la possibilità di riprendere fiato, con l'intento poi di riportarla di nuovo all'apice del piacere.

Chat Noir...no, Adrien... avrebbe pagato qualunque cifra per poterla vedere in quel momento, mentre si controceva con i fianchi contro la sua mano per alleviare la pressione dell'orgasmo non ancora esploso.

E la poteva soltanto immaginare con i capelli sparsi sulla lenzuola, le labbra gonfie per i baci appassionati che si erano scambiati prima, i capezzoli induriti dal piacere, e gli occhi ancora più scuri per l'orgasmo che le voleva procurare.

Ma aveva accettato la sua richiesta del non vedersi mai in volto, e questo aveva solo acuito tutti i suoi altri sensi, fino a conoscere ogni singolo punto erogeno della sua Milady.

-Dillo...

Le parole gli uscirono spontanee dalla bocca, con voce roca dall'eccitamento che lo stava uccidendo.

-...come? - gli fece eco lei, non capendo la sua richiesta.

Le sue dita continuavano a muoversi lente dentro il suo corpo, toccando i suoi punti più sensibili per farla godore fino allo sfinimento.

-Il suo nome. - fece eco Adrien, e la sua insettina si irrigidì al suono della sua richiesta.

Non era la prima volta che la tormentava così, e lui lo sapeva che questo la faceva stare male.

Anche Adrien stava male al solo pensiero che il cuore della sua amata appartenesse ad un altro, un emerito coglione che si era lasciato scappare una ragazza...no, una donna...così straordinaria, con un carattere così forte eppure così fragile allo stesso tempo...e quell'idiota le aveva spezzato il cuore!

Con la rabbia che sentiva crescere dentro di se, Adrien ricominciò a muovere le dita dentro di lei con più insistenza, colpendola dove sapeva le avrebbe procurato più piacere.

-Dillo... - insistette, ma in tutta risposta ottenne soltanto i suoi gemiti strozzati.

E più lei si intestardiva a non dirgli quel nome, più lui la stava portando verso il tanto agognato orgasmo, per poi tirarsi indietro.

Ed ogni volta che le sue dita aumentavano di nuovo riprendevano a tormentarla, lui le chiedeva sempre quel nome...

Si stava torturando da solo, in una gogna che forse avrebbe avuto termine soltanto con la fine della loro storia intima.

Soltanto un "ti prego" strozzato da parte della sua partner lo fece capitolare: non sarebbe mai stato in grado di resistere a quella dolce supplica, con cui lei gli chiedeva di farla sua.

Con un gesto fulmineo tolse le sue dita da dentro di lei, portandosele alla bocca per saggiare il suo odore ed il suo sapore, mentre con la mano libera afferrava un preservativo tenuto pronto per l'occasione.

Si affrettò a scartarne l'involucro e ad indossare la sottile protezione, mentre il suo eccitamento era al limite.

Marinette protestò per quella interruzione al suo piacere, ma il sentire il lacerarsi della bustina nel buio e poco dopo essere afferrata violentemente per le coscie la fece capitolare, mentre il suo amante la penetrava con un'unico colpo di anca e cominciava a spingere frenetico dentro di lei.

Le sue mani poterono finalmente guidare le labbra di lui verso le sue, e sentire il suo sapore sulla lingua che la esplorava avido dei suoi baci.

Alzò istintivamente il bacino, reclamando così di sentire il suo amante più nel profondo che poteva, mentre di lì a poco cominciò ad irrigidirsi sentendo montare nelle sue viscere il tanto agognato orgasmo.

E per non urlare morse la sua spalla, forte e compatta mentre lo sentiva esplodere dentro di sè.

E appagati e ansanti si accasciarono sul materasso, aggrappandosi l'uno all'altra quasi timorosi di interrompere l'idillio del loro piccolo mondo privato.

E dentro di sè, Marinette sapeva che mai avrebbe potuto dirgli il nome che lui voleva sentire, perchè nemmeno lei lo conosceva.

Ogni volta che il suo amante le faceva quella domanda, le sue labbra pronunciava senza emettere suono un'unica frase: Je t'aime, mon chat!

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