Capitolo 44

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Epilogo

Wendy

Mi rigiro più di una volta sotto la coperta e mi ci vuole poco per accorgermi che qualcosa manca. Trovare quella posizione giusta per sprofondare in un sonno sereno mi risulta quasi impossibile e a forza di cercarla, mi sposto sempre più in là, verso l'altro lato del letto. Solamente quando non trovo il calore immenso di un corpo apro un occhio e poi un altro per poi accorgermi del vuoto e della luce che filtra dentro la stanza, alzando su di me i sipari di un altro mattino.

"Bryan?" Mormoro con il tono di voce appesantito dal sonno. Nella testa ho ancora il miraggio del sogno che stavo facendo. Uno di quelli piuttosto bizzarri in cui non ricordi l'inizio e non vedrai mai la fine eppure, da quanto posso dedurre, non mi ha permesso di accorgermi prima dell'assenza di mio marito accanto a me. Al mio pigro richiamo non ho alcuna risposta e per quanto vorrei tornare nuovamente a dormire, so già che senza la sua presenza non sarò in grado di chiudere gli occhi, non nella condizione in cui sono in questi ultimi mesi. A malavoglia butto via la coperta come se fosse questo pezzo di stoffa il colpevole del mio provato risveglio e con molta attenzione e uno sforzo che mi costa tutta la poca energia che ho, i miei piedi finalmente toccano il pavimento tiepido e liscio della stanza. Su una sedia poco distante adocchio la mia vestaglia sottile in seta dal colore rosa spento e con un altro sforzo mi metto in piedi. Impreco nuovamente quando indossandola il mio grembo rimane scoperto. Sbuffando con rammarico, faccio un passo indietro per guardarmi nello specchio posizionato nell'angolo della stanza. Essere al settimo mese di gravidanza non è una passeggiata. Non lo è stata nemmeno la prima penso assottigliando gli occhi mentre, con le mani già posizionate sul mio grembo, lo accarezzo con cura, sprofondando dentro un sorriso che si crea inconsciamente sul mio volto. Quella piccola vita dentro di me scalcia all'improvviso e io rido nonostante la sensazione strana a cui non mi sono mai abituata. Portare dentro di sé una nuova vita mi fa sentire sempre come se avessi una forza in grado di scalare le montagne e un amore per cui la stessa parola non lo contiene abbastanza.

Sospirando lascio aperta la vestaglia, andando verso la porta per uscire dalla stanza per cercare Bryan. Arrivata alle scale, gradino dopo gradino sfioro con la vista un'intera vita intrappolata in foto incorniciate e appese al muro in un ordine preciso. Nella prima, una ragazza vestita di bianco mostra un grande sorriso sulle labbra, tenuta in braccio dall'amore della sua vita, nel giorno più bello della loro vita. Sotto i loro piedi la sabbia umida su cui riflette i colori del tramonto alle loro spalle. Un tramonto dipinto con tutte le sfumature del rosso che all'orizzonte colora anche il cielo, l'acqua dell'oceano e le piccole onde di cui ricordo ancora il suono, a cinque anni di distanza da quella sera, ho ancora impresso ogni dettaglio e mi basta chiudere gli occhi per un secondo per rivivere quel momento. 

Un matrimonio sulla spiaggia? Chi l'avrebbe mai detto? 

La seconda foto, messa pochi centimetri più in basso, c'è di nuovo quella ragazza dal sorriso immenso. Al suo fianco, il suo amato labrador, King, tiene fuori la sua lunga lingua mentre aspetta che un ex soldato scatti finalmente quella foto di loro due sulla montagna di Clingmans Dome, dove io e Bryan abbiamo festeggiato il nostro primo anno di matrimonio. Un posto inusuale per festeggiare un tale evento ma non mi pento neanche un secondo della scelta che avevamo fatto. Più giù, un'altra foto illumina quel mattino. è lo scatto di una famiglia al luna park. Io, Bryan, King e Joel, la nostra prima figlia di appena un anno e mezzo. La bambina ha un sorriso luminoso fra le braccia di suo padre che quel giorno ha vinto un gigantesco peluche per lei mentre sua madre ha fatto una figuraccia per colpa del suo labrador che l'ha fatta inciampare pur di seguire il suo istinto per andare a cercare guai verso altri cani. L'ultima foto invece l'ho fatta io un paio di mesi fa. Joel è appoggiata sulle spalle di suo padre con una buffa faccia. Aveva compiuto da poco tre anni in quella foto e non faceva altro che vantarsi di essere abbastanza grande per andare a comprarsi il gelato da sola. Be' quel giorno ha avuto il suo gelato ma Bryan non l'ha lasciata sola nemmeno per un secondo.

La Cerbiatta Innamorata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora